23/09/2012 01:15 CEST - L'opinione

Silenzio, per favore

TENNIS - Da Galeazzi a Tommasi e Clerici ai telecronisti di calcio prestati al tennis. Evoluzione di un mestiere e del modo di raccontarlo. Oggi domina l'enfasi. Ma il silenzio, a volte, è d'obbligo. Aldo Grasso scrive...43 commenti  Marcos

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Il box dei telecronisti della CBS con John McEnroe e Mary Carillo (Getty Images North America Patrick McDermott )
Il box dei telecronisti della CBS con John McEnroe e Mary Carillo (Getty Images North America Patrick McDermott )

Replicando ai commenti degli appassionati in calce alle mie sempre più rade pagelle, mi è talvolta capitato di ragionare sull’importanza del silenzio di cronaca durante gli scambi. Il tennis, assieme ad altre non meno nobili attività, ha bisogno del silenzio per esprimersi al meglio. Il giudice di sedia che chiede il silenzio prima dell’inizio dello scambio non esaudisce il capriccio di viziati protagonisti, ma si attiene ad una delle sostanziali regole del gioco: l’assenza di rumore consente ai tennisti di concentrare ogni loro attenzione sulle gesta da compiere. L’appassionato, spesso anch’egli tennista, con fatica giustifica le roboanti deroghe al silenzio che taluni telecronisti esercitano incessantemente, ergendosi (forse inconsapevoli) a protagonisti di un evento, che, per natura, è già dotato di ritmi, di suoni e, non così di rado, di splendide melodie. Applausi del pubblico compresi.

Nella sua rubrica A fil di rete, sul Corriere della Sera, Aldo Grasso ha scritto recentemente proprio dell’importanza del silenzio nello sport televisivo, soprattutto ai nostri tempi, nei quali: “Con le attuali riprese, finalmente le immagini parlano da sole: basterebbe aumentare gli effetti sonori che giungono dal terreno di gioco per creare un'atmosfera incredibile. E invece i telecronisti parlano ancora troppo: anche nei più giovani si sente la matrice radiofonica, con quell'ossessione che porta a colmare ogni pausa. In questo momento ci troviamo in una situazione, dal punto di vista informativo, in cui la tecnologia è più avanti del telecronista”. Grasso si riferiva al calcio, che aveva appena visto alla televisione durante il week end.

Il calcio, non solo ai più alti livelli agonistici, è uno sport che prevede un tifo diverso rispetto a quello che segue il tennis: si gioca in un’arena colma di rumori, di urla, di cori, di sfottò. È un gioco che non prevede venti/trenta secondi di pausa tra un’azione e l’altra, ma una lunga pausa tra un tempo e l’altro. La continuità delle azioni invita i telecronisti ad interventi fiume, ad una raffica di parole ed, in alcuni momenti, ad un’irrefrenabile esaltazione. Per raccontare tutto ciò che vede sul campo in tempo reale, il cronista di calcio deve prepararsi a parlare per un’ora e mezza, quasi senza soluzione di continuità. Grasso ha sentito il bisogno di chiedere un po’ di silenzio a chi racconta il calcio in diretta, addebitando alla matrice radiofonica l’impeto logorroico anche dei più giovani inviati. Io tendo a “giustificarli”, considerando il calcio uno spettacolo che, comunque, già si pratica in un ambiente intensamente chiassoso: una voce in più non può disturbare troppo.

A tutti i telecronisti di tennis, invece, chiederei di limitare gli interventi durante le fasi di gioco ed, innanzitutto, di saper distinguere i momenti culminanti da quelli routinari ed i colpi straordinari da quelli automatici. In un match di tennis ci sono pochi momenti nei quali l’esaltazione supera l’ammirazione: alcuni telecronisti, per commentare uno scambio ben giocato sul 15 pari nel terzo gioco del primo set, calano, in studiato crescendo, la stessa enfasi delle tremila parole al minuto che s’usa per l’arrembante azione in contropiede all’ultimo minuto della finale di Coppa dei Campioni. Se Grasso addebita alla matrice radiofonica l’eccesso di parole di alcuni telecronisti del calcio, io addebito alla matrice calcistica l’eccesso di parole di alcuni telecronisti del tennis. Per coprire le telecronache dei numerosi incontri trasmessi ed, immagino, per questioni di bilancio, ormai da tempo, Sky ha scelto di chiedere ai suoi cronisti di calcio di seguire anche le partite di tennis. Alcuni hanno ben compreso che trattasi di materie diverse, altri meno. Ringraziando anche gli ultimi per le loro prestazioni, ricordo che spesso il silenzio è d’oro e che, nel tennis, in alcuni momenti, il silenzio è d’obbligo.
 

Marcos

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