15/10/2012 23:07 CEST - Personaggi

Un artista conosciuto come "Muscoli"

TENNIS - Vi proponiamo in traduzione un interessante articolo di Steve Tignor su Ken Rosewall, sul suo stile, sui suoi colpi magistrali, in particolare del suo rovescio ormai leggendario. Traduzione di Enos Mantoani

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Ken Rosewall (Getty Images Europe)
Ken Rosewall (Getty Images Europe)

Nelle prime battute del suo match di mercoledì 10 ottobre, a Shangai, contro Federer, Lu ha messo in mostra un passante di rovescio in slice che si è risolto in un vincente. Difficilmente si vedono di questi colpi che vanno a segno al giorno d'oggi, come ha giustamente chiosato il commentatore di Tennis Channel Doug Adler. E ha poi aggiunto che gli ricordava un rovescio di Rosewall.

Io non ho mai visto giocare Rosewall dal vivo, ma avendolo studiato in diversi video ne so abbastanza dell'australiano, ironicamente chiamato Muscles, Muscoli, per intendere perfettamente quello che Adler voleva dire.

Rosewall aveva un colpo che oggi non esiste più: lo slice di rovescio d'attacco, che era un colpo assai più vicino a una palla piatta, come magari usa di più ora. Nel suo recente libro "The Greatest Tennis Matches of All Time", Steve Flink ha classificato il rovescio di Rosewall come il secondo miglior rovescio della storia del tennis, subito dopo a quello di Don Budge. Scrive Flink: "Il suo rovescio funzionava per ogni combinazione: negli scambi, come passante, come lob e anche come risposta al servizio".

Dopo il passante di Lu sono allora andato a cercare qualche vecchio video dei rovesci di Rosewall. Il migliore che ho trovato su YouTube è quello fatto da Kevin Rosero da una vecchia registrazione della finale degli U.S. Open a Forest Hills, dove Rosewall battè il connazionale Tony Roche.

Finora ho sempre cercato di utilizzare video che si possono legalmente postare, ma ho visto che sempre più ne trovo con la scritta “Embedding disabled by request”, suppongo per richiesta dei detentori dei diritti (la CBS o la USTA). Questo video, però, non potevo non condividerlo, visto che è una specie di Giardino dell'Eden del tennis vecchio stile che io mi porto dentro. I miei appunti a riguardo li trovate qua sotto.
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- Il primo scambio del video esemplifica la tesi di Flink: Rosewall incomincia con una delicata risposta di rovescio che cade poco dopo la rete, ricaccia indietro Roche con un lob di rovescio, poi colpisce due buone volée di rovescio prima di chiudere un'altra, di diritto e vincente. Per un attimo ho pensato che Rosewall stesse per agitare il pugno come Nadal dopo quest'ultimo colpo, ma era solo la mia mentalità moderna a farmelo credere. Non sarebbe stato lo stile di Rosewall, ovviamente.

- È dura da credere che Roche fosse la stessa eminenza grigia che si vede in giro per i tornei di oggi. Ai tempi era più vicino a un taglialegna, con un potente servizio e una volée di rovescio che sembrava non perdonasse (Flink la classifica seconda dopo quella di Edberg). Roche usa una racchetta d'alluminio, sembrerebbe una Slazenger Smasher o una Chemold, che dà ai suoi colpi un sordo rumore, che potrebbe però benissimo essere uguale a quello di una racchetta di legno. Roche perse la finale Open l'anno precedente contro Rod Laver in quattro set (fu il sigillo finale del Grand Slam di Laver) e perderà in quattro set anche questa volta.

Nelle discussioni sulla storia del tennis, Rosewall è sempre stato all'ombra di Laver: è comprensibile, seppur ingiusto. Le sue credenziali sono solidissime e la sua longevità eccezionale. Ha vinto otto majors, quattro prima di diventare pro nel 1956 e quattro a partire dal 1968, cioè dopo l'inizio dell'era Open.
Ci piace immaginare quanti Slam avrebbe vinto Laver se non ne fosse stato inibito per cinque anni. Ma quanti ne avrebbe vinti Rosewall, che non potè parteciparvi per ben undici anni? Tanto per dire, vinse il primo Slam dell'era Open, il Roland Garros del 1968, proprio su Laver; quattro ne vinse dopo i 33 anni e inoltre rimane tuttora il giocatore più anziano ad aver vinto uno Slam, nel 1972 aveva infatti 37 anni quando conquistò gli Australian Open. Addirittura, due anni dopo, a 39 anni, raggiunse la finale sia a Wimbledon che agli U.S. Open.
Ma Rosewall fu prolifico anche nei suoi anni ruggenti, trionfando in ben 15 majors del circuito pro: gli U.S. Pro, il Wembley Pro e il French Pro.

- Al minuto 3:35 di questo video, Rosewall sferra un passante incrociato di diritto che si rivela vincente: lo controlla magistralmente, come se lo telecomandasse. Il suo stile di gioco era semplice e artistico allo stesso tempo. A partire dal servizio, non c'era nulla di stonato nel suo gioco o nel suo modo di stare in campo.
Uno dei suoi primi e grandi ammiratori fu il leggendario ed elegante René Lacoste. Ecco come il giornalista Al Laney descrive il momento in cui, assieme a Lacoste, videro per la prima volta Rosewall che giocava all'Orange Lawn Tennis Club nei primi anni Cinquanta. Un artista che ammira il lavoro di un altro artista.

“Spalle al campo” scrive Laney “ho visto il viso di Lacoste illuminarsi come se si fosse accesa una lampadina. Mi giro e c'era Rosewall che scambiava con Dick Savitt. René si rizzò sulla sedia e io mi spostai per lasciargli libera la visuale, convinto che ammirasse Savitt, campione di Wimbledon. Quando iniziai a parlargli di Savitt come il miglior amatore del mondo, però, Lacoste disse: "No, no; sto guardando il piccoletto. Che giocatore meraviglioso, e così giovane!". Quel giorno vinse Savitt, ma Lacoste predisse: "Avrebbe potuto battere Levitt anche oggi, se solo si rendesse conto di quante capacità abbia, ma non c'è da preoccuparsi, lo scoprirà presto".

Con questo video riusciamo senz'altro a farci un'idea di quanto quel "piccoletto" riuscì ad esprimere il suo talento.
 

Enos Mantoani

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