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03/07/2012 11:37 CEST - Rassegna Stampa del 3 Luglio 2012

Fuori tutte le italiane e la regina Sharapova (Clerici, Martucci, Azzolini, Piccardi, Palizzotto), Il tetto della discordia che divide Wimbledon (Semeraro, Tommasi)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Fuori tutte le italiane e la regina Sharapova

Gianni Clerici, la repubblica del 3.07.2012

Come fate voi giornalisti giornata in una giornata cosi?» domanda il mio amico Antonio, che è miracolosamente riuscito a ottenere un biglietto da un bagarino grazie a cento sterline più una bottiglia di Barbera. «I veri columnist, che sono pochissimi, scelgono un match, e lo sviscerano sino alle frattaglie. Gli altri, i reporter, si arrangiano, corrono qui e là, e soprattutto guardano le tv che trasmettono anche le interviste. Un lavoro da agenzia, insomma». E tu, cos'hai fatto? «Volevo vedere le tre Sorelle d'Italia rimaste, ma giocavano contemporaneamente, e ormai sono debole nella corsa». «E allora?». «Allora, io che non posseggo a casa un televisore, mi sono rassegnato alla contemporaneità e alla cronaca. Seduto di fronte a due schermi, ho visto e sofferto. Ma non farmi più domande, sennò non ce la faccio con le mie cinquanta righette». Tra Vinci e Schiavone, la più vicina a un successo è statala Leonessa, e proprio contro la vincitrice dell'anno scorso Petra Kvitova. Una delle ultime a saper giocare sull'erba, fare serve and volley, tagliare, volleare, Francesca è stata avanti un set, 6/4, e, sulla palla del 3-1, ha fallito un facile diritto dal centro. Non so se sia stata questa la ragione psicologica di due successivi doppi errori che hanno riammesso in partita la donnona boema. Da quel momento il match si è riequilibrato, ma nuovamente Leonessa ha smarrito il punto che l'avrebbe ammessa al tie break del secondo. Edwards, un battibecco relativo alla sospensione per l'acquerugio gioia, che il giudice arbitro Jarret, felicemente difeso da una ombrella, non concedeva. Questo ha finito per indispettire la Schiavone, e contribuito al suo crollo finale. Nel frattempo il gioco lungo dell'austriaca Tamira Paszekaveva impedito a Roberta Vinci di avvicinarsi alla rete, e, di conseguenza, il punteggio era stato negativo. Ci rimaneva, delle Sorelle, solamente la più piccina, Camila Giorgi. La sua avversaria, la polacca Radwanska, non è certo giunta ad essere la terza Favorita per insufficiente regolarità. Ho dunque assistito, sempre in tv, a un match in cui Camilina veniva applaudita grazie a un ammirevole winner, e si affrettava a commettere due errori. Ma non evito di pensare che, se non ce la comprano gli israeliani, come sento mormorare, avremo una tennista da Prime Dieci. Esaurite le note sulle italiane, stavo decidendomi a uscire all'aperto, quando mi è balenata davanti l'immagine di una Sharapova che pareva inquadrata al Museo Grevin, tanto era cerea. Contro una tedescotta brava, volonterosa ma non geniale, Sabina Lisicki, Maria è parsa vittima della giornata gelida, proprio lei che viene dalla Siberia. Non ha mai comandato il gioco, è stata più fallosa, ribattendo solo 1/4 dei servizi dell'avversaria nel primo, e 1/3nelsecondo. Come trarsi d'impaccio? Mi rimaneva soltanto il tempo per una rapida occhiata al Centre Court, mentre era in corso la solita laboriosissima e ritardata chiusura del tetto, quello che sta trasformando Wimbledon in un torneo indoor. La chiusura avrebbe consentito a Federer di alleviare i dolori alla schiena, che avevano collaborato alla perdita di un set contro un ex tennista, Xavier Malisse, e di raggiungere un pallido successo. Ritorna Antonio, per chiedermi notizie degli altri incontri. Lo indirizzo al sito ubitennis.com, il più informato in circolazione.

