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09/07/2012 14:07 CEST - Wimbledon

Roger VII King of Wimbledon e n.1

TENNIS - Murray ha avuto paura nei momenti che potevano decidere il match, su almeno due delle 4 pallebreak sciupate nel secondo set. Federer principesco al rientro in campo e sotto il tetto. Da Wimbledon Ubaldo Scanagatta

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Dall’inviato
Ubaldo Scanagatta
WIMBLEDON _ Due fenomeni di classe pura, di talento smisurato. Più di trent’anni ma non li dimostrano. E non hanno risentito di due anni a digiuno di Slam e di momenti anche parecchio sfortunati, sul campo e fuori.

Come Serena Williams anche Roger Federer. Due tennisti over 30 hanno vinto The Championships per l’ennesima volta, per la quinta Serena, per la settima Roger Federer.

E nel secondo caso il computer rende giustizia al grandissimo campione svizzero che a questo punto non solo eguaglia Sampras per il numero dei titoli qui all’All England Club, ma anche come numero di settimane da leader n.1, 286, con la certezza di superarlo nelle prossime, dopo averlo staccato già a suo tempo anche nel numero complessivo degli Slam vinti che ora sono 17 contro i 14 di Sampras (e di Serena…).

Federer non perdeva un match indoor da Parigi Bercy 2010, quando si era arreso in semifinale a Monfils dopo aver mancato di convertire 5 matchpoints.

E oggi, dopo aver corso seri rischi nel secondo set, nel quale Murray ha avuto 4 pallebreak, due sul 2 pari e altre due sul 4 pari (in particolare la prima delle due sul 4 pari è stato un regalo con la risposta di rovescio su una seconda di servizio tutt’altro che irresistibile di Roger) che avrebbero potuto dare una svolta decisiva al match, quando Roger ha pareggiato invece il conto dei set, e soprattutto quando la pioggia ha interrotto il match per 39 minuti e i due protagonisti del primo duello inedito sull’erba sono rientrati sotto il tetto del centre court, personalmente ho avuto la netta sensazione che Federer avrebbe conquistato ancora il suo giardino.

Murray secondo me ha avuto un po’ di braccino nei momenti decisivi del secondo set, perché altrimenti avrebbe potuto stare avanti due set a zero.

E’ stato incredibile l’equilibrio in tutti i primi games: i primi sei games hanno richiesto 50 punti (20 più di quanti ne avevano giocati Federer e Djokovic negli scarnissimi primi sei games della loro semifinale) e sono durati 32 minuti.

All’inizio Federer doveva registrare il dritto però, n sbagliava tanti, troppi. E soprattutto Roger non era sufficientemente aggressivo sui secondi servizi di Murray. Si limitava a rispondere con lo slice di rovescio, anziché aggirare quelle battute più lente (intorno ai 140/150 km orari) e aggredirle con il dritto come avrebbe fatto invece in tutta la seconda parte del match, quella giocata indoor. Il premier Cameron, e le due sorelle Middleton applaudivano convinte il loro compatriota, mentre Federer steccava anche qualche palla di troppo.

Vinto il primo set Murray ha avuto sul 2 pari e pallabreak un facile passante di rovescio che non ha tirato con sufficiente convinzione e coraggio.

Sospetto che possa essere anche una questione di esperienza. Federer giocava la sua ottava finale, ne aveva persa una sola e soltanto per 9-7 al quinto con Nadal in quella che è stata forse la migliore finale dell’ultimo decennio, mentre Andy giocava la prima con un sacco di tensioni addosso, tutto il centre court o quasi che tifava per lui, e difatti il pianto che non ha saputo trattenere al momento del discorso postmatch era rivelatore delle emozioni che deve aver provato. Era il primo britannico in finale dopo 74 anni, non poteva non sentirsi addosso un’enorme pressione.

Ed ha avuto la sfortuna di imbattersi in un Federer ancora grandissimo, nonostante i quasi 31 anni. Un Federer che non ha sbagliato quasi nulla a rete ma che ha vinto la partta soprattutto con un colpo difficilissimo da giocare, lo slice lungolinea. Con quello costringeva Murray a giocare un dritto non d’incontro (come predilige), non naturale. Era costretto a rallentare quei dritti, Andy, e dall’altra parte Roger _ che già se li aspettava più lenti _ girava attorno alla palla e affondava dall’altra parte, sul rovescio di Murray, il suo formidabile dritto anomalo.

Avrà fatto 20 punti così, Roger. E non c’era Lendl o altri che potessero dare a Murray una chiave diversa per opporsi alla strategia vincente dello svizzero. Preciso come un chirurgo nel tirare quelle rasioate di rovescio. Qui pochi che giocano ancora il rovescio ad una mano, sanno come è maledettamente più semplice giocare il rovescio incrociato rispetto a quello lungolinea quando lo si vuol tirare con il taglio sotto la palla.

Federer ha fatto, in maniera straordinaria, il contrario di quello che fanno abitualmente i giocatori con il rovescio ad una mano: giocava, dopo una prima risposta magari incrociata di contenimento, questi rovesci lungolinea che sfioravano sempre la rete e schizzavano via, soprattutto quando l’erba era più umida, per via del tetto che faceva effetto serra.

