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05/07/2012 20:20 CEST - Wimbledon

Rullo Radwanska Prima finale!

TENNIS – Aga soffre solo nei primi game la Kerber. Sotto 1-3, cambia marcia e chiude 6-3 6-4. Sarà il suo debutto in una finale Slam (seconda polacca di sempre dopo la Jedrzejowska). Piccolo malore in conferenza stampa. Da Wimbledon, Alberto Giorni

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Il trionfo dell’intelligenza tattica sulla potenza, del tocco sulla forza bruta. Agnieszka Radwanska approda con pieno merito in finale a Wimbledon superando più nettamente del previsto Angelique Kerber, con un severo 6-3 6-4 in appena un’ora e dieci minuti di gioco.

Era una sorta di derby, dal momento che i genitori della tedesca sono polacchi, ma “Aga” non ha avuto pietà. La Kerber ha provato a fare di più la partita, ma ha pagato dazio (alla fine chiude con 26 colpi vincenti e 14 errori, mentre Agnieszka ha limitato al massimo gli errori, 6, con 20 vincenti).

Alla vigilia si pensava che la Kerber potesse prevalere, sia perché pareva più in forma, sia perché aveva già giocato una semifinale Slam, a differenza della sua avversaria. E l’inizio del match pareva confermare questa sensazione.

La tedesca parte sparata e domina i primi game. Con le sue rotazioni mancine mette in grande difficoltà la Radwanska, costretta a fare il tergicristallo e a spendersi in inutili rincorse. Arriva così il break al terzo game, con la polacca che mette in corridoio una palla corta; la Kerber poi allunga sul 3-1.

Da questo momento cambia il match. Angelique continua il suo “corri e tira” da fondocampo, senza più la necessaria precisione. La Radwanska finalmente entra in partita e a poco a poco diventa protagonista. Con un sapiente uso del back di rovescio, manda spesso fuori giri la rivale, mettendola in difficoltà con continue variazioni. La polacca ottiene così il 3-3 e sul 4-3 conquista un altro break, dopo un dritto in rete della Kerber. E al momento di servire per il set, Aga non trema: anzi, sigilla il 6-3 con un ace.

La Kerber non riesce più a esprimersi come a inizio match. Le redini sono saldamente in mano alla polacca che porta a casa il break sul 2-2, sfruttando un rovescio in rete della tedesca. Che potrebbe rientrare in partita nel game successivo, ma manca una buona occasione mettendo in rete la risposta sulla palla break. E Agnieszka non si fa pregare: sul 5-4 40-15, le basta il primo matchpoint. Con un potente dritto chiude in conti e può già pensare a sabato, il giorno della sua prima finale Slam nel tempio di Wimbledon.

In conferenza stampa, mentre stava rispondendo a una domanda sulla possibilità di diventare n°1 del mondo, la Radwanska si è sentita poco bene. Ha iniziato a tossire con una certa insistenza e il moderatore è stato costretto a interrompere le domande: comunque niente di cui preoccuparsi. 

Agnieszka è la seconda polacca a raggiungere la finale di uno Slam dopo la pioniera Jadwiga Jedrzejowska. Spesso chiamata “Ja-Ja” per l’obiettiva difficoltà di pronunciare il suo cognome, è nata a Cracovia come Agnieszka.

Ha giocato tre finali in un major, ma ha sempre finito per perdere: a Wimbledon 1937 (62 26 75 da Dorothy Round), agli Us Championships 1937 (64 62 da Anita Lizana) e al Roland Garros 1939 (63 86 da Simone Mathieu). Ma proprio in coppia con Mathieu riesce a vincere il titolo in doppio in quella stessa edizione del torneo sconfiggendo in finale 75 75 Alice Florian e Hella Kovac.

In doppio è stata finalista in altre due occasioni in un major: al Roland Garros 1936 (in coppia con Susan Noel, sono state sconfitte da Mathieu e Billie Yorke 26 64 64) e agli Us Championships 1938 (con Mathieu si sono arrese a Alice Marble e Sarah Palfrey Cooke 68 64 63).

Dopo aver subito un doppio 6-0 nella finale di doppio misto degli Open di Francia del 1947, giocata con Christian Caralulis e persa contro Eric Sturgess e Sheila Summers, a 44 anni ha raggiunto I quarti nel torneo di doppio femminile al Rolan Garros del 1957.

Secondo Wallis Myers, storica firma del Daily Telegraph dei primi anni del Novecento, e John Oliff del Daily Mail, è stata tra le prime dieci del mondo tra il 1936 e il 1939 (non sono state stilate le classifiche negli anni della Seconda guerra mondiale) ed è arrivata al numero 3 nel 1937.

Francois Lacaze, ricercatore nell’ambito della tecnica del tennis che cura il sito Tennis Recherche, ricorda, citando due illustrazioni prese da due numeri della rivista “Tennis et Golf”, come il colpo migliore della polacca fosse il dritto, che giocava con una presa western e impattando la palla davanti al corpo “con una perfetta ripartizione dello sforzo con il braccio, l’avambraccio e il polso”. Caratteristica tipica, commenta Lacaze, dei grandi dritti d’attacco di ogni epoca.

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