29/08/2012 09:24 CEST - Miami

Miami prova ad allargarsi

TENNIS - Gli organizzatori del Sony Ericsson Open hanno intenzione di realizzare un ambizioso piano di espansione della struttura di Crandon Park. Vanni Gibertini

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Crandon park
Crandon park

Mentre la USTA sta cercando in tutti i modi di trovare la quadratura del cerchio per poter dotare l’Open degli Stati Uniti di un campo copribile, anche un altro storico torneo americano è alle prese con problemi di non poco conto per cercare di migliorare la propria sede e far crescere l’evento. Gli organizzatori del Sony Ericsson Open di Miami hanno infatti deciso di investire la cifra di 50 milioni di dollari per rimodernare la struttura di Crandon Park e consentire al tradizionale torneo della Florida di rivaleggiare con i maggiori eventi mondiali e mantenere così il proprio status di grande appuntamento fisso nel calendario tennistico internazionale. L’opera principale del progetto prevede la costruzione di tribune permanenti per il Grandstand e per altri due campi secondari, capaci di ospitare rispettivamente 6.000, 4.000 e 3.000 spettatori. Oltre alle tribune saranno costruiti servizi accessori come servizi igienici, spogliatoi, cabine per i commentatori tv e stand per i venditori di cibo e bevande. Il piano prevede inoltre la costruzione un padiglione ombreggiato ad uso degli spettatori per ripararsi dal sole tra un match e l’altro, ed una zona erbosa dove poter installare uno schermo gigante per consentire ai fans un’esperienza simile a quella della Henman Hill di Wimbledon, o anche solo la Plaza con le sedie a sdraio allestita davanti al centrale di Indian Wells. Infine è previsto anche l’ampiamento della struttura ottagonale del centrale, il quale non aumenterà in altezza (trovandosi all’interno di un parco naturale, le tribune devono rimanere alla stessa altezza degli alberi), ma potrà accogliere nella propria base nuovi servizio come negozi, ristoranti ed uffici.

Il costo del progetto, come detto, è stimato intorno ai 50 milioni di dollari, che il Sony Ericsson Open prevede di finanziare reinvestendo i proventi del torneo e gli introiti del tennis center (che rimane aperto al pubblico per tutto l’anno offrendo la possibilità a chiunque di giocare e prendere lezioni a prezzi modici), e se la contea di Miami-Dade dovesse decidere di emettere dei bond per aiutare il progetto, i titoli verrebbero garantiti da fondi privati del torneo e non da denaro dei contribuenti.

Dove sta il problema, allora, se i costi sono definiti ed il denaro è disponibile? La collocazione del Sony Ericsson Open all’interno del parco naturale di Crandon Park richiede che ogni cambiamento alla struttura debba essere approvato dai due terzi della popolazione di Miami-Dade, in ottemperanza ad una revisione allo statuto della Contea introdotta nel 1993 sotto il nome di “Save Our Parks” (Salviamo i Nostri Parchi). Trattandosi poi di Crandon Park, è necessario ottenere anche il nulla osta di una commissione di quattro persone voluta dalla famiglia Matheson, proprietaria originale del terreno dell’isola di Key Biscayne, quale condizione per non proseguire la causa legale intentata contro la contea di Miami-Dade all’epoca della costruzione dello stadio permanente di Crandon Park. La famiglia, infatti, aveva donato il terreno dell’isola alla Contea negli anni ’40 quale contropartita per la realizzazione della Rickenbacker Causeway, l’autostrada che collega Key Biscayne alla terra ferma, a condizione che il terreno venisse adibito solamente a parco naturale. Quando nel 1991 venne deciso di costruire uno stadio di tennis permanente, la famiglia fece causa alla Contea, causa che venne decisa da un patteggiamento che prevedeva, tra le sue condizioni, la fondazione di questo comitato (di cui fa parte anche un rappresentante della famiglia Matheson) che consente agli originali proprietari di Crandon Park di poter esercitare una qualche forma di controllo su ciò che viene costruito all’interno di quell’area.

Prima di presentare il progetto dettagliato a questo comitato, però, gli organizzatori del Sony Ericsson Open vogliono ottenere l’appoggio della popolazione locale, e stanno cercando di introdurre la questione dell’espansione del centro tennis tra i quesiti della prossima tornata elettorale del 6 novembre, la stessa che sancirà l’elezione del prossimo Presidente degli Stati Uniti. Per perorare la loro causa hanno commissionato uno studio sui benefici economici che il Sony Ericsson Open porta all’economia locale, benefici che sono stati quantificati in circa 387 milioni di dollari per le due settimane del torneo. La valutazione è particolarmente importante perché esiste la possibilità (seppur remota, al momento) che alla scadenza dell’attuale contratto per la disputa del torneo, nel 2021, l’evento possa lasciare il sud della Florida alla volta della Cina o del Medio Oriente se le strutture non dovessero essere mantenute al livello dei migliori impianti del mondo. Il 19% degli spettatori del torneo proviene da fuori dagli Stati Uniti (a Indian Wells, giusto per fare un paragone, sono poco più del 5%), attirati dal clima mite di Miami in aprile e dai grandi nomi che si danno battaglia sui campi di Key Biscayne. Soprattutto per i Paesi dell’America Latina, che considera Miami come la propria capitale economica, il Sony Ericsson Open rappresenta quasi lo “Slam di casa”, a causa della grande quantità di ispanici che vivono in Florida. Anche i giocatori sudamericani lo considerano come un torneo speciale: basti pensare che Fernando Gonzalez ha deciso di porre fine alla propria carriera proprio al torneo di Miami 2012.

Nonostante la grande tradizione e gli oltre 326.000 spettatori dell’ultima edizione, quindi, il Sony Ericsson Open sta per intraprendere una lungo percorso irto di ostacoli per assicurare la propria sopravvivenza a lungo termine nell’elite dei tornei internazionali, lotta che a quanto sembra non si giocherà solamente sul piano dei dollari, ma anche e soprattutto su quello della politica.
 

Vanni Gibertini

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