03/10/2012 20:09 CEST - L'ANALISI

Il declino dell'impero americano?

TENNIS - Dopo il ritiro di Roddick un'intera generazione di tennisti USA è pronta a passare il testimone ai più giovani. Riusciranno i vari Harrison, Sock, Kudla a vincere uno slam dopo quasi 10 anni di astinenza? Daniele Malafarina

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Il team USA vincitore della Davis 2007: Roddick, i Bryan, Blake e il capitano Patrick McEnroe (Photo by Jonathan Ferrey/Getty Images)
Il team USA vincitore della Davis 2007: Roddick, i Bryan, Blake e il capitano Patrick McEnroe (Photo by Jonathan Ferrey/Getty Images)

Il tennis è uno sport globale, si sa. Ma andando a ben guardare il trend degli ultimi anni si nota che mentre molte piccole nazioni si sono affacciate alla ribalta con uno o due giocatori di vertice l'Europa è salita al comando del ranking. Chi invece è lentamente sparito dalla ribalta andando ad occupare una posizione di rincalzo sono gli Stati Uniti, quella che una volta era l'indiscussa prima potenza tennistica al mondo.

Nell'ultima classifica ATP ci sono 8 americani tra i top 100, che parebbe essere una cifra più che dignitosa. Se però andiamo a guardare in dettaglio scopriamo che questi sono quasi tutti over 25 e con pochi prospetti di diventare il tanto atteso vincitore di un grande slam. Titolo che manca ai giocatori a stelle e strisce dal 2003. L'unica eccezione è quel Ryan Harrison che, dovesse mettere ordine nel proprio gioco trovando la concentrazione necessaria per dare il massimo in ogni match, potrebbe diventare una presenza stabile tra i primi 10.

In che condizioni versa quindi il tennis americano?

I vecchi
Isner: Big John ha fatto il definitivo salto di qualità quest'anno centrando alcune vittorie importandi contro campioni del calibro di Djokovic e Federer ed entrando per la prima volta nei top 10. Certo però che a 27 anni è difficile chiedere di più al gigante della Caroline. La stagione 2013 potrebbe essere quella della conferma ad alti livelli e magari un altro paio di anni al vertice riuscirà a rimanere ma chiedere uno slam è probabilmente chiedere troppo.

Querrey: Sam ha già fatto quasi un miracolo tornando a ridosso dei top 20 quest'anno (numero 26 con quasi nulla da difendere fino a fine anno) dopo un infortunio che lo aveva trascinato fuori dei primi 100 ad inizio stagione. A 25 anni (tra pochi giorni) però anche per lui è difficile ipotizzare un futuro da vincitore di slam. Il potenziale per entrare nei primi 10 c'è (ma il potenziale ce l'hanno in tanti), ma quello probabilmente sarebbe già un trauardo eccezionale.

Fish: Con il ritiro di Andy Roddick, Mardy Fish è diventato il patriarca del tennis americano. Anche lui è esploso tardi, ha raggiunto il massimo verso i trent'anni ed ora si trova in lieve declino a causa di una serie di problemi fisici (al cuore) che ne hanno limitato l'attività nella seconda metà della stagione. Attualmente numero 22 sarebbe già un miracolo rivederlo nei top 10, sperare in una tardiva vittoria in uno slam è pura fantascienza.

Baker: Se Querrey a ridosso dei top20 è un miracolo Brian Baker a ridosso dei 50 a 27 anni è una storia da fare invidia a Lazzaro. Baker neanche dovrebbe giocare a tennis. Da junior se la giocava con Djokovic e compagnia e per lui si pronosticava un futuro da campione. Poi gli infortuni e carriera finita prima ancora di cominciare. Il primo tentativo di rientro nel 2004 lo porta a ridosso dei primi 200 ed ad un nuovo infortunio. Nel 2010 non ha classifica. Nel 2011 è 456. Il 2012 è storia. Brian è già contento di giocare nel circuito maggiore. Qualche exploit qua è là lo farà e di certo si toglierà qualche soddisfazione ma uno slam o anche entrare nei primi 10 non sono risultati neanche pensabili.

Blake: Un altro caso di carriera miracolata condita da un periodo nei primi 10 (con il n.4 raggiunto nel 2006). A 32 anni si attende solamente l'annuncio del ritiro mentre James ancora se la gioca passando un paio di turni qua e là e rimanendo a ridosso dei primi 100.