Quanti rimpianti per la Schiavone, Vinci e Giorgi c'è poca gloria

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 3.07.2012

Fuori tutte: Vinci, Schiavone e Giorgi salutano Wimbledon agli ottavi lasciando una nuova spumeggiante scia di record azzurri. Ma per motivi diversi. Robertina Vinci sostiene che il coraggio non viene dall'età, ma dal carattere. Epperò, poi, chissà perché, lei, a 29 anni, proprio al primo ottavo Slam della carriera, praticamente non gioca, proprio davanti all'ostacolo possibile, Tamira Paszek, e cede in due set secchi: 6-2 6-2. E la super-veterana Francesca Schiavone, a 32, al Major numero 48 di fila, da troppo tempo a secco di soddisfazioni importanti, dopo essere scaduta dal numero 4 al 26, non se la sente proprio di andarsene dal campo quando l'erba è troppo bagnata per giocare. No, non ce la fa, nostra signora dello Slam (Roland Garros 2010, e finale 2011), sul 6-4 5-6 e servizio, quando ha in pugno la regina di Wimbledon, Petra Kvitova. E così cede quel game così cruciale e poi crolla di nervi fino al 5-0 e infine 6-1 al terzo. Invece, baby Camila Giorgi s'infila con i propri limiti di gioco e passionalità nella rete di fondocampo di Agnieszka Radwanska con un 6-3 6-2 comunque prevedibile dalla 145 del mondo, promossa dalle qualificazioni contro «la nuova Hingis», 3 della classifica. Che profuma da numero 1, come Azarenka, dopo la caduta della Sharapova. Esaltazione La Leonessa è sfortunata. Per un'ora e mezza blocca sul fondo la mancina ceca, ubriacandola di traiettorie ed effetti. «Io mi preparo per giocare bene ogni volta, ma contro una grande giocatrice è uno stimolo in più, è motivante, se riesci poi addirittura ad esprimerti, ti godi il momento... Sono addolorata perché so come sto giocando, so quanto contava questa partita per me, e stavo disputando una bellissima partita: stavo comandando, la stavo vincendo, mi cercavo i punti e me li andavo a prendere. Era una partita possibile, indipendentemente dall'erba e da Kvitova…… Invece sballa rovescio e dritto, cede il set e il terzo set non lo gioca: «Non so se avessi vinto quel game, se avrei vinto anche il match, anche nel terzo ho avuto chance, se ho perso non è tutta colpa della pioggia. Ci rivediamo ai Giochi» Lacrimo La numero 3 del mondo applaude Camila Giorgi: «Gioca veloce, serve bene, può davvero arrivare al top». La neo numero 92-90 del mondo, esordisce al ballo delle ultime 16, da più giovane debuttante, col vestito di pizzo disegnato da mamma Claudia e lascia Wimbledon con gli occhi rossi di pianto: «Negli spogliatoi papà mi ha detto: "Brava, hai fatto un bel torneo, ma lo sai che potevi vincere, no?". E io gli ho risposto: "Sì, ma ho giocato orribile". Perché è vero: potevo fare molto di più, anche se Radwanska è la numero 3 del mondo, io ho sbagliato troppo. Non vedo l'ora di rientrare a Miami per migliorare delle cose, ma potrò arrivare al top. Il problema non sono state le condizioni difficili, ma la testa». Da qui agli Us Open, dove entrerà di diritto in tabellone, magari troverà uno sponsor d'abbigliamento, tornerà a vivere in Italia e si lascerà anche conoscere meglio. «Non mi piace mettermi in evidenza, ma è bello avere l'attenzione dei media: significa che vinco». Intanto ha dato la disponibilità per la Fed Cup e s'è finalmente avvicinata alla Federtennis italiana. Fugando i pettegolezzi di chi la voleva presto sotto la bandiera d'Israele, che avevano meravigliato persino Sergio, papà-allenatore-sponsor-manager-tutto. Forse perché il libro preferito che Camila cita sulla bibbia del tennis è «Il diario di Anna Frank»?

