26/08/2012 15:43 CEST - L'editoriale

Noi opinionisti, tutti in malafede

TENNIS - Sull'ultimo numero di Supertennis, Baccini attacca i giornalisti italiani, accusandoli di menzogne. Un responsabile della comunicazione,può scrivere affermazioni del genere senza che nessuno si scandalizzi? Ubaldo Scanagatta

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Sara Errani e Roberta Vinci (Getty Images Europe Matthew Stockman )
Sara Errani e Roberta Vinci (Getty Images Europe Matthew Stockman )

Dall’inviato
Ubaldo Scanagatta
NEW YORK _ In attesa dell’avvio dell’US open mi informano dall’Italia dell’ennesimo delirante editoriale pubblicato sulla rivista federale Supetennis (che ricevo ma getto immediatamente nel cestino come credo facciano quasi tutti) a firma del direttore della Comunicazione Giancarlo Baccini cui, in virtù del suo ruolo, spetterebbe anche il compito di mantenere rapporti con i giornalisti di settore e non invece di litigare con la maggior parte di essi.

Da un paio d’anni per la verità non ci litiga più perché cinque di essi ormai, Rino Tommasi, Daniele Azzolini, Stefano Semeraro, Vincenzo Martucci, salvo possibili recenti riavvicinamenti con quest’ultimo a seguito dei rapporti commerciali intrapresi tra FIT e Gazzetta dello Sport, più il sottoscritto non gli rivolgono più né parola né saluto.

Il titolo dell’articolo che mi è stato inviato è già di per sé significativo: “Volti nuovi e bile vecchia”. Tralascio tutta la prima parte dell’articolo, dedicata banalmente alle differenze fra il tennis femminile al cui vertice ci sarebbe “molta effervescenza” mentre in campo maschile la situazione sarebbe invece “cristallizzata” e all’assunto che il duplice fenomeno secondo “il pensiero unico obbligatorio il tennis maschile è una cosa seria e quelo femminile no…per cui gli opinionisti italiani, occupati come sono a rimirarsi nello specchio con autocompiacimento tanto immutabile quanto immotivato raggiungono conclusioni figlie di una cultura talmente maschilista da risultare quasi talebana…, mentre è evidente che se una disciplina viene troppo facilmente e troppo a lungo dominata dagli stessi campioni ciò dipende dal fatto che non è in grado di evolversi e di proporre qualcosa di nuovo…”.

Su questa parte suggerirei a Baccini e alla Fit, in omaggio ad un minimo di coerenza, di ospitare dall’anno prossimo soltanto il torneo femminile agli Internazionali d’Italia. Invece di accorpare i due tornei come è stato fatto recentemente nel cosiddetto “combined” proprio perchè gli incassi del femminile erano risibili, e quelli del maschile invece _ chissà perché Baccini? _ trainanti.

Ma dopo aver passato un colpo di spugna su queste folli elucubrazioni, voglio riportare cosa l’esimio autore scrive nel finale del suo illustre pezzo cui si dà addirittura il ruolo di editoriale d’apertura della rivista più cestinabile d’Italia.

Copio fra virgolette perché vi possiate rendere conto in che mani siamo (anche perché devo presumere che almeno il presidente federale e i suoi consiglieri leggano ed approvino quanto viene scritto…e anche ciò dà il segno della loro statura):

“Fra le new entry del tennis femminile di vertice ci sono fra l’altro due ragazze italiane, Sara Errani e Camila Giorgi. E’ questo _ temo _ uno dei motivi che hanno spinto i cosiddetti “opinionisti” di cui sopra a ripetere con più forza la loro litania antifemminista. Abituati a considerare se stessi come l’unica espressione “nobile” del tennis italiano, i ripetuti successi delle nostre atlete gli devono proprio provocare un prurito bestiale. Solo che, trattandosi di successi così clamorosi, ripetuti e apprezzati dal grande pubblico, non possono più liquidarli soltanto con l’equazione “Donne=pizze&fichi”. Per cui fra Parigi e Wimbledon, è scattata una nuova offenisva corale, tendente a negare l’italianità del bagaglio tennistico delle nostre formidabili ragazze col ricorso, quando non bastano le forzature, addirittura alle menzogne…come se il tennis, al pari di tutti gli altri sport, non fosse ormai una comunità globale, dove le esperienze si mescolano senza più tenere contro delle frontiere.

Qualcuno s’è persino spinto ad affermare “che non esiste una scuola tennistica italiana” proprio nell’anno in cui dopo mezzo secolo, i nostri maschietti italiani under 16 (Quinzi nota di UBS!) hanno vinto sia il Trofeo Bonfiglio che il trofeo dell’Avvenire. Poveracci! Pensate a quanta bile gli starà devastando le viscere e il cervello per spingerli a scrivere simili bassezze.”

Ecco, lasciato volutamente uno spazio fra il virgolettato con cui si conclude l’editoriale di Baccini e il mio commento finale, che avrebbe potuto essere anche un NO Comment per lasciare a voi i commenti (mi raccomando non volgari né offensivi…perché poi mi fareste beccare un’altra querela!), concludo dicendo soltanto: se un responsabile della comunicazione federale e dei rapporti con i giornalisti può scrivere robacce del genere sulla prima pagina della rivista federale, senza che nessuno dei dirigenti se ne scandalizzi e gliene impedisca la pubblicazione, lo ammonisca e lo sanzioni, né _ a mia conoscenza _ si senta di dirgli nulla, beh, il sistema è marcio. E quella stragrande maggioranza che voterà la stessa federazione il 9 settembre, dopo che è stato fatto di tutto perché non si presentasse alcuna alternativa ad elezioni inevitabilmente a senso unico, beh si dovrebbe quantomeno tappare il naso. Io certamente lo farò, felice di poter assistere al tennis vero alle finali dell’US Open. La stessa decisione di scegliere per le elezioni una data del genere, significa che ai nostri dirigenti, del vero tennis giocato non frega assolutamente nulla. L’importante è proteggere le proprie poltrone, all’infinito e in barba a tutte le persone che amano davvero il nostro sport. Mi onoro di essere fra quelle. Così come la stragrande maggioranza dei lettori di ubitennis.com. Un’isola felice.

P.S: Al contempo suggerisco a chi non l’avesse già fatto di leggere quei due articoli che sono linkabili sotto l’apertura. Quello del Mondo, in particolare, dimostra che purtroppo la Federtennis non è la sola federazione a far sfigurare il sistema Italia, ma una delle tante. Ciò ovviamente non la assolve, né ci consola. Anzi, ci fa penetrare nella più cupa desolazione e nella sempre crescente sfiducia nel futuro del nostro Paese. Purtroppo anche il silenzio del ministro Gnudi (che mi ha detto di non poter agire finchè non gli arrivano risposte da CONI e Fit che non hanno alcun interesse a dare) mi fa capire che il Governo Monti ha messo in pista diversi ministri decisi ad impegnarsi per cambiare le cose, ma lui non è uno di quelli. Un vero peccato. Una sfortuna per tutto lo sport italiano. Almeno lo sport dovrebbe avere sempre ministri giovani, volitivi e non appagati.

Ubaldo Scanagatta

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