29/08/2012 13:46 CEST - Rassegna nazionale

Sharapova, una vittoria senza nozze (Martucci). Sharapova senza segreti (Zanni). L’emozione di Lorenzi nello stadio dei grandi (Giua)

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Sharapova, una vittoria senza nozze (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport 29-8-2012)

Maria Sharapova non è incinta e a novembre non sposa, a Istanbul, Sasha Vujacic: «Sono sorpresa che tutti ci abbiano creduto». E' lunedì sera, ma gli Us Open amplificano le parole di Masha e invadono web, tv, giornali, chiacchiere al bar. «Non è una smentita», sostengono sdegnati i media russi: «A noi l'aveva già detto». Spasiba (grazie). «E' la verità», sorride la siberiana di ghiaccio allevata negli States, sfoderando quella faccina da brava ragazza acqua e sapone che il 1 dicembre conquisterà anche Milano nell'esibizione con Ana Ivanovic, Sara Errani e Roberta Vinci al Forum di Assago. Chissà che direbbe il fidanzato sloveno, l'ex stella dei Lakers che sembrava davvero sicurissimo di portare finalmente all'altare la tennista più agognata del pianeta (…)

Domani accadrà, Maria, da consumata protagonista dello show-business, non esclude e non avalla: «Se diventerò mamma, se mio figlio vorrà far sport e se sentirò che potrebbe beneficiare di una scuola, com'è successo a me con la Nick Bollettieri Academy, allora sì, ce lo manderò». Però poi non sa trattenersi, al ricordo di quella sua esperienza da esule in terra straniera, senza parlare una parola d'inglese con tutte ragazze più grandi, in dormitorio la notte e sui campi da tennis di giorno, e puntualizza: «Però, spero di no». Domani sarà anche moglie, Maria. Magari, però: «Non so come sia giocare a tennis giorno dopo giorno con un matrimonio alle porte. Per una donna è un momento importante? Non ha la testa per pensare ad altro? Non è il mio caso, non ho alcun matrimonio a novembre. Non è una notizia vera, non mi sposerò a novembre a Istanbul. No, no e no». E ride divertita, scuotendo ad arte il suo bel testino biondo per la felicità dei fotografi.

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Sharapova senza segreti (Roberto Zanni, Corriere dello Sport 29-8-2012)

Maria Sharapova: è lei la diva. Non ci sono dubbi: che piaccia o no, i gusti sono gusti, è sempre un "bon-bon" quando scende in campo, e non solo adesso che ha la sua marca di caramelle. Non poteva essere diversamente per la grande "prima" agli US Open: il palcoscenico piil eccitante anche per la bionda russa, che per l'occasione ha scelto un corto vestitino rosa pallido, adornato con un motivo grigio, giusto nel centro. La partita, 6-2 6-2 all'ungherese Melinda Czink, è servita soltanto per dare il caloroso bentornato alla dolce (adesso è sweet per tutti: già, le caramelle) Maria, che non giocava una partita dalla finale olimpica persa con Serena. Poi per l'intervista del dopo-match si è sempre presentata in rosa ma di un'altra tonalità, un tank top, si dice così, con davanti stampato un bel Nike in grande.

Ma l'annuncio, che poteva essere shock ma non lo è stato, è arrivato qualche minuto dopo che aveva cominciato a parlare: »Non sono incinta», ha detto sorridendo. Poi è arrivata anche la spiegazione. »Avevo dei dolori allo stomaco. A Montreal dovevo allenarmi, ma la prima mattina mi sono svegliata con questi disturbi che sono continuati e forti anche i giorni successivi. Ho fatto test, esami del sangue, ecografie. Mi hanno detto che dovevo solo riposare, così ho saltato anche Cincinnati e sono andata a casa. Ho pensato che era solo un segno, che dovevo fermarmi qualche settimana». Dolori che potevano fare pensare a una gravidanza? 'Faceva male e ho voluto eseguire tutti i test necessari - ha aggiunto - ma sono stati i medici a dirmi che non ero incinta e che tutto era a posto».

E Sasha Vujacic? Non lo ha nominato Maria nell'intervista, però ha anche ribadito che con il fidanzato non ha in programma il matrimonio. Vujacic gioca a basket in Turchia con l'Anadolu Efes e da qualche mese si era sparsa la voce che la coppia sarebbe salita sull'altare a Istanbul, a novembre. Ma io non ho nessun matrimonio in programma a novembre - ha detto con un'altra risata la Sharapova - e nemmeno quest'anno. Non so come sia venuta fuori questa storia e che tutti ci abbiano creduto (…)

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L’emozione di Lorenzi nello stadio dei grandi (Claudio Giua, repubblica.it 29-8-2012)

Tra vent'anni, i padri lo indicheranno ai figli: "... guardatelo bene quello lì sul campo 2, è uno che ha giocato sul centrale di New York contro Djokovic, era fortissimo, si chiama Lorenzi, Paolo Lorenzi". Sì, perché a furia di challenger e futures ieri il mancato medico senese è arrivato, a 30 anni suonati, a sfidare il numero 2 del mondo nel catino dell'Arthur Ashe Stadium. Felicità pura e tanti timori reverenziali, con sprazzi di classe apprezzati da Nole, felice per la buona sessione d'allenamento di 73 minuti. Il risultato è marginale, sappiate solo che Paolo due-game-due li ha meritatamente conquistati.

