26/10/2012 15:02 CEST - Personaggi

Nadal: "Ferrero è uno dei più grandi di Spagna"

TENNIS - Contro Almagro, Ferrero ha chiuso la carriera a Valencia, torneo di cui è co-proprietario. E' attivo in una fondazione per i giovani. Possiede l'accademia Equelite e un hotel di lusso. Sarà il prossimo capitano di Davis? Alessandro Mastroluca

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Juan Carlos Ferrero
Juan Carlos Ferrero

Sono fiero di tutto quello che ho fatto”. Non c'è bilancio migliore di quello di Juan Carlos Ferrero per chiudere una carriera e aprire nuove pagine della propria vita. Ha chiuso nel torneo di casa, di cui è co-proprietario, a Valencia, un evento con una location tra le più straordinarie del circuito: l'Agorà nella Città delle Arti e delle Scienze.

E' l'addio a uno dei più grandi di questo Paese” ha detto un emozionato Rafa Nadal nella cerimonia dopo la sconfitta contro Almagro, l'ultima partita in carriera di Mosquito. “Juan Carlos è stato fondamentale per il tennis spagnolo” ha detto al sito dell'ATP David Ferrer. “Ha aperto la strada per molti altri giocatori e per i recenti successi in Davis della nostra nazione. E' stato ed è il mio migliore amico sul circuto. È un caro amico mio e di molti miei amici. È una persona nobile e molto umile”.

Tra gli omaggi, insieme a quello dei suoi amici Gibernau e Sergio Garcia, è arrivato anche quello di Lleyton Hewitt. “Sono venuto a Valencia solo perché era l'ultimo torneo di Ferrero. Posso capire benissimo cosa sta vivendo, perché a me toccherà fra poco”.

Due carriere in un una
La carriera di Mosquito è segnata dalla morte della madre, Rosario, nel 1998. Alla mamma non piacevano i tennisti troppo esuberanti. Anche per questo le parole chiave della storia sportiva di Juan Carlos diventano discioplina, dedizione, sobrietà. Due anni prima Ferrero ha lasciato Onteniente per seguire il suo coach storico, Antonio Martinez, alla accademia Equelite a Villena. Adesso Mosquito è il proprietario dell'accademia, che segue i migliori prospetti tra i 14 e i 21 anni. “Probabilmente è la migliore che abbia mai visitato” ha detto Judy Murray commentando i pregi della struttura.

Nel 1998 arriva in finale al Roland Garros junior, perdendo da Fernando Gonzalez. L'anno successivo guadagna 302 posizioni nel ranking ATP: finisce l'anno al n.43 e viene eletto “Newcomer of the year”. Dodici mesi dopo il suo contributo è essenziale per regalare alla Spagna la prima coppa Davis. Al Palau Saint Jordi di Barcellona, a sorpresa viene scelto come singolarista al posto di Corretja. E completa una stagione esemplare, senza sconfitte in Davis. Al venerdì batte Rafter e porta il punteggio sull'1-1. L'australiano, che aveva saltato la vittoriosa finale del 1999 contro la Francia per un intervento chirurgico, si infortuna all'anca sul finale del terzo set e si ritira nel quarto set con Ferrero avanti 67 76 62 31.

Ma il vero capolavoro lo firma la domenica, contro Lleyton Hewitt. Breaka tre volte nei primi quattro turni di battuta dell'australiano, che chiude un disastroso primo set con uno smash lungo e un rovescio in rete: 6-2 Spagna. Il giudice di sedia, Mike Morrissey, deve continuamente insistere e chiedere “silencio por favor, gracias” per calmare i tifosi sempre più irrequieti durante i 76 minuti del secondo set.

Ferrero comanda gli scambi col dritto, Hewitt subisce da fondo e sbaglia troppo: un dritto a rete gli costa il break nel terzo game del terzo set. Ma nell'ottavo gioco alza per la prima volta il pugnetto e il “come on”: controbreak e 4-4. Salva due set point nell'undicesimo gioco, ne spreca due nel dodicesimo (rovescio e dritto inside-out larghi) ed è costretto al tiebreak. E sono ancora due gratuiti di dritto a dare a Ferrero gli ultimi due punti che decidono il tiebreak: 7 punti a 5 Ferrero.

Hewitt però non molla nel terzo. Il break decisivo arriva al settimo game: sotto 15-40, lo spagnolo tenta un drop shot, che però rimane corto, e in 53 minuti Hewitt completa il 6-4.

