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15/07/2012 19:31 CEST - Personaggi

Hall of Fame 2012, il discorso di Jennifer Capriati

Traduzione di Alessandro Mastroluca

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SELES
E' straordinario essere qui di nuovo alla Tennis Hall of Fame, nella bella Newport, per ritrovare chi come me è nella Hall of Fame e i fan che tutti gli anni vengono a supportare questo torneo.
E' anche un giorno importante, un giorno di gioia perché siamo qui riuniti per celebrare i nuovi che entrano a far parte della Hall of Fame, tra cui la mia amica Jennifer Capriati.
Jennifer e io siamo cresciute insieme. Eravamo due teenager catapultate in un mondo adulto, il tour, dove i riflettori erano così luminosi e le aspettative intensissime.
Abbiamo combattuto molte volte in campo, ma allo stesso tempo abbiamo costruito un rapporto. Abbiamo condiviso un legame, una grande ammirazione e soprattutto rispetto reciproco.
Era impossibile non rispettare Jennifer. Dal momento che è arrivata nel tour, a 13 anni, era una forza. Alla fine del suo primo anno, era diventata la più giovane di sempre a entrare in top-10, chiudendo la stagione da numero 18 a 14 anni. Con il suo successo e la sua personalità estroversa, è diventata presto la fidanzatina d'America. Ma la fidanzatina d'America sapeva tirare forte. Mi sono trovata spesso dall'altra parte della rete e non era affatto divertente. Ma una volta mi sono trovata anche dalla stessa parte della rete, quando a Roma abbiamo vinto il nostro unico titolo in doppio. Guardando indietro, Jennifer, vorrei che avessimo giocato di più insieme.
Così giovane, Jennifer era già talmente abile da regalare al suo Paese un oro olimpico a 16 anni, nel 1992. Ma non è nei primi anni che ha raggiunto i suoi maggiori successi. E' stato anni dopo, una volta vinte sfide difficili dentro e fuori dal campo, che ha mostrato che vera campionessa è.
Dopo un ritorno che ha fatto epoca, avrebbe vinto tutti i suoi tre titoli dello Slam e sarebbe diventata numero 1 del mondo. Mostra tutta la sua forza di volontà in un giorno soffocante, a Melbourne nel 2002, quando si trova sotto di un set e 0-4 nel secondo contro un'altra grande campionessa come Martina Hingis, ma annulla quattro match point e vince il suo ultimo titolo dello Slam.
Per quanto potenti fossero i suoi colpi, il suo spirito combattivo era la sua arma migliora. Non importa quali ostacoli, quali sfide ci fossero sulla sua strada, Jennifer lottava, lottava e lottava.
Più dei suoi incredibili record, più che il gioco potente che l'ha aiutata a farsi strada, è questa la sua eredità maggiore, che più di ogni altra le ha fatto guadagnare ammiratori e titoli. Oggi guadagna un posto nell'International Tennis Hall of Fame.
Signore e signori, Jennifer Capriati.

CAPRIATI
Sapevo che sarebbe successo (piange). Nessuno mi aveva detto che la parte più dura sarebbe stata trattenere le lacrime.
Per prima cosa devo dire, benvenuti a tutti. Questo posto è magnifico. Non ci potrebbe essere una cornice migliore per ospitare un evento così prestigioso. Sono davvero felice di essere qui.
Monica, grazie di cuore per essere qui oggi. E' stata una presentazione splendida. Sei un'amica, una grande campionessa, che mi ha ispirata come rivale, come avversaria in campo. Ti ho sempre ammirata per la dua incrollabile determinazione, il tuo spirito, il tuo carattere come persona. Sei un esempio di classe e sono onorata di essere presentata da te e di essere ora nella Hall of Fame come te.

SELES
Grazie.