Young: Il giovane Young, eterna promessa, sembrava finalmente sulla buona strada avendo chiuso il 2011 alla posizione n.39 ed avendo giocato la sua prima finale a Bangkok. Oggi Donald è in caduta libera, n.158 del mondo, 4 vittorie e 23 sconfitte quest'anno. Nonostante abbia solo 23 anni Young va nel novero dei 'vecchi' in quanto la speranza che possa mantenere le promesse di gioventù (numero 1 junior a 16 anni e vincitore dell'Australian Open junior a 15) sembra sfumata del tutto.

Ginepri: Altro talento inespresso Robby Ginepri è arrivato al n.15 del mondo nel 2005 grazie ad una semifinale all'US Open. Sembrava l'inizio di una carriera d'alto livello, invece fu l'inizio di un lento declino. Robby gioca ancora ma anche i primi 100 sembrano ormai un miraggio (ad oggi è n.284).

Levine: A 24 anni ha raggiunto il suo best ranking di numero 69 questa settimana grazie soprattutto a risultati nei challenger. Di più non si può chiedere.

Ram: Più un doppista che un singolarista, a suo agio soprattutto sull'erba (semifinalista a Newport), da tre anni fa dentro e fuori dai primi 100. A 28 anni il suo miglior tennis lo ha già raggiunto.

I giovani
Harrison: Ad oggi il più futuribile dei giovani. Si è già messo in mostra con buoni risultati sul cemento americano e si trova adesso, a vent'anni, a ridosso dei primi 50. Se l'evoluzione tattica e mentale non si arresta dovrebbe arrivare tra i primi 10 al mondo entrao un paio d'anni. Da lì a vincere uno slam il passo è lungo ma non impossibile, specie per uno come lui con un'infinita fiducia nei propri mezzi. Come disse Courier quest'anno in Australia: 'La persona più eccitata per i progressi di Ryan harrison è Ryan Harrison.'

Kudla: Anche lui ventenne, nato a Kiev in Ukraina ma cresciuto in Florida, l'attuale n.160 del mondo si è messo in mostra ad inizio stagione quando, passate le qualificazioni, ha impegnato Andy Roddick al secondo turno a San Josè. Finalista all'US Open junior nel 2010 Kudla è uno dei giovani prospetti americani più interessanti. La strada per il vertice è ancora lunga ma Denis non ha paura di viaggiare e giocare le qualificazione per fare esperienza e punta ad essere tra i primi 50 già dall'anno prossimo. Difficile dire se avrà le qualità per essere il prossimo american slam winner, ma di sicuro non può essere escluso dalla lista.

Sock: Altro ventenne che si è messo in mostra di recente. Jack vinse l'US Open junior nel 2010 su Kudla e quest'anno, all'US Open ha passato due turni con vittorie convincenti su Florian Mayer e Cipolla. Sock, attuale numero 207, è un nome su cui gli americano scommettono molto. Classico prodotto della scuola USA, gran servizio e dritto, Jack ha un'esemplare attitudine in campo, dove non si scompone mai e riesce a dare il meglio nei momenti importanti ma dovrà migliorare la preparazione atletica e la mobilità per puntare ai piani alti della classifica. Il suo è un altro nome da tenere d'occhio.

Johnson: Altro semi sconosciuto che ha raggiunto il terzo turno all'US Open quest'anno. Steve Johnson ha 22 anni ed è numero 170 del mondo. Non è giovanissimo ma è uno di quei tennisti americani (come Isner) che hanno scelto di studiare e finire il college prima di dedicarsi ap professionismo. Johnson potrebbe non diventare un campione da slam ma le 72 vittorie consecutive nel campionato NCAA (due titoli consecutivi) fanno di lui un nome da seguire.

Williams: Rhyne Williams, 21 anni, proveniente anche lui dal circuito NCAA (dove ha perso la finale con Johnson) ha fatto il suo esordio negli slam all'ultimo US Open, passando le qualificazione ed uscendo sconfitto da Andy Roddick. Sta lentamente salendo la china del ranking ATP e si trova attualmente al numero 278

Sandgren: Anche lui 21 anni, finora ha giocato soprattutto a livello challenger e futures in Nord America. Attuale numero 278 del mondo non si poteva non includerlo più per via del nome che per le prospettive future. Infatti con un nome come Tennys, il destino di Sandgren sembra segnato.

Britton: Un paio d'anni fa era una delle grand promesse iniseme ad Harrison. Vincitore del campionato NCAA da matricola a soli 18 anni (record che condivide cn Cecil Mamit e John McEnroe). Sconfitto nella finale junior dell'US Open 2008 da Dimitrov. Wild card e primo turno all'US Open 2009 contro Roger Federer. Oggi, il  ventunenne del missisipi è fermo oltre la quattorcentesima posizione mondiale avendo giocato soprattutto a livello futures.

Daniele Malafarina

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