22/09/2012 03:56 CEST - Storie di tennis

Billie Jean King, con lei il tennis diventò donna

TENNIS - La regina di tre Wimbledon, è più nota per la “Battaglia dei Sessi” contro Bobby Riggs che per i suoi 12 Slam in singolare. La partita si giocò all'Astrodome di Houston il 20 settembre 1973. 9 commenti Ubaldo Scanagatta

 

 

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Billie Jean King contro Bobby Riggs: è "La Battaglia dei Sessi"
Billie Jean King contro Bobby Riggs: è "La Battaglia dei Sessi"

Un’icona, una leggenda del tennis, qualcosa di più di un pezzo di storia. Con lei il tennis diventò donna. Numero uno del mondo ai suoi tempi, detiene con Martina Navratilova il record dei 20 titoli a Wimbledon. Ha vinto 12 Slam _ due meno di Sampras _ e fra i 67 vittoriosi tornei (ma lei al recente US open mi ha detto: "Ne ho vinti molti di più, forse 100, solo che la WTA non ne tiene il conto...bisognerebbe rimettere a posto tutto il loro data base" ha conquistato anche i Campionati Internazionali d’Italia nell’edizione 1970 battendo in semifinale la futura campionessa di Wimbledon Virginia Wade in tre set (3-6,7-5,6-3) e poi nettamente (6-1,6-3) Julie Heldman, figlia della sua carissima amica Gladys nonchè detentrice del titolo del Foro Italico.

Eppure, nonostante l’incredibile, straordinario palmares, i più continuano ancora oggi ad associare il nome di Billie Jean King, classe 1943, ad “una colossale pagliacciata”, come la definì Gianni Clerici. Già, la celeberrima “Battle of the Sexes” strombazzata abilmente sui media da quel furbacchione di Bobby Riggs nel 1973.

Tre anni prima Billie Jean King era tornata a Roma _ rimangiandosi il giuramento fatto l’anno prima, vedi racconto dell’edizione 1969 _ con già tre titoli di Wimbledon in bacheca. Vittorie significative sui campi rossi, però, erano state ottenute solo in Federation Cup, a Berlino e Torino. Infatti di dodici trionfi negli Slam undici sarebbero stati sull’erba, uno solo a Roland Garros, due anni dopo Roma.

Numero uno del tabellone la King era uscita dalla parte più dura del tabellone. Nei quarti aveva rimontato un set alla bella tedescona Helga Masthoff-Niessen, ribattezzata Regina della Riviera dopo aver dominato quel circuito. Pericoli e Nasuelli, sconfitte al terzo turno da Casals e Durr, erano state le migliori delle nostre
La partita di semifinale contro la Wade, vinto 3-6,7-5,6-3, ebbe un insolito onore. Fu giocata sul campo centrale e ad un’ora decente! A Roma accadeva soltanto per la finale e molti mugugnavano anche per quella modesta concessione. Le lamentationes della King l’anno prima ispirarono forse quella sensibilità, peraltro ripagata dall’ottima qualità della sfida.

Per la prima volta dai tempi di Esterita Bueno i romani si eccitarono per un match che non vedesse coinvolte la Pericoli e la Lazzarino. La Wade ebbe due matchpoints sul 5-4 nel secondo set, ma sul 5-6 si giocò un game ancor più emozionante: durò 22 minuti, e per 21 volte le due rivali si ritrovarono sul 40 pari. La Wade salvò 7 setpoint ma non sfruttò 16 palle per il 6 pari. Quando la King, attaccando sul rovescio e chiudendo una splendida volee di rovescio fece suo il game finì praticamente la sfida. La finale invece, giocata in una giornata freddissima e con tanto vento che finì per innervosire oltremodo Julie Heldman, provata da una semifinale durissima con la rhodesiana Walkden (poi diventata Mrs.Pretorius e sudafricana), è stata una formalità. Molto più facile, insomma, della famigerata sfida, due anni più tardi, con Bobby Riggs.

L’ex campione di Wimbledon 1939, 55 anni suonati, esibizionista nato nonché re delle scommesse più balzane, aveva demolito psicologicamente Margaret Court in una prima sfida “etero” nella caldissima San Diego. Fu 6-2,6-1 a furia di pallonetti controsole e smorzate diaboliche ad irridere l’irriconoscibile australiana paralizzata dalla paura. Riggs indossò poi abilmente i panni provocatori del “male chauvinist pig” sfidando Billie Jean King, paladina del mondo femminista con racchetta (e non solo).

Il 20 settembre del 1973 la “Battaglia dei Sessi” attirò una folla mai vista attorno ad un campo di tennis, più di 30.472 guardoni all’Astrodome di Houston dove il biglietto meno caro costava 100 dollari (allora!) e cinquanta milioni d’americani davanti alla tv, in prime time sul canale ABC. I bookmakers fecero affari d’oro.

Su quel network il commentatore abituale del tennis era il grande Jack Kramer, ma Billie Jean _memore dello sgarbo di San Francisco pretese ed ottenne di sostituirlo con la fida Rosie Casals.

La sfida, giocata sulla distanza dei tre set su cinque, non ebbe bisogno di arrivare al quarto. Billie Jean, per nulla intimorita dalle boutades istrioniche dell’occhialuto Riggs (“Il tennis giocato dalle donne è ridicolo, le migliori non possono nemmeno battere un vecchio con un piede nella tomba!”), vinse 6-4,6-3,6-3. Una vittoria storica per il movimento del tennis femminile. “Se avessi perso anch’io come Margaret la gran massa dell’opinione pubblica ne sarebbe rimasta influenzata assai negativamente. Non era formata da esperti di tennis. Così invece il boom di popolarità e… dei montepremi cominciò negli anni immediatamente successivi”.

Così come il World Team Tennis, il campionato americano intercittà, ideato da suo marito Larry King, e poi portato avanti dalla stessa Billie Jean. “Le donne mi ringraziano ancora oggi per aver aumentato la loro autostima. Molte trovarono il coraggio di chiedere quello che non avevano mai chiesto prima. Nel ’73 una donna negli States non poteva neppure avere una carta di credito senza la firma del marito o del padre”.
Figlia d’un pompiere, Bill Moffitt, e sorella maggiore di Randy, futuro pitcher dei San Francisco Giants, Billie Jean da ragazzina era un maschiaccio appassionato di softball, baseball e basket.

“Alla fine scelsi il tennis _ racconta nella sua autobiografia “Life as an outsider”_Il golf era troppo lento, nuotare mi faceva paura. Non mi dava fastidio sudare. Me ne innamorai subito”. Poco attraente, grassottella, miope con problemi ai menischi (avrebbe poi dovuto operarli tutti e quattro) soffriva di sinusite e asma. Ventolin e lenti a contatto ancora non esistevano. Ma per il tennis, nonostante gli occhiali, era straordinariamente portata. Coraggiosa si buttava sempre all’attacco. Soltanto Martina Navratilova, poi, avrebbe saputo muoversi e volleare a rete come lei.

Ubaldo Scanagatta

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