HOMEPAGE > > "L'oro di Atlanta fu ultraterreno".

23/07/2012 12:20 CEST - L'INTERVISTA

"L'oro di Atlanta
fu ultraterreno"

TENNIS - Ai microfoni della CNN (e sulle pagine di Tennis Space), Agassi e la Graf ricordano le rispettive vittorie dell'oro olimpico. Particolarmente emozionato il Kid, che sottolinea come "fu un’esperienza ultraterrena". Traduzione di Riccardo Nuziale

| | condividi

Per leggere l'intervista in lingua originale e forma integrale, clicca qui.



Patrick Snell: Entrambi avete vinto così tanto. 30 Slam in totale…che ruolo ha la medaglia d’oro rispetto a tutti questi Slam?

Steffi Graf: Per me fu più grande di uno Slam, più speciale. Stare sul podio, sentire il tuo inno nazionale e avere la medaglia attorno al collo, vedere gli altri atleti che ti applaudono. È una sensazione differente, decisamente unica e assolutamente più speciale.

Andre Agassi: Penso metta la tua vita, il tuo duro lavoro, la tua professione, tutto quanto nella prospettiva di tutti questi incredibili atleti che dedicano le loro vite per quel preciso momento. Abbiamo un sacco di opportunità come professionisti di scendere in campo e riscattarci, e quattro volte l’anno abbiamo la possibilità di raggiungere la vetta del nostro sport. Beh, le Olimpiadi…ogni quattro anni hai una possibilità e se hai una carriera che ti permette di avere la possibilità di giocarle due volte, significa che hai una carriera dannatamente speciale.

PS: Steffi, torniamo al 1988. Seul, Corea del Sud. Quando ci ripensi, quali sono i tuoi pensieri ora?

SG: Pensieri meravigliosi, ricordi meravigliosi…lasciammo Francoforte in aereo con un sacco di atleti. Sono cresciuta ammirando l’atletica. Era uno degli sport che si guardava un sacco in tv e io lo amavo. C’erano a bordo molti contendenti di atletica e per me fu una sensazione incredibile, un modo di far parte delle Olimpiadi. Rimasi al villaggio per qualche giorno, poi questo divenne troppo fracassone e rumoroso e dovetti spostarmi in hotel, ma solo l’averne fatto esperienza, l’essere stata con tutti gli altri, fu straordinario.

PS: (rivolto ad Agassi) Permettimi di riportarti alle Olimpiadi di Atlanta 96. Cosa ti ricordi di quel tragitto verso l’oro?

AA: Anch’io ricordo il successo, l’essere in finale contro lo spagnolo Sergi Bruguera. Ricordo il caldo, com’era la situazione lì ad Atlanta, 102 gradi (quasi 39 Celsius, ndt) con un’umidità pazzesca, subito dopo un acquazzone. Ricordo come ringraziavo la preparazione fisica per sopportare tutto ciò. Poi ricordo l’essere su quel podio e ricordo la sensazione di averlo visto un sacco di volte negli anni, cosa può sentire qualcuno quando ha quella medaglia d’oro attorno al collo. Le lacrime scesero dai miei occhi con mio padre tra il pubblico…mio padre che partecipò ai Giochi come pugile, quindi ho sentito tutto ciò a più livelli.

PS: Hai menzionato tuo padre e la sua esperienza olimpica. Quanto è stato speciale averlo lì in quell’occasione?

AA: Fu davvero una grande cosa per me, perché il tennis è uno sport così solitario ed essere in grado di giocare per qualcun altro, per qualcos’altro, per qualcosa più grande di te ma comunque in relazione con te, è un grande senso di soddisfazione…e per me giocare per il mio Paese e, ancor più importante, giocare per realizzare ciò che mio padre aveva sperato e che non era riuscito a realizzare nella sua esperienza olimpica…sentivo che stavo giocando per qualcosa più grande di me e l’avere lui lì era parte di questo.

PS: Tornando al momento del podio…fu quando ti trovasti là sopra, ad ascoltare l’inno nazionale, fu allora che si realizzò il tuo sogno di ragazzo?

AA: Fu un’esperienza ultraterrena. Quando ero un ragazzino il tennis non era disciplina olimpica, ma fu una delle tante cose che mio padre ha predetto della mia vita, che il tennis sarebbe entrato a far parte delle Olimpiadi e che io avrei vinto la medaglia d’oro. Quindi essere su quel podio fu un mio sogno di ragazzo sotto molto aspetti. Ricordo tuttora lo stare là, sul gradino della medaglia d’oro, una delle poche volte in cui sono stato effettivamente più alto dei miei avversari! La medaglia attorno al mio collo, l’inno nazionale, i miei occhi bagnati di lacrime…un’esperienza ultraterrena, surreale.

PS: E nessuna pressione da papà che ti ha spronato?

AA: Beh, penso che la paura possa essere una grande motivatrice!

PS: Questo è il mio primo viaggio a Las Vegas e mi sta piacendo. Tu sei nato e cresciuto qui, i tuoi figli stanno crescendo qui. Quanto è speciale per te questo posto, Andre?

AA: Beh, se ti piace già ora che sei appena arrivato, resta in zona! Amo vivere qui.

SG: È più importante con chi sei rispetto a dove sei. Sapere di avere qui mia mamma, mio fratello e i suoi figli, così come avere la mia famiglia e la famiglia di Andre vicino a noi; sapere che nei weekend, anche ieri sera in cui abbiamo fatto una grigliata, ci sono tutti i ragazzi insieme, tutti i cugini insieme, è davvero molto confortante ed è qualcosa che consideriamo importante.

PS: C’è qualcosa attorno al tuo collo, Andre.

AA: Dice “Papi spacca”.

PS: Penso di poter indovinare chi l’ha fatto, ma parlamene.

AA: Mio figlio l’ha fatto per me quando aveva circa quattro anni e mezzo. Non l’ho mai tolto in sei anni.

SG: Si leggono a malapena le lettere.

PS: La mamma ha qualcosa di simile?

SG: Io ricevo un sacco di abbracci!

PS: Parlateci un po’ dei vostri ragazzi, come sono?

AA: Incredibili, in salute, forti…

SG: Hanno un sacco di interessi diversi, sono molto attivi. Ci tengono sempre sull’attenti!

Riccardo Nuziale

comments powered by Disqus
Ultimi commenti
Blog: Servizi vincenti
Partnership

 

Ubi TV

I punti migliori di Federer a Wimbledon

Virtual Tour / Fanta Tennis virtual tour logo 2

Il fanta gioco di Ubitennis