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12/07/2012 12:10 CEST - LA PRESENTAZIONE

Ubaldo parla di
110 campionissimi

TENNIS - A Palazzo Brancaccio a Roma, Ubaldo ha presentato con il patrocinio del Credito Sportivo e alla presenza di molte autorità suo doppio libro (256 pagine) “50 anni di Credito Sportivo, Mezzo Secolo di Campioni (1957-2011)". Redazione

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Verrà presentato stasera, alla presenza del ministro dello Sport Piero Gnudi, nella splendida cornice di Palazzo Brancaccio a Roma il libro di Ubaldo Scanagatta, “50 anni di Credito Sportivo, Mezzo Secolo di Campioni”, 1957-2011, realizzato in collaborazione con l’Istituto per il Credito Sportivo, con l’abituale partner delle sue fatiche letterarie Luca Marianantoni, con l’aggiunta di Alessandro Mastroluca e Monique Filippella per il coordinamento che, insieme ai collaboratori di Ubitennis.com, si è reso necessario per le ricerche storiche, bibliografiche e iconografiche (con le foto del celebre Vito Liverani e OmegaFotoCronache).

La serata sarà presentata dalla giornalista televisiva Paola Saluzzi. Mancano pochissimi giorni all’inizio dei Giochi della XXX Olimpiade di Londra e l’Istituto per il Credito Sportivo, che vive di sport e dei suoi valori, ha deciso di festeggiare questo prestigioso evento promuovendo un’iniziativa di sport e solidarietà insieme.

Questo il testo dell’invito spedito alle autorità politiche e sportive del Paese, da parte dell’Istituto del Credito Sportivo, con la firma dei suoi due Commissari, Marcello Clarich e Paolo D’Alessio:

“Mentre ci proiettiamo verso Londra, guardiamo oltremanica con l’Italia nel cuore, senza dimenticare le popolazioni ferite dal terremoto.

Per questa ragione, in occasione della presentazione della prestigiosa opera di Ubaldo Scanagatta “50 anni di Credito Sportivo - mezzo secolo di campioni” che racconta le persone e gli avvenimenti che hanno fatto la storia e reso grande lo sport italiano dal 1957 fino ai giorni nostri, invitiamo tutti i grandi protagonisti dello sport olimpico di ieri e di oggi che hanno scaldato i cuori di milioni di tifosi ad unirsi a tutte le personalità del mondo sportivo e non solo in una grande serata di solidarietà per stare vicino a chi ha perso tutto ed ha bisogno di aiuto.

“Un aiuto da campioni “ è infatti il titolo di questa speciale iniziativa che si svolgerà mercoledì 11 luglio alle ore 19.00 nella splendida cornice del Palazzo Brancaccio, situato sulle antiche mura romane del Colle Oppio, con la quale l’Ics si fa promotore di una raccolta fondi per le popolazioni colpite dal terremoto che da fine maggio ha sconvolto l’Emilia Romagna, il Veneto e la Lombardia…Una giornata speciale all’insegna del cuore, dello sport e della cultura.

L’opera è divisa in due volumi, il primo comprende riferimenti biografici, profili e foto di due campioni per ciascun anno dal 1957 al 1982, il secondo dal 1983 al 2011 per un totale di 110 atleti. Spesso i campioni tratteggiati sono stati grandi rivali: Coppi e Bartali, Pietrangeli e Gardini, Rivera e Mazzola, Gimondi e Adorni, Di Biasi e Cagnotto, Benvenuti e Mazzinghi, Zoff e Albertosi, Riva e Boninsegna, Thoeni e Gros, Panatta e Barazzutti, Schiavone e Pennetta, Vezzali e Trillini, Pantani e Ballerini, Bettini e Ballan, Rossi e Biaggi, Totti e Del Piero, Belmondo e Di Centa, Cannavaro e Buffon, Pellegrini e Filippi, Moser, Argentin e Saronni, rivali speciali come i fratelli D’Inzeo e i fratelli Mangiarotti, ma anche campioni contemporanei di specialità diverse (Cova e Panetta, Rosolino e Fioravanti, Tomba e Ghedina, Compagnoni e Kostner, Zoeggeler e un’altra Kostner) o epoche diverse della stessa disciplina, Berruti e Mennea, Chechi e Cassina…"

 

Questa è la presentazione del secondo volume scritta da Ubaldo Scanagatta:

Mezzo Secolo di Grandi Campioni

per 110 Storie di Sport da Raccontare

di Ubaldo Scanagatta

Centodieci campioni, centodieci storie che avrebbero potuto facilmente dar vita a centodieci libri. Non è un’esagerazione. Scorrete l’indice e ve ne renderete conto. Copre, dal 1957 al 2011, un arco di cinquantacinque anni, qualcosina più di quel mezzo secolo di campioni che è titolo simbolico di quest’opera.