Il terzo set segue i servizi per i primi sette game, e si chiude con tre break di fila. Quando Ferrero disegna il rovescio lungolinea che vale il 62 76 67 64, anche il re Juan Carlos e la regina Sofia si uniscono ai cori e ai canti di gioia di un'intera nazione.

Per quattro anni, tra il 2000 e il 2003, Ferrero è il re incontrastato della terra battuta. In quel quadriennio, ha un bilancio di 111 vittorie e 25 sconfitte sul rosso, 23-2 al Roland Garros. Qui, dopo la finale persa nel 2002, l'anno successivo conquista il suo unico Slam contro il finalista più inatteso nella storia recente dei major: l'olandese Martin Verkerk, che aveva eliminato Schuttler (finalista agli Australian Open), Moya e Coria. Ma nulla può contro Mosquito, che mette la freccia subito, con un break nel primo game. Costretto sulla difensiva, Verkerk subisce il mix di penetranti colpi da fondo e ricami di Ferrero, che non si fa distrarre nemmeno da uno streaker che invade il campo durante il terzo game del secondo set. Chiude 61 63 62 in due ore e 8 minuti. “Non smetterò di lavorare perché ho vinto questo torneo” dice mentre riceve il trofeo da Yannick Noah. “Voglio provare a diventare il migliore del mondo”.

Ci riuscirà a raggiungere la vetta del ranking, l'8 settembre del 2003. La mantiene per 8 settimane. Ma sono 176 le settimane consecutive che trascorre tra i primi 10 del mondo, fino al 13 settembre 2004. Ha appena giocato un torneo che apre una nuova strada a tutta la nazione. Agli Us Open, Ferrero conferma, dopo i successi di Moya, che anche gli spagnoli, che per anni hanno disertato Wimbledon, possono ottenere grandi risultati sul veloce, anche giocando da fondo. La semifinale vinta con Agassi è certamente tra le migliori partite della sua carriera.

Dal 2004, però, inizia la decadenza di Ferrero, tra malattie, infortuni e l'avvento di Rafa Nadal. Mosquito deve aspettare 110 tornei per tornare a vincere un titolo. Nel 2009 a Casablanca elimina Andreev in semifinale e supera in finale il francese Florent Serra 64 75.

Casablanca è l'inizio di una rinascita breve ma intensa. A inizio 2010 il ciclo di tornei sudamericani regala a Mosquito una seconda giovinezza. “Non è facile sentirsi così. Ma in quei momenti era difficile giocare meglio di me perché stavo dando il 100%”. Due giorni dopo il suo 30mo compleanno gioca la sua 30ma finale in carriera, a Costa do Saouipe, e lascia solo un game al polacco Kubot. Una settimana dopo nemmeno Ferrer riesce a fermarlo nella finale di Buenos Aires: era dal 2001 che Ferrero non vinceva due titoli di fila. Arriva poi in finale all'ATP 500 di Acapulco: le 14 vittorie di fila rappresentano la seconda miglior serie di successi della sua carriera. Perderà da Ferrer, ma rientrerà al numero 14 delle classifiche. Il suo ultimo titolo, il sedicesimo a fronte di 18 finali, l'anno scorso a Stoccarda, in finale su Andujar.

Le altre pagine della sua vita
“Cerco di avere successo in tutto quello che faccio” ha detto Ferrero, “E' importante nella vita, quando lavori così duro in qualcosa, avere qualcosa indietro”. E a 32 anni Mosquito ha saputo differenziare. È attivo nella Fundación de la Comunidad Valenciana che promuove lo sport per i giovani a Valencia e dintorni. Nel 2007 ha acquistato un antico cottage a Bocairente, 50 minuti a sud di Valencia, e l'ha trasformato nell'Hotel Ferrero, con 12 suites di lusso. A novembre 2010 è stato inserito per la prima volta nella Guida Michelin di Spagna e Portogallo per la selezione dei prodotti e la creatività che caratterizza il menu del ristorante.

Molti lo vedono come prossimo capitano di Davis. “Sarebbe un'ottima scelta, ma fatemi restare ancora un po'” ha scherzato Corretja nella cerimonia per il ritiro a Valencia.

Il miglior complimento, però, per Ferrero, sempre schivo quando deve parlare di sé, è arrivato dall'amico Ferrer. “E' stato un grande giocatore. Ma come persona è ancora meglio”.
 

Alessandro Mastroluca

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