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19/07/2012 14:58 CEST - Personaggi

I migliori anni di Nasty il ribelle

TENNIS - Il 19 luglio Ilie Nastase compie 66 anni. Riviviamo i grandi momenti su cui si basa la fama di Nasty il ribelle. "Il pubblico paga il biglietto. Ha diritto allo show" diceva. E raramente li ha delusi. Alessandro Mastroluca

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Quando è nato, ha raccontato sua madre, il cielo non era azzurro. Era giallo, come mai prima. Ha chiama quel figlio venuto al mondo nel segno dell’eccezionalità Ilie, l’equivalente di Elia, il santo che fa scendere il fuoco dal cielo e siede alla destra di Dio.

Lui, primo atleta che dalla Cortina di Ferro riesce ad avere un impatto davvero globale, il fuoco lo accende con una racchetta. “Il pubblico pagava il biglietto. Aveva diritto allo show”. Lo show di Ilie Nastase.

I primi anni sotto il regime
Ilie nasce a Bucarest nel 1946, sesto figlio di una guardia giurata della banca nazionale e di una casalinga arrivati in Romania dalla Moldavia. L’istituto per cui lavora papà Gheorghe assegna alla famiglia una casa nell’area dei campi da tennis reali, in quello che il regime comunista ha appena ribattezzato Tennis Club Progresul. Il piccolo Ilie sembra gradire più il calcio all’inizio. È suo fratello Costantin ad avviarlo alla racchetta.

A diciassette anni Ilie si arruola nell’esercito, ma in sostanza si limiterà a partecipare a qualche parata e a qualche foto in divisa. Privilegi che pagherà anni dopo, quando invano si candiderà a sindaco di Bucarest e verrà accusato di essere stato un amico di Ceausescu e un informatore della polizia segreta.

Nel 1959 vince il titolo nazionale juniores a Cluj, città universitaria che negli ultimi anni è arrivata ai vertici del calcio rumeno grazie a Maurizio Trombetta, attuale collaboratore di Guidolin all’Udinese, che l’ha portata a vincere lo scudetto e la Coppa di Romania e a battere la Roma al debutto in Champions League.

Debutta in Davis nel 1966 contro la Francia: perde sia i due singolari sia il doppio con Ion Tiriac, l’uomo che gli segnerà il destino. “Non è possibile parlare di Nastase senza parlare di Tiriac, come di Patroclo senza Achille” scrive Gianni Clerici. “Tiriac, atleta di forza e resistenza belluine, campione di tennis si improvvisa. Di quel ragazzino che gioca solo a mezzi lob, tocchetti e rincorse, Tiriac si improvvisa coach, fratello maggiore, manager. “Se Tiriac usa la sua racchetta come la clava di un cavernicolo, Nastase pare Aramis”. Nel 1970 vince il suo primo torneo importante, a Roma. Due anni dopo Aramis diventa Nasty. 

La stagione di Nasty
"E' una certezza basilare: bad è sempre stato meglio di good. Nella cattiveria c'è più sostanza, più tecnica, più stile, più rumore, colore, gusto, più immaginazione, più passione, più varietà, più di qualunque altra cosa possiate nominare". Inizia così il ritratto che nel 1972 Curry Kirkpatrick gli ha dedicato, su Sports Illustrated.

La stagione simbolo di Nasty comincia a gennaio, alla Royal Halbert Hall, nella semifinale del Masters contro lo statunitense Clark Graebner. Nastase mette a segno un vincente con l’aiuto del nastro, ma secondo il giudice si sedia una raccattapalle sarebbe entrata in campo e avrebbe raccolto la pallina troppo presto. Fa rigiocare il punto. Nastase grida “No, punto mio” ma la chiamata resta. Al cambio campo inizia il solito show. Ma una volta tornati in campo, Graebner fa avvicinare Nastase, salta la rete, lo prende per la maglia e gli dice, secondo il racconto del rumeno, “Finiscila o ti spacco la testa. Non mi farai quello che hai fatto a Richey l’anno scorso al Roland Garros”: allora veva imposto all’arbitro di chiamarlo Signor Nastase e aveva insultato l’avversario definendolo un “animale”.

Nastase non vincerà più un game con Graebner, la raccattapalle è terrorizzata, il giudice di sedia si dimentica perfino il punteggio. Ma a fine set, 6-3 Graebner, Nastase all’improvviso lascia il campo dicendo di sentirsi minacciato. Il 1972 è l’anno della finale persa a Wimbledon contro Stan Smith e dell’incredibile finale di Davis nella Bucarest blindata per il terrore degli attentati di Settembre Nero, la sigla terroristica che già aveva devastato i Giochi di Monaco.

L’edizione 1972 è la prima con il nuovo formato, senza il Challenge Round: un’innovazione introdotta soprattutto grazie a Tiriac. Si gioca al Tennis Club Progresul, dove Nastase è di casa in tutti i sensi, e tocca proprio a Nasty giocare il primo singolare, che perderà da Stan Smith. Nel secondo match Tom Gorman si porta in vantaggio di due set su Tiriac. Le chiamate casalinghe si sprecano, Arthur Ashe è sconvolto. Alla fine, lo spingono alla rimonta: 46 36 64 63 62. In coppia con l’amico Tiriac, Nastase non riesce a fermare Smith e Van Dillen. Ma il climax arriva durante il match fra Tiriac e Smith, quando un raccattapalle si improvvisa massaggiatore per aiutare Tiriac vittima di un crampo.