Ciascuno dei personaggi descritti e raffigurati in questi due volumetti di 256 pagine complessive ha contribuito a far scrivere colonne su colonne di piombo (quando ancora usava), ha fatto riempire pagine e pagine di giornali (spesso le prime) e scattare centinaia, addirittura migliaia di foto. Ciascuno di loro è stato immortalato da una quantità innumerevole, di filmati, video, audio, pagine Web.

Suonerebbe certo come un paradosso affermare che sarebbe stato più semplice scrivere 110 libri, però in molti casi l’impegno di sintetizzare in quattro paginette la grande carriera di due veri campioni si è rivelata una piccola sofferenza.

Perché magari quel campione, un Moser, un Maldini, una Vezzali, un Rosolino, una Idem, uno Zoeggeler, sono stati sulla cresta dell’onda, anzi sui podi di tutto il mondo e con qualche trofeo in mano, per dieci, quindici, anche vent’anni. Non una, due, dieci, venti, cento gare. Ma vite intere. Vite nel cui dipanarsi si sarebbero potuti rievocare capitoli infiniti di vittorie e sconfitte, trionfi e disastri di Kiplinghiana memoria, gioie immense, delusioni profonde, sia pur per lo più solitamente riscattate: non sarebbero campioni altrimenti. Ma si sono vissute anche storie con un’ultima pagina drammatica, tragica. Il “Pirata” Pantani, il “Capitano” Scirea, il “Ballero” Ballerini…

“Scusa se ho scritto troppo a lungo, ma non avevo abbastanza tempo” scrisse, per diventare uno dei suoi più celebri aforismi, il grande Voltaire, a significar che lo sforzo di una sintesi efficace richiede molto più tempo che non un torrente di parole. Un’attenta selezione degli argomenti cui dare priorità è più impegnativa di un elenco infinito che non distingue.

Uno dei tanti criteri di scelta qui adottati è stato quello di inserire il maggior numero possibile di quegli atleti che, in questi 55 anni, sono stati prescelti quali portabandiera dello sport italiano alle Olimpiadi, estive ed invernali.

Non a caso nei due volumi potete rileggere profili e gesta di Edoardo Mangiarotti (recentemente scomparso) che lo fu a Melbourne 1956, di Raimondo d’Inzeo che lo era stato a Città del Messico 1968, di Abdon Pamich a Monaco 1972 e, via via, Klaus Di Biasi a Montreal 1976, (a Mosca 1980, a seguito dell’invasione russa in Afghanistan, 60 Paesi boicottarono i Giochi, l’Italia scelse di non partecipare alla sfilata), Sara Simeoni a Los Angeles 1984, Pietro Mennea a Seul 1988, Giuseppe Abbagnale a Barcellona 1992, Giovanna Trillini ad Atlanta 1996, Jury Chechi a Sydney 2000, Antonio Rossi a Pechino 2008, Valentina Vezzali a Londra 2012. E per le Olimpiadi invernali ecco Alberto Tomba portabandiera ad Albertville 1992, Deborah Compagnoni a Lillehammer 1994, Isolde Kostner a Salt Lake City 2002, Carolina Kostner a Torino 2006.

Ho fatto un torto a De Martino (1960 Tokyo), la Wassensteiner (1998 Nagano), Myers (2004 Pechino), Giorgio Di Centa (Vancouver 2010) portabandiera anch’essi. Non so se questa mini-citazione mi varrà il loro perdono, ma loro lo sono stati in anni in cui i “competitors” che ho sentito di dover privilegiare sono stati nomi altrettanto importanti: per il 1960 Livio Berruti e Adolfo Consolini, per il 1998 Marco Pantani e Franco Ballerini con le loro tragiche storie finali, per il 2004 Valentina Vezzali e Stefano Baldini, mentre per il 2010 non si poteva non intitolare l’anno alla prima donna italiana capace di trionfare in uno Slam, Francesca Schiavone, e alla prima top-ten azzurra della racchetta. Il mio sport prediletto, oltretutto. E poi di Di Centa nel libro (Manuela nel 1994) ce n’era già uno!