Camila, lacrime di forza

Daniele Azzolini, tuttosport del 3.07.2012

Camila non piange in pubblico. Lo fa dopo, da sola, in un angolo dello spogliatoio, al riparo dagli sguardi di questo cirro che sta imparando a conoscere e del quale non dà l'impressione di fidarsi. Piange di rabbia, non di delusione, e per quanto il confine fra i due impulsi sia esile, essendo due parti di un unico sentimento, in lei prevale l'irritazione sul disinganno, e insieme una voglia sorda e dolorosa come un mal di denti di cancellare ciò che è stato, il prima possibile. Non sono stata così brava come avrei dovuto essere, è la frase che ripete più spesso, quando i lucciconi si sono asciugati e resta solo un lampo di rosso intorno agli occhi a ricordare che i suoi ottavi sull'erba si sono persi fra le mille ribattute della Radwanaka, specialista nel mischiare le carte, nell'imbrattare la tela di un match che Camila si sforzava di costruire su linee diritte e logiche. Il mondo di Camila Giorgi oggi è così, prendere o lasciare. Non vi sono tonalità morbide, nel suo spettro di colori, ma tutto è un contrasto di opposti. Nero o bianco, male o bene, filosofeggiando, lo yin e lo yang in forma tennistica. Se vinci è bene, se perdi è male: per quanto banale, è il precetto che ha tenuto in vita fior di campioni. Lo diventerà? Wimbledon vale la Scala, e pochi possono permettersi di emettere il primo vagito su un palcoscenico così. Chi vi è La robbia di Camila: «Dovevo giocane meglio, sulla tre quarti e alla volée. Era un match da vincere» riuscito ha poi trovato il modo di far parlare di sé. La Sharapova diciassettenne che vinse sull'erba il primo Slam, Federer che cancellò al quinto set il giardiniere Sampras. Camila, in scala minore, ha realizzato un'impresa che il tennis italiano non aveva mai osato tentare. All'appuntamento con la Radwanaka l'hanno condotta sei match, qualificazioni comprese, e tutti Camila li ha interpretati in prima persona, convinta che il tennis vada affrontato di corsa, sempre davanti alle altre. Oggi non vi è riuscita. -Dovevo giocare meglio, sulla tre quarti e alla volée non sono stata brava. Era un match da vincere.. Poche affronterebbero la numero tre dell'altra metà del tennis con convinzioni tanto solide. Fosse stata più tenera la vita, chissà... FORMAZIONE Ma gli anni dell'apprendistato si sono rivelati duri, e da quelli Camila ha imparato. Le infinite migrazioni familiari (Milano, Como, Torino, Barcellona, Valencia, oggi Miami), la scomparsa della sorella maggiore, Antonella, studentessa a Parigi. La risposta di Camila è stata l'unica che potesse sostenerla: lottare sempre, resistere comunque, mai perdere di vista l'obiettivo. Diventerò numero uno, un giorno. Sul resto, non c'è tempo da perdere. Manca uno sponsor? I vestiti continuerà a farglieli la mamma. Glieli disegna, poi li fa confezionare a Miami. Ieri ne aveva uno con tre svolazzi di trine, che sarebbe troppo costoso da mettere in produzione anche per una major del settore. I soldi sono stati un problema, ma papà Sergio è riuscita a farla giocare inventando la figura degli amici-sponsor. Uno era qui, Andrews, accompagnatore ufficiale, grandi baffi e giacca blu con tre giri di nastro giallo sulla manica, da ammiraglio. Ma Wimbledon finirà per rivelarsi la porta d'accesso al futuro. Entrerò nelle prime cento, credo al novantaduesimo posto., dice lei, e sarò in tabellone nei prossimi Slam, a cominciare dagli Us Open. La delegazione italiana s'è fatta viva, per conoscere le sue intenzioni circa la Fed Cup. Camila sarà presto un prezioso ricambio, e più avanti una sicura titolare. Papà Sergio ha risposto con uno dei suoi sorrisi da joker, sotto i capelli da impenitente rocchettaro: Certo, Camila ne sarà felice e fiera. Resta in attesa di sapere quanto le daranno, dato che -niente si fa per niente. Gli ottavi sono stati, insieme, il record e l'ultimo atto della campagna italiana sull'erba. Ma non vi è sconforto, se non per la giornata che ha inumidito tutto di pioggia. Le tre azzurre han- no perso con chi, in queste condizioni, sa essere migliore di loro. La Kvitova della Schiavone, malgrado per un set e tre game Francesca abbia avuto il match a portata di racchetta. Lavava portata la nostrmis ttJé1 mancina sparatutto aveva' abboccato. Ma giocare sulle variazioni, alla lunga, stanca la testa, e quando il momenll è arrivato. Francesca è usci di scena, mentre quella era ancora lì che falciava l'erba con colpi da trebbiatrice. E anche Tamira Paszek, l'austriaca di origini indistinte (il padre è un tanzaniano cresciuto in Canada, la mamma una cilena finita in Austria, e come si siano incontrati non chiedetelo a noi), anche lei, che ha il fisico atletico di una massaia poco attenta alla linea, è apparsa migliore di una Vinci forse giunta a saturazione con la conquista del tanto inseguito ottavo di finale. Poco male, il torneo italiano sull'erba qui finisce. Ne usciamo con la promessa di una giocatrice in più. Camila dopo Sarita, è la generazione degli italiani diventati tennisti all'estero, a Miami, a Valencia. Italiani non di scuola italiana, che di fatto non c'è. Ma pazienza. Almeno per un po', il ricambio non dovrebbe essere un problema.