Nel 1975 si fa squalificare a Bournemouth, nei quarti contro il francese Proisy. Fa freddo, si fa prestare i guanti da uno spettatore dopo averli invano chiesti a un giudice di linea, poi protesta perché l’arbitro gli chiama fuori uno smash nel decimo gioco del primo set. “Quanto whisky hai bevuto per arrivare fin lì?” gli chiede. Dopo un minuto è squalificato.

Al Masters, a Stoccolma, continua a insultare Ashe, già presidente dell’ATP, che in vantaggio 16 75 41 abbandona per protesta mentre l’arbitro Horst Klosterkemper meditava di squalificare Nastase. Solo Nasty avrebbe potuto partecipare a quella che sembrava una partita con due sconfitti, anche se il giorno dopo la vittoria verrà assegnata a Ashe. Solo Nastase, che vincerà quell’edizione lasciando cinque game in finale a Borg, poteva chiamare Ashe “Negroni” e razzisti i sudafricani.

Ma gli spettacoli più eclatanti li riserva per il pubblico che forse più di ogni altro vuole lo show, per i newyorchesi che hanno odiato e poi amato il suo amico poi nemico Connors e idolatrato McEnroe. Nel 1976, a Forest Hills, affronta al secondo turno il modesto tedesco Hans Pohmann che nel terzo set chiama per tre volte l’intervento del medico per crampi. Dopo l’ultima, sul 5-3 per il rumeno, Pohmann annulla quattro match point. Nastase vince il set al tiebreak e porta a casa il match. Ma negli spogliatoi insegue il tedesco e lo accusa di essersi comportato da nazista.

Tre anni dopo, il guitto ha ormai 33 anni. Gli Us Open si sono spostati a Flushing Meadows. E il secondo turno tra Nasty e McEnroe promette spettacolo. “La stampa aveva montato la partita come si fa negli incontri di pugilato. E il pubblico ottenne proprio quello che si aspettava” scrive Nastase nella sua autobiografia.

Per due set scorre tutto tranquillo. Ma nel terzo il pubblico continua a fare rumore e Nasty protesta facendo quasi più rumore di loro. Su una palla break fa perdere tempo a McEnroe e il giudice di sedia Frank Hammond gli assegna un punto di penalità. Sul 3-1 nel quarto, la scena si ripete: Hammond applica il regolamento e dà il game a McEnroe.

Il pubblico va fuori di testa. “John ci mise del suo e a quel punto cominciammo a dare i numeri tutti e due” ricorda ancora Nastase. “La partita piombò nel caos. Per diciassette minuti, con le lattine, i bicchieri di carta, le cartacce e perfino le bottiglie che piovevano sul campo, con la polizia che era arrivata per contenere un’eventuale sommossa, io che non la smettevo di urlare, John che non era da meno, la folla se la prese con Frank e Frank perse completamente il controllo della situazione”.

Hammond ordina a Nastase di riprendere il gioco, ma Nasty non vuole. L’arbitro allora lo squalifica e il pubblico, che si sente defraudato dello show, non la prende certo bene. Il direttore del torneo prende allora una decisione eccezionale: sostituisce il giudice di sedia con Mike Blanchard, il giudice arbitro, cancella la squalifica e fa terminare la partita. McEnroe vincerà quel match e il suo primo Us Open. A fine match, Nastase si avvicina a SuperBrat e con suo grande stupore lo invita a cena.

Le ultime recite
Gioca la sua finale a Bologna, nel 1981. Il direttore del torneo è Cino Marchese che già sul nostro blog ha raccontato le vicissitudini di quel torneo. Lo blocca mentre sta prendendo un aereo da Heathrow per Israele, dove era iscritto a un torneo, grazie all’aiuto del caposcalo della El Al all’aeroporto londinese.

Il torneo si gioca indoor, nel palazzetto che ospita le partite di basket della Virtus che, la domenica della finale, si rifiuta di giocare di sera. Di conseguenza, la sfida per il titolo viene riprogrammata di mattina e Nastase si presenta in campo, davanti al sindaco e alla giunta presenti in tribuna, in pigiama, ciabatte e cuffia da notte. Perde da Sandy Mayer e vorrebbe ripresentarsi con la stessa tenuta alla premiazione, ma Marchese lo convince a desistere.

Nastase, però, non può chiudere così. Al Roland Garros 1983 affronta al primo turno lo svedese Thomas Hogstedt. Conduce senza problemi, ma a un certo punto chiede al giudice di sedia di chiamare il supervisor Jacques Dorfmann che ha l’ufficio vicino al campo 1 e per questo programma sempre lì gli incontri di Nastase.
“Hogstedt ha fatto un lob” gli spiega il giudice di sedia, “Nastase ha lanciato la racchetta, ha colpito la pallina che è rimbalzata nella metà campo di Hogstedt”. “Non hai dato il punto a Nastase?” domanda Dorfmann. “No!”.
Arrivato in campo, il supervisor si rivolge a Nasty: “Sono 25 anni che giochi a tennis, dovresti sapere che non puoi fare punto se non tieni la racchetta in mano”. “Sì, lo so” gli risponde Nastase, “volevo solo metterti al corrente che ero riuscito a fare un colpo talmente incredibile”. Anche il supervisor aveva diritto allo show.

Alessandro Mastroluca

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