07/08/2012 19:27 CEST - Olimpiadi

Serve davvero l'antidoping?

LE MIE OLIMPIADI - Troppo facile gridare al tradimento per Alex Schwazer. Purtroppo lo sport non si libererà mai dai dubbi del doping, a qualsiasi livello. Perché non ci si aiuta solo per una medaglia d'oro. Rino Tommasi

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Alex Schwazer
Alex Schwazer

LONDRA - Troppo facile, troppo comodo gridare al tradimento. L'immagine del bravo ragazzo cresciuto a pane e nutella, distrutta in un giorno, il pentimento e le scuse. Le piu' doverose Alex Schwazer le deve rivolgere a Nicolo' Campriani, Massimo Fabbrizi e Matteo Morandi, i medagliati italiani in una delle piu' felici giornate
italiane nella storia delle Olimpiadi.

Oltre a gettare inquietanti ombre sul complicato rapporto tra sport e doping che ha messo in dubbio piu' di mezzo secolo di risultati e di record, il caso Schwazer ha sottratto spazio ed attenzione agli atleti italiani che hanno scelto la giornata sbagliata per conquistare il risultato di una vita.

Purtroppo lo sport non riuscirà mai liberarsi dai dubbi che il doping, che probabilmente è sempre esistito ma che negli ultimi anni è diventato indesiderato protagonista di ogni vicenda sportiva, propone con dolorosa continuità.

Il confine che la medicina ha determinato tra sostanze lecite ed illecite è costato e costa tantissimo allo sport in termini di soldi e di credibilità. Un importante dirigente mi ha detto una volta: "Con quello che costa il servizio antidoping" si potrebbero organizzare due Olimpiadi. Aveva probabilmente ragione.

Il problema è che malgrado gli sforzi e le attenzioni' lo sport non riuscirà mai a liberarsi dei dubbi che questo problema ha rovesciato sui risultati non solo delle Olimpiadi ma di tutti gli eventi sportivi, a qualsiasi livello. Troppo facile individuare nel desiderio della gloria e del denaro le motivazioni che hanno portato e che portano migliaia di giovani (ma anche i veterani) a cercare scorciatoie per arrivare al successo perché è dimostrato che non ci si droga o ci si aiuta soltanto per vincere una medaglia d'oro ma anche per vincere la gara del condominio.

Personalmente da qualche anno mi sono convinto che i soldi che si spendono per l'antidoping potrebbero
essere risparmiati. Non mi nascondo i pericoli che ci sarebbero in una sconsiderata liberalizzazione e capisco come la società abbia il dovere/diritto di non arrendersi e di fare qualcosa ma ogni volta che la cronaca ci sottopone casi dome quello di Schwazer o di Pantani non riesco a trovare una risposta convincente.

Rino Tommasi

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