E invece quando rispondeva sui punti pari era capace di rispondere, se Murray sevriva al centro sulla T del rettangolo di servizio, invece con il rovescio coperto. Ancora sul dritto di Murray, impedendogli di spostarsi subito sul suo lato sinistro, da dove non sbaglia quasi mai i rovesci e tira meglio anche i dritti.

Insomma, partita perfetta dal secondo set in poi. Non so se studiata a tavolino con Annacone _ un coach che ha visto vincere Sampras per la settima volta e ora anche Federer per la settima: mica male come curriculum! _ o se venuta naturale a sua Maestà Roger VII.  Il modo in cui Federer ha vinto il secondo set, gli ultimi due punti, sono da cineteca del tennis. Meglio di così non si può giocare. Nemmeno in Paradiso. E Wimbledon è e resta il Paradiso del tennis, anche se quest’anno ha piovuto come non mai e bisogna ringraziare i 105 milioni di euro investiti per il tetto, perché altrimenti questo torneo sarebbe finito …quando inizierà quello olimpico. E non so come avrebbe fatto Jack Seaward, il capo giardiniere, a sostituire l’erba.

Dicevo all’inizio: i campioni sono Roger e Serena, due vecchietti che non hanno perso la memoria di come si fa a vincere i grandi tornei anche se nel caso di Roger erano due anni e mezzo che non vinceva più uno Slam (“Ma avevo giocato bene sia a Parigi lo scorso anno sia all’US open….se avessi battuto Djokovic forse sarei tornato n.1 del mondo prima, dopo i risultati che avevo fatto a fine stagione e all’inizio dell’anno; sono stato anche un po’ sfortunato penso…”) e Serena l’ultimo lo aveva vinto proprio qua.

L’ultima accoppiata di ultratrentenni a Wimbledon era stata quella del 1975, Arthur Ashe e Billie Jean King. Che però dopo non vinsero più. Invece, a questo punto, io non credo che si possa dire che Serena Williams non potranno più vincere Wimbledon. Il modo autorevole, autorevolissimo, con il quale si sono imposti quest’anno fa pensare, intanto, che al prossimo Wimbledon olimpico i favoriti n.1 saranno proprio loro due.

Roger non aveva mai incontrato né Djokovic né Murray sull’erba e guarda caso li ha battuti entrambi, e senza nemmenpo arrivare al quinto set. Gliene sono bastati quattro. Tutto il resto sono discorsi. Il terzo si è praticamente deciso sul 3-2 per Federer, con Murray al servizio dopo quel lunghissimo game di 20 minuti e 26 punti, alla sesta pallabreak utile. Lì Roger avev alternatoto cose stupende a errori evitabili. Murray si era difeso come un vero Braveheart, nome che sarebbe stato inflazionato nei titoli domani se avesse vinto.
Penso che Federer sia stato sincero quando ha detto sul campo: “Sono sicuro che Andy vincerà uno Slam prima o poi”. Poi in conferenza stampa ha anche corretto: “Ne vincerà diversi…”. Io la penso come lui. Non ci fosse stato questo grande Federer _ che i bookmakers davano solo come terzo favorito, 4-1 all’inizio del torneo, e difatti avevo consigliato alcuni amici di puntare su lui…_ Murray avrebbe quasi certamente vinto il suo primo Slam e il suo primo Wimbledon.

“Ho giocato meglio in questa finale che in tutte le altre…ho vinto un set e potevo vincere anche il secondo” ha detto Andy.

Federer che vince il suo torneo n.75 raggiungerà e supererà certamente McEnroe, 77 successi, ma molto difficilmente arriverà ai 94 di Lendl. Ci fossero più tornei sull’erba… Gli sarà certamente impossibile eguagliare i 109 di Connors, che però vinceva anche tornei di modesti spessore. Rispetto a Connors, campione a Wimbledon nell’82 quando aveva quasi 30 anni, Roger ha vinto con qualche mese di anzianità in più. Arthur Ashe invece vinse qui nel ’75 a una settimana dal suo 32mo compleanno. Ken Rosewall vinse l’Australian Open a 37 anni e a 35 anni l’US Open, ma erano altri tempi. Lo spagnolo Gimeno vinse il Roland Garros ’72 a 34 anni e 10 mesi, e Agassi vinse l’Australian Open a 32 anni e 8 mesi.

Ma mi piace ricordare soprattutto Ken Rosewall: aveva una classe infinita. Giocava senza fare fatica, una fluidità straordinaria. In questo Roger Federer, e non solo per il rovescio ad una mano e quegli slices mortiferi, incrociati come lungolinea, lo ricorda moltissimo. Spero che gli sia di buon augurio per una carriera altrettanto longeva. Quando smetterà di giocare sarà una gran perdita per il tennis e per lo spettacolo.

Federer b Murray 4-6 7-5 6-3 6-4

 

Ubaldo Scanagatta

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