Eliminate negli ottavi le azzurre

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 3.07.2012

Eravamo la nazione più rappresentata negli ottavi e adesso non ci siamo più, spazzati via gli urlacci di Francesca Schiavone nonostante la verve ritrovata, il delizioso vestitino retrò a balze di Camila Giorgi, la grinta sudista di Roberta Vinci, passano ai quarti una ceca (Kvitova), una polacca (Radwanska) e un'austriaca (Paszek), e non è una barzelletta. Non c'è più Italia, dentro il verde verdissimo di Wimbledon, in un lunedì invernale di pioggia ed erba come ghiaccio (la leonessa si è lungamente lamentata dell'impraticabilità del campo con il giudice arbitro Fiona Edwards, senza ottenere, elementare Watson, nulla) svaniscono le ambizioni del nostro gineceo rinnovato, a casa Sara Errani e Flavia Pennetta, era stata un'argentina di Macerata, Camila Giorgi (papà di Buenos Aires e mamma italiana), il cui valore economico risulta enormemente accresciuto dallo Slam in cui è entrata da qualificata ed è uscita da top 100, il sorriso inedito delle nostre donne che, comunque vada, non tradiscono mai. Perde Maria Sharapova (6-4, 6-3 dalla tedesca Lisicki), reginetta spuntata, e Enfant prodigo. «Esco più addolorata che arrabbiata ma tornerò per i Giochi» dice la regina di Parigi 2010 pagata, di Parigi, che da lunedì non sarà più numero uno (Azarenka o Radwanska l'erede). Perde la Schiavone che era stata a due punti dal match con la campionessa uscente (6-4, 5-6, 4o-4o), la numero 4 del mondo Petra Kvitova, prima che una pioggerellina molto londinese annacquasse il sogno di replicare i quarti del 2oog. Fermata dieci minuti in campo, sotto l'ombrello, in attesa che spiovesse, la Franci ha perso l'abbrivio («Avrebbero dovuto mandarci negli spogliatoi ma alla fine è colpa mia, con l'esperienza avrei dovuto gestire meglio la situazione...»), il set (7-5) e il match (6-i il terzo), finendo «più addolorata che arrabbiata, perché stavo comandando, prendendomi i punti come piace a me e vincendo». Il torneo olimpico, che si giocherà a Wimbledon, darà nuova linfa a lei e alla Vinci, caduta sotto il peso del pronostico più favorevole, perché l'austriaca Tamira Paszek non sembrava un'avversaria così netta come il punteggio (6-2 6-2) con cui ha travolto l'azzurra. «Dovevo salire io di livello, non ce l'ho fatta» dice Roberta che ora può concentrarsi sul doppio con la Errani per bissare sull'erba, magari, La rivelazione Camila torna a Miami: «Ho giocato un tennis orribile però mi sento sulla strada giusta» il bel titolo del Roland Garros. E infine Camila, new entry e new economy del nostro tennis in rosa, il giro del mondo prima di sbocciare a Wimbledon, l'oriunda dal gran potenziale, l'insoddisfazione fatta persona nonostante un torneo, comunque, strepitoso: «Sì, è vero, la Radwanska è numero 3 del ranking, però io ho giocato un tennis orribile». Non può che crescere, Ca-mila, che oggi tornerà a Miami in vista dell'estate sul veloce americano, sotto l'ala della Federtennis che l'ha scoperta (insieme a noi) in Church Road, a meno che papà Sergio, il primo e unico allenatore della figlia, pigmalione e factotum, intraprendente e volitivo, non decida di spostarla altrove. Mai un'italiana era arrivata negli ottavi di finale di Wimbledon partendo dalle qualificazioni (a 21 anni, inoltre, Camila è la più giovane). Prima dei 30 errori gratuiti con la polacca (6-2, 6-3), sei partite senza perdere nemmeno un set. Poi un lungo pianto negli spogliatoi: «Sono stati giorni fantastici, ora sento di essere sulla strada giusta: voglio migliorare il mio tennis e salire in classifica». Auguri. A noi rimangono Federer, e le fragole con la panna.