CAPRIATI
E' appropriato che siamo qui insieme oggi. Ci sono molte analogie nelle nostre vite. Beh, tu hai vinto molto più di me (ride). Entrambe abbiamo iniziato giovani, eravamo "bambine prodigio". Abbiamo affrontato sfide dure in campo e fuori. Siamo arrivate ai vertici sotto grandissime pressioni e grandissime aspettative, non una ma due volte.
Penso che nessuno dimenticherà mai quella semifinale degli Us Open 1991, che alcuni considerano uno dei migliori match di sempre. Io so che è una delle migliori partite che abbia giocato. Il tennis tornerà a vedere due teenagers che si danno battaglia colpendo da fondo senza sosta con tale potenza, con tale precisione e forza mentale, punto dopo punto? Credetemi, nemmeno essere dall'altra parte di quelle "cannonate" è stato così divertente. Non solo siamo diventate campionesse, ma credo che abbiamo avuto una parte fondamentale nel trasformare il tennis in quello che è oggi.
C'è un legame sotteso che avrò sempre con te. Abbiamo lottato duro una contro l'altra, ma guarda dove siamo adesso. E' un momento meraviglioso, nelle nostre vite di tenniste si è chiuso un cerchio e siamo di nuovo insieme con un enorme rispetto, ognuna accanto all'altra ancora, anche adesso che è tutto finito. Perciò, grazie, sei davvero una campionessa.
Voglio anche fare i miei complimenti agli altri che oggi entrano nella Hall of Fame. E' un'onore dividere il palco con voi. Tutti voi meritate questo riconoscimento, ciascuno ha un viaggio e una storia intensa qui con sé.
Guga, è appropriato che ci ritroviamo a condividere un altro straordinario momento nel tennis. Entrambi abbiamo vinto il Roland Garros nel 2001 lasciando il cuore sul campo, e tu l'hai letteramente disegnato sulla terra rossa. Non abbiamo mai vinto Wimbledon, ma in fondo qui siamo sull'erba, non conta in un certo senso? (ride)
Non posso credere che questo giorno sia arrivato, non ero sicura se sarei mai riuscita a rimettere piede sul campo centrale. Sono passati otto lunghi anni. Non avrei mai pensato che avrei avuto l'opportunità di tornare in un luogo in cui ho passato tutta la vita, dove sono cresciuta, dove mi sono trasformata e dove sono diventata quella che sono.
Ho passato la vita a giocare a tennis o a sentire la mancanza di giocare a tennis. E' umiliante e gratificante, e mi rende incredibilmente orgogliosa di essere qui oggi a celebrare questo momento con voi.
Quando ho ricevuto la telefonata dalla Hall of Fame per la nomina, le lacrime e le emozioni erano travolgenti. Ho lasciato il tennis prima di quando volessi, perciò non sono riuscita a farlo con i miei tempi. Non sono riuscita a ringraziare tutti quelli che avevano avuto un impatto positivo sulla mia vita.
Sapevo che questo riconoscimento mi avrebbe dato l'opportunità di ringraziare queste persone, coloro che mi hanno aiutato, che mi hanno voluto bene, che hanno creduto in me, che mi hanno supportata, che mi hanno ispirata. Sapevo che avrei avuto la possibilità di pagare un tributo a uno sport che amo e a cui non smetto mai di pensare.
Sapevo che avrei potuto ricordare quello che il sangue, il sudore, le lacrime, la determinazione mi hanno portato, di ricordare chi sono, di far sentire la mia voce, la mia vera voce.
E' davvero difficile descrivere tutti i momenti e le esperienze eccezionali che ho vissuto in 36 anni, che pure sembrano solo pochi attimi. Sognavo di diventare una tennista già da bambina. Sognavo di essere la migliore. Devo dire che ho realizzato tutti i miei sogni e molto di più. Anche se la mia vita ha preso qualche deviazione imprevista, sono riuscita a superare le difficoltà, a vincere tornei dello Slam e una medaglia d'oro, a diventare la numero 1 del mondo e ad essere qui sul podio dell'International Hall of Fame.
Non avrei mai pensato di raggiungere questo traguardo. Sto seguendo le orme delle autentiche leggende di questo sport, campioni che erano i miei idoli quando crescevo, che ho guardato e con cui ho avuto il privilegio di giocare. Sì, è cambiato molto da quando ero una ragazzina che giocava a Holiday Park con mr.Evert e mio papà. Quando non sapevo come contare i punti e se non veniva mr.Evert a dirmelo non capivo nemmeno quando avevo vinto. I miei piedi nemmeno toccavano terra ai cambi campo e ancora non toccavano quando il mio viaggio è iniziato.
Il tennis è tutta una questione di tempismo, e quanto è impeccabile, perfetto, il tempismo di questo momento, dal fatto che Monica sia qui, a Guga, alle Olimpiadi sempre più vicine e al mio ricordo dell'oro del 1992. Quello è stato uno dei momenti migliori della mia vita, giocare per la mia nazione e vincere l'oro, sconfiggere un'altra campionessa come Steffi Graf, anche lei entrata nella Hall of Fame.
