26/07/2012 10:31 CEST - L'approfondimento

Segreti e costi del dritto di Nadal

TENNIS - Nadal è capace di tirare il dritto a 4900 giri al minuto. Una rotazione senza precedenti. Ma è un colpo biomeccanicamente forzato. Rafa, poi, carica e scarica il peso sempre sulla gamba sinistra. Luca Baldi

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Nadal
Nadal

Cinquemila giri al minuto. 4900, per l’esattezza. Secondo le misurazioni effettuate dal sito tennisplayer.net, che è l’unica fonte reperibile al riguardo, questa è la spaventosa quantità di top-spin che Rafael Nadal è in grado di imprimere alla palla, come punta massima, con il suo dritto. Utilizzando una combinazione di filmati in super slow-motion e di tecnologia digitale Hawk-Eye, gli analisti hanno calcolato inoltre una velocità della rotazione media dei dritti di Nadal di 3200 r.p.m. (rounds per minute), mentre Federer si attesta sui 2700, senza comunque mai arrivare nemmeno vicino ai valori di punta dello spagnolo. Tanto per fare un confronto con il recente passato, lo spin medio del dritto (tutt’altro che piatto, come erroneamente si tende a ritenere) di Sampras era 1700 r.p.m., mentre i due grandi “toppatori” degli anni ’90, Bruguera e Muster, esprimevano valori medi simili a Nadal (3300 r.p.m.), ma anche loro come massimo non superavano i 3750 r.p.m.

Stiamo quindi parlando di un colpo, il dritto di Rafa, che imprime alla palla oltre 1000 r.p.m. di rotazione in più rispetto ai colpi maggiormente efficaci in termini di top-spin dell’intera storia tennistica precedente. Il caratteristico uncino strappato verso l’alto a cercare una “spazzolata” violentissima (la “chele mancina”, così era stato battezzato dal mai abbastanza compianto Prof. Lombardi), non è, naturalmente, l’unico tipo di esecuzione utilizzato dal giocatore. Nelle occasioni in cui viene chiamato ad aggredire la palla in avanzamento, Nadal adotta un finale praticamente standard, il cosiddetto “windshield wiper” (tergicristallo), che porta la testa della racchetta verso la spalla opposta, nel suo caso la destra. Ma il suo marchio di fabbrica, quello che fa davvero la differenza, e che ha costretto innumerevoli avversari a soffrire nel tentativo di controllare palle velocissime e dal rimbalzo tanto alto e aggressivo, è senza dubbio il drittone con finale quasi verticale sopra la spalla sinistra.

Detto della clamorosa ed evidente efficacia di tale esecuzione, è però necessario tenere conto dei costi in termini di usura fisica di un colpo portato e soprattutto concluso in modo biomeccanicamente forzato, o meglio in contrasto con la naturale inerzia in avanti e laterale della racchetta. La frustata verso l’alto, che va ad aggiungere enorme velocità alla spazzolata sopra la palla aggiungendosi alla rotazione dell’insieme avambraccio/polso e all’azione del braccio, richede un grande sforzo della spalla, in particolare a carico della cuffia dei rotatori (il gruppo di muscoli e tendini che tiene insieme l’articolazione). Per supportare tale movimento, ed evitare potenziali lesioni anche gravi, come è successo nel 2008 a Maria Sharapova – che eseguiva il dritto con un finale molto simile – è necessario “blindare” la spalla con fasce muscolari possenti e toniche. Ovviamente, non è possibile sviluppare la muscolatura della spalla senza crescere contemporaneamente a livello di pettorali, dorsali, bicipiti e tricipiti, e insieme di tutto il corpo. Di qui la ragione, prettamente funzionale alla tecnica, della famosa massa muscolare di Nadal.

Sempre riguardo allo swing del dritto, per dare alla testa della racchetta il maggior spazio possibile per accelerare verso l’alto, lo spagnolo tende ad abbassare l’attrezzo a fine preparazione in modo molto accentuato. Non è inoltre possibile imprimere tanto top-spin, con quella esecuzione e una presa western, a palle alte e colpite in anticipo. Di conseguenza, Nadal tende a far scendere parecchio la palla per poi poterla “spazzolare” in verticale, e questa è una concausa tecnica – insieme alle scelte tattico/strategiche - del fatto che spesso lo si veda stare piuttosto indietro.

Ancor più significativo, infine, è il fatto che Rafa carica il peso da trasferire sul colpo partendo in modo standard dalla gamba sinistra, ma proprio a causa del finale in verticale, che contrasta la proiezione in avanti del corpo e comporta una rotazione del busto meno accentuata, il giocatore va a ricadere sulla stessa gamba sinistra che ha caricato il movimento. Si tratta di una sollecitazione notevolissima.

Nel video è possibile osservare molto chiaramente questa dinamica, e per fare un confronto con uno dei dritti moderni “di riferimento” nelle analisi tecniche, ecco l’esecuzione di Fernando Gonzalez.

Risulta evidente, guardando le gambe dei due giocatori, come Rafa vada a forzare caricando e poi ricadendoci sopra l’arto inferiore sinistro, mentre il buon vecchio Gonzo, in modo più lineare, carica la gamba destra, porta il finale in avanti/incrociato assecondando l’inerzia, e ricade sulla sinistra.

Se mettiamo insieme schematicamente queste considerazioni, e le relazioni di causa-effetto, ne emerge un quadro piuttosto chiaro. Per imprimere tanto top-spin, Nadal:
1)ha un’esecuzione che rende necessaria una muscolatura adeguata per proteggere l’articolazione della spalla (di conseguenza, chili di peso in più da portarsi in giro in uno sport fatto di scatti violenti e bruschi cambi di direzione, con gran parte della stagione sul duro)
2)tende a far scendere molto la palla (di conseguenza, sta indietro e corre di più)
3)carica e scarica il peso, eseguendo il colpo, sempre sulla gamba sinistra (di conseguenza, il ginocchio sinistro è quello che soffre maggiormente, ma entrambe le articolazioni hanno sviluppato una tendinite cronica per le ragioni riportate nei punti precedenti)

Concludendo, i cinquemila giri al minuto del dritto che, unitamente alle comunque strepitose doti tecniche e agonistiche tante vittorie gli hanno portato, hanno un costo fisico molto, molto alto. Il conto Rafa lo sta pagando ormai da anni: se ne sia valsa la pena è una valutazione da lasciare a lui stesso e al suo staff, che quanto evidenziato in questa analisi lo sanno ovviamente benissimo. Agli altri, che siano tecnici, tifosi o semplici appassionati di sport, rimane solo il rammarico di non poter vedere un campione giocare il torneo Olimpico, e la speranza che ritorni presto alle competizioni.

Luca Baldi

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