Ecatombe italiana

Daniele Palizzotto, il tempo del 3.07.2012

L'ennesimo ammirevole record dell'Italtennis in gonnella si è dissolto in un grigio e piovoso lunedì londinese: tre azzurre in ottavi, impresa mai realizzata sull'erba di Wimbledon, nessuna purtroppo nei quarti. Francesca Schiavone, Roberta Vinci e la giovane Ca-mila Giorgi non ce l'hanno fatta e all'improvviso - dopo un inizio terrificante (5 vittorie e 10 sconfitte al primo turno) e una ripresa incoraggiante - l'Italia è sparita dalla 126a edizione dei Championships. Davvero un peccato, perché dopo una stagione a dir poco complicata la Schiavone sembrava aver trovato una buona condizione proprio sulla mal digerita erba dell'All England Club. Certo l'avversaria della milanese - la campionessa in carica Petra Kvitova- era proibitiva, almeno sulla carta. Eppure sul campo la Schiavone - precipitata al 26 posto del ranking- ha creato grossi grattacapi alla ceca variando molto il gioco. Purtroppo, però, dopo aver vinto il primo set e conquistato un break all'inizio del secondo, la milanese ha restituito la cortesia a suon di doppi falli (alla fine addirittura 13), finendo per cedere il parziale in volata dopo una breve sosta per pioggia e poi crollare fino al 4-6 7-5 6-1. Poche emozioni e nessuna speranza, invece, per Vinci e Giorgi. Se però l'esperta tarantina ha sprecato una buona occasione contro la giovane ma discontinua austriaca Tamira Paszek, peraltro in ottima giornata, finendo per cedere nettamente (6-2 6-2), nulla si può rimproverare allo 20enne di Macerata sconfitta 6-2 6-3 dalla Radwanska. Anche contro la numero 3 mondiale la Giorgi ha dimostrato grande coraggio e personalità, mettendo a segno ben 28 vincenti ma pagando i troppi errori, tra cui 10 doppi falli (addirittura tre nel game finale). E così l'Italtennis è sparita da Wimbledon, almeno per ciò che riguarda il singolare (nel doppio femminile abbiamo due coppie agli ottavi, Errani-Vinci e Pennetta-Schiavone, mentre tra gli uomini Bracciali è già ai quarti in coppia con l'austriaco Knowle). Ma l'erba dell'All England Club è risultata indigesta anche alla Clijsters (6-1 6-1 dalla Kerber) ealla numero uno Maria Sharapova, sconfitta 6-4 6-3 dalla Lisicki e già sicura di perdere il primato in classifica (in lizza ci sono Radwanska e Azarenka). Per la seconda volta consecutiva Serena Williams si è invece salvata in volata (6-1 2-6 7-5 alla Shvedova), ma ora è attesa dal difficile test contro la Kvitova. Gli altri quarti femminili, in campo oggi (diretta Sky dalle 14), sono Lisicki-Kerber, Radwanska-Kirilenko e Azarenka-Paszek…