E’ stato un impegno anche ricco di dubbi: sottolineare più i risultati, e quali quando qualcuno ne ha avuti tantissimi?, o il lato umano del campione? Puntare più il canovaccio di un profilo, di una storia, su quell’anno in particolare, per il quale proprio su quel campione e non su un altro, è caduta la scelta di Luca Marianantoni e mia, o piuttosto ripercorrere in maniera più equilibrata tutta una carriera? Comportarsi più o meno allo stesso modo per tutti i campioni, per tutti gli anni, seguendo una falsariga o puntare invece su una trattazione meno schematica, meno organizzata, ma più spontanea e diretta?

“Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola. Soltanto gli imbecilli sono sicuri di ciò che dicono” scrisse ancora Voltaire.

Insomma non sono state sempre scelte facili. Diverse volte il “secondo” personaggio avrebbe potuto meritare di essere il primo, in certi anni alcuni campioni di altre discipline avrebbero meritato una priorità che se concessa avrebbe però portato ad una eccessiva presenza di alcuni sport a danno di altri. Sono state fatte, quindi, anche scelte…politiche, nel senso buono del termine.

Come riequilibrare nel secondo volume rispetto al primo che aveva inevitabilmente patito la mancanza di… materia prima, le presenze femminili con quelle maschili,.

Nel primo avevano salvato la sparuta rappresentanza del sesso debole, che poi debole sappiamo non essere affatto, soltanto Antonella Ragno, Novella Calligaris e Sara Simeoni. Nel secondo, man mano che il pianeta donna si è progressivamente affermato nello sport italiano, le cose sono cambiate: sedici campionesse internazionali di prima grandezza appaiono in questo volume, un numero significativo. In alcune discipline in particolare, tennis e scherma fra questi, le donne italiane hanno ultimanente preso il deciso sopravvento sull’altro sesso.

Raccontando le gesta di questi 110 campioni, è stato inevitabile sfiorare le storie di almeno altrettanti sportivi di successo, di loro avversari, rivali o amici, di allenatori, direttori sportivi e in molti casi perfino di loro familiari, imbattendosi in figli, fratelli (e papà) d’arte, i Maldini, i Rossi, i Baresi simboli di Inter e Milan, i Meneghin, i Riva.

Nel primo volume le vicende dei campioni che avevano caratterizzato gli anni 1957-1982 avevano interessato più o meno direttamente 17 discipline sportive, ciclismo, scherma, tennis, atletica, bob, sci e sci di fondo, pallanuoto, calcio, pugilato, sci, equitazione, motociclismo, automobilismo, rugby, pallavolo, canottaggio.

Nel secondo volume queste sono ancora diciassette: a quelle già trattate nel primo, si sono aggiunti vela, lotta, slittino, ginnastica, canoa e pattinaggio.

Insomma nelle 256 pagine complessive dei due volumi, sono stati ventitre gli sport con un loro spazio, attraverso i profili dei loro campioni, e cioè di personaggi capaci di uscire da un ambito nazionale per affermarsi a livello mondiale, olimpico o almeno europeo. Non pochi, direi.

Campioni fuor da ogni confine autarchico, quindi. Questa linea di demarcazione mi ha consentito di poter eliminare _ fra tante dolorose esclusioni fra le quali vorrei citare anche due grandi rivali non umani, Tornese e Crevalcore _ anche alcuni bluff sportivi della nostra civiltà dell’immagine, vale a dire presunti campioni-campionesse che in realtà al di fuori dall’Italia, non hanno mai vinto granchè, ma sono riusciti a crearsi attraverso mille passaggi televisivi nazionali, un’aurea immeritata di grandissimi, quando francamente tali non erano.

Alla fine ci si accorge, quando si è scritto un libro, di aver fatto scelte comunque soggettive e forse ingiuste, di aver privilegiato alcune situazioni sacrificandone altre. Avevo detto, nella presentazione del primo volume, che scrivere un libro è sempre un atto di presunzione. Confermo, Ma spero che gli sportivi me lo perdonino, perché è stato comunque un gesto d’amore. Per lo sport che ha contrassegnato tutta la mia vita. Come quella di quest’Istituto per il Credito Sportivo che per lo sviluppo delle sport ha fatto senz’altro molto più di me, in tutti gli angoli d’Italia. E anche questo libro ne è, nel suo piccolo, concreta dimostrazione."

Redazione

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