Oltre a Lorenzi, dei dieci piccoli italiani agli US Open quattro - Volandri, Burnett, Giorgi e Schiavone - stanno già facendo progetti vacanzieri per il lungo riposo forzato. Cipolla, Fognini, Vinci ed Errani vanno al secondo turno. Oggi l'ultimo dei nostri, Seppi, scende in campo contro Tommy Robredo, ombra del campione che fu: può farcela.
Mi spiace che, avendo deciso di seguire da vicino le nostre due giocatrici più titolate in gara, ho potuto solo sbirciare punteggio e statistiche del lungo match tra Fabio Fognini e il veterano francese Edouard Roger-Vasselin, 28 anni, ATP 104 e mai arrivato tra i primi cinquanta al mondo. Battaglia vera, mi dicono, come certifica il risultato a vantaggio del ligure, 3-6 5-7 6-4 6-4 7-5, che speriamo possa chiudere qui la serie di capitomboli di una stagione da dimenticare che l'ha visto precipitare giù giù fino al gradino 59 del ranking, costringendolo alle qualificazioni a Toronto e a Cincinnati.

Le ragazze, dicevo. Quand'era comparsa all'orizzonte qualche mese fa avevo pensato fosse rumena, francese o belga di origine centrafricana, con quel cognome con tre u. Invece no, Garbine Muguruza è nata a Caracas da padre spagnolo e madre venezuelana. Ora vive a Barcellona e dunque gioca per la bandiera giallo e e rossa del regno su cui, ai tempi di Carlo V, non tramontava mai il sole. Diciott'anni, somiglia a Ana Ivanovic, cioè è altrettanto alta (183 centimetri contro i 184 della serba ex numero 1) e molto bella: che nel tennis, a lungo andare, non sempre è un vantaggio. Ha un gioco aggressivo e potente, con una netta propensione ad incrociare per poi scendere a rete e chiudere. Dispone di un servizio pesante da far impallidire Volandri. Ovviamente, così il tasso di errore tende a salire molto.

A Flushing Meadows, all'esordio nel tabellone principale di un grande torneo (quest'anno non aveva superato le qualificazioni al Roland Garros, a Wimbledon, a Cincinnati e a New Haven), Garbine ha voluto dimostrare che l'attuale ranking WTA - è la numero 98 - le va stretto. Per farlo, ha messo a dura prova la numero 1 italiana e 10 WTA, Sara Errani, costretta al terzo set sul campo 13, defilato ma affollatissimo. Vinto il primo per 6-3 con parecchio affanno, nel secondo la romagnola s'è trovata sotto per 6-2 nel tie break, ha recuperato fino al 6 pari grazie ai doppi falli e agli errori dovuti all'emozione della giovane avversaria che però ha poi ritrovato sicurezza e chiuso sull'8-6. A conferma dell'aggressività della spagnola c'è la conta degli attacchi sottorete nei primi due set: 23 contro i 3 di Sara; 50 gli errori gratuiti contro 14.

Nel terzo set l'esperienza ha avuto la meglio: Garbine sembrava Sara alla sua età, sei anni fa, quando non riusciva a trovare la giusta concentrazione nei momenti cruciali. 6-1 in venti minuti, con acuto urlo finale della nostra ad esorcizzare la paura dopo il 6-7 del secondo set. Comunque, io ho ben memorizzato Garbine Muguruza, che non sarà una meteora del circuito.

Mentre Errani intascava il passaggio al secondo turno così da fare il paio con la sodale di doppio Roberta Vinci che lunedì aveva regolato 6-1 6-1 in meno di un'ora la polacca Urszula Radwanska, sul cemento blu del Louis Armstrong Stadium si consumava il dramma della decana del tennis italiano, Francesca Schiavone, opposta alla nuova beniamina di New York, Sloane Stephens, classe 1993, numero 44 del ranking ATP, vale a dire un gradino sotto Urszula. La milanese, molto nervosa, perdeva malamente il primo set (6-3), che la ragazza di Fort Lauderdale conduceva con consumata saggezza, senza mai rischiare. Nel secondo set Francesca andava avanti di un break ma poi lasciava a Sloane quattro giochi consecutivi e - proprio servizio, sotto 5-3 - le concedeva un primo match ball. Recuperava breakkando di nuovo l'americana. Francesca aveva anche l'occasione per andare sul 5 pari ma la sprecava. Bellissimo il lungolinea di rovescio dell'americana che sanciva il 6-4 finale. Ancora una volta la vincitrice del Roland Garros 2010 ha sofferto oltremisura la superficie veloce degli US Open, lo stessa su cui Roberta, che la scorsa settimana ha vinto il torneo di Dallas contro Jelena Jankovic, e Sara sembrano più a proprio agio. Ormai sono loro due, la tarantina e la romagnola, le prime della classe azzurra.

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