Il tetto della discordia che divide Wimbledon

Stefano Semeraro, la stampa del 3.07.2012


La domanda è: Wimbledon è ancora un torneo all'aperto o si avvia a diventare il primo Slam indoor del tennis? Sul regolamento del torneo, alla voce «tetto», la prima norma recita: «I Championships sono un evento che si svolge all'aperto, e con la luce del giorno». Una specifica che si è resa necessaria tre anni fa, quando per la prima volta il «roof» è diventato operativo sul Centre Court. Già durante il primo anno, funestato (dal punto di vista degli organizzatori) da un clima secchissimo, un paio di volte il rotolone di plastica traslucida da 1000 tonnellate era stato steso con motivazioni poco trasparenti. Per averlo, del resto, l'All England Club ha investito 100 milioni di sterline: lasciarlo inutilizzato causa siccità dopo 140 anni di schiavitù alla pioggia, ne converrete, sarebbe una beffa. Quest'anno il protocollo è - apparentemente - più chiaro e prevede che il tetto possa essere chiuso non solo in caso di pioggia, ma anche per scarsa visibilità. Una chance che in realtà sta provocando incertezza e mugugni. Già una settimana fa, al crepuscolo, l'interruzione di quaranta minuti necessaria a chiudere la capote aveva mandato su tutte le furie Nadal, che alle 10 di sera, su un campo indoor e illuminato artificialmente, aveva finito per perdere contro il miracolato Roso!. Venerdì invece il Centre Court è rimasto chiuso tutto il giorno solo perché si temeva l'arrivo (mai avvenuto) della pioggia, mentre sugli altri campi si è giocato. I retroscenisti hanno iniziato a sospettare un complotto ai danni della regolarità del torneo architettato dalle tv per evitare interruzioni e per introdurre sessioni serali mascherate sdoganando un Wimbledon eretico. Fra i permalosissimi residenti del quartiere che ospita il Club - e che costringono il torneo alla sosta della domenica di mezzo - pare inoltre che già circoli una pepatissima petizione di protesta. Sempre sul regolamento, infatti, è scritto che i match non si posso- no protrarre comunque oltre le 23, mentre sabato, per concedere a Murray di chiudere il match con Baghdatis, il limite orario è stato sforato (due minuti). Ci fosse stato un non british in campo, ci si è chiesto, avrebbe ottenuto la stessa deroga dal notoriamente poco elastico Committee? Forse turbato dalle polemiche ieri il giudice arbitro del torneo Andrew Jarrett ha esitato a lungo, nonostante una fastidiosa pioggerella che ha interrotto più volte il gioco, prima di azionare il tapparellone attorno all'ora del tè. A Francesca Schiavone, imbufalita perché sullo scivoloso campo 3 la giudice di sedia ha tentennato a lungo prima di sospendere (temporaneamente) il match con la Kvitova, ieri un ombrello sarebbe stato graditissimo. Roger Federer invece, nonostante un mezzo colpo della strega rimediato all'inizio con Malisse, resta un fan del Wimbledon vecchio stile, tutto interruzioni e teloni. «Sono contento che il tetto sia rimasto aperto - ha detto Roger - nessuno di noi vuole giocare indoor tutto il tempo. Le interruzioni possono diventare uno stress, e al pubblico fa piacere assistere a un match completo piuttosto che aspettare sotto l'acqua. Ma anche questo fa parte del fascino di Wimbledon. Il tetto andrebbe chiuso solo quando piove davvero forte». Che le sue illuminate parole possano soccorrere i confusi membri del Committee. Giorgi, Schiavone e Vinci ko Wimbledon amaro per l'Italia che ha perso le ultime tre rappresentanti. Fuori anche Maria Sharapova che perderà il n.1.

II tetto non evita le polemiche

Rino Tommasi, la gazzetta dello sport del 3.07.2012

Il tetto, finalmente installato, dopo molte incertezze e anche qualche polemica, sul Centrale di Wimbledon, avrebbe dovuto risolvere i problemi spesso provocati dalla pioggia, che in Inghilterra non è proprio un'eccezione. In qualche occasione però è successo che il tetto questi problemi anziché risolverli li ha creati o complicati. Intanto richiede circa 35-40 minuti per essere installato, determinando delle interruzioni che disturbano il gioco e sono spesso motivo di discussione tra i giocatori e il giudice arbitro. L'altra sera ad esempio il giudice arbitro aveva stabilito che in ogni caso l'incontro tra Andy Murray e Marcos Baghdatis avrebbe dovuto essere sospeso alle 23. E' successo che c'è stato uno sforamento di due minuti ma non ci sono stati problemi perché i due giocatori con molta sportività hanno risolto tra loro il problema. Ieri era in programma una giornata molto delicata che prevedeva l'allineamento ai quarti dei due tabelloni del singolare con lo svolgimento di otto incontri del singolare maschile ed altrettanti del singolare femminile. Non sono mancate le sorprese con l'eliminazione di due teste di serie importanti come la Sharapova (n. 1) e la Stosur (n. 5). Insieme alle sorprese però anche la promozione ai quarti di cinque delle prime otto teste di serie e di sette delle prime 16, con la sola eccezione dell'austriaca Paszek, unica qualificata ai quarti non compresa nel seeding.

 


 

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