Il tempismo di questo momento mi tocca molto nel profondo a livello personale. Il tennis mi ha dato tanto e mi ha costretta ad affrontare molte sfide, da molti punti di vista. Mi ha dato grandi gioie, in campo e fuori, e grandi dolori, in campo e fuori. Ma mi ha insegnato cosa voglia dire superare la paura. Mi ha insegnato cosa significhino il lavoro duro, la dedizione. Mi ha insegnato cosa vuol dire amare se stessi. Mi ha insegnato cosa possano portare l'accettazione e il perdono.
Non è stato sempre facile, e sto ancora imparando. La transizione e le cose che ho dovuto accettare sono state tra le più difficili, ho dovuto lavorare moltissimo per lasciarmi alle spalle il tennis e accettare che non ci sarebbero stati altri ritorni. Ma non ho bisogno di stare su un campo da tennis per essere parte di questo sport. Non ho bisogno di essere su un campo da tennis per ricordarmi chi sono. Il tennis è sempre nel mio cuore.
Questo momento arriva in un momento cruciale. Un momento di cui avevo bisogno per abbracciare, per accettare, per amare davvero, per gioire di tutto quello che ha incapsulato la mia vita. Non sono andata via dal tennis perché volevo, mi sono fermata perché dovevo.
Mi piacerebbe usare questo momento per esprimere quanto abbia lottato duro per rientrare. Tutti questi anni a combattere gli infortuni, accettare il fatto che probabilmente non sarei tornata alle competizioni sono stati una grande battaglia. Ho lavorato duro in campo nella mia carriera e ho lavorato forse ancora più duro per tornare. Perciò questo momento è così incredibile, su molti livelli, perché per me è un ritorno allo sport che amo.
Ringrazio la mia famiglia, i miei amici, coach, preparatori, avversari per avermi appoggiata, per aver sempre creduto in me. Ringrazio quelli che sono qui oggi e quelli che non ci sono.
Ringrazio il signor Evert, Rick Macy, Tommy Thompson, Gully, Harold Solomon, Karen Burnett. Ce ne sono così tanti che dovrei ringraziare, voi sapete a chi mi riferisco. Ringrazio quelli che sono qui in spirito, il mio amico Darren, i miei nonni, mia nonna. Mi ricordo quanto ti piaceva vedermi giocare, e quanta gioia ti dava negli ultimi anni della tua vita; sapere di averti fatta divertire mi ha dato molta più gioia.
La mia famiglia. E' stato un viaggio straordinario per tutti noi. So che tutti noi abbiamo fatto del nostro meglio come famiglia. L'amore e il supporto non sono mai mancati. Tutti i membri della mia famiglia avevano i loro importanti ruoli. In questo momento voglio davvero ringraziare mio padre per avermi insegnato tutto quello che so e per avermi dato le basi del mio tennis. Sapeva come insegnarmi nella maniera migliore perché io comprendessi e mi fidassi di lui. Mi ha insegnato molto anche della vita fuori dal campo. Mi ha insegnato cos'è l'amore senza condizioni, cosa vuol dire esserci sempre. Ha un cuore d'oro, e ti ringrazio, papà, per essere come sei.
Lo stesso per mia madre. Mamma, sapevi sempre come mantenere tutto bello per me.
A mio fratello dico, ti sei davvero realizzato e sono così orgogliosa. Stai facendo grandi cose. Grazie a tutti per il supporto e per i sacrifici. Vi voglio bene.
Ringrazio i miei amici, quelli che sono qui, Iva Majoli, un'altra grande campionessa con cui ho condiviso tanti bei momenti. Ma non c'è bisogno che li raccontiamo qui (ride). Una campionessa che io considero una delle mie migliori amiche. Così come Molly Nye. Grazie a tutte e due per essere qui.
A chi non c'è, e sapete a chi sto parlando, grazie a tutti per esserci sempre stati nella buona e nella cattiva sorte. Tutti ricordiamo che periodo straordinario è stato. In conclusione, ringrazio la Hall of Fame per avermi dato questo onore. Grazie a chi mi ha votato. E, ultimo ma non ultimo, grazie ai fan.

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Ti vogliamo bene.

CAPRIATI
Vi voglio bene anch'io. Siete sempre stati con me in tutta la mia carriera e avete creduto sempre in me. Avete sempre saputo che davo il 100% ogni volta che scendevo in campo. Posso solo sperare che la prossima fase della mia vita sarà altrettanto appagante come questa.
Il tennis mi ha permesso di esprimermi, di mostrare la determinazione che avevo, e soprattutto di fare quello che per me contava di più, ispirare e toccare le vite degli altri. Non rimpiango nemmeno un momento della mia vita. E' andato tutto come doveva.
Questa non è una fine, ma una riflessione. E' una transizione e un nuovo inizio. Un nuovo inizio che mi permetterà di usare tutto quello che ho ottenuto dentro e fuori dal campo per ispirare e aiutare tutti a credere in se stessi, ad amare se stessi e a essere sinceri con se stessi. Grazie a tutti.

Traduzione di Alessandro Mastroluca

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