29/10/2012 15:26 CEST - ATP/WTA

I protagonisti da lassù

TENNIS - Tennis Space ha pubblicato una breve panoramica sugli arbitri più famosi del Tour. Da Jake Garner, che ha dovuto vedersela con l'ira di Federer, a Pascal Maria, che parla della sua mano bruciata da...un trofeo. Traduzione di Federico Romagnoli

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Carlos Bernardes (Photo by Jim McIsaac/Getty Images)
Carlos Bernardes (Photo by Jim McIsaac/Getty Images)

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Steve Ullrich. Da appassionati di tennis, anche se non riconoscete il volto di Steve, la sua voce dovrebbe essere la prima a cui pensiate quando si parla di arbitri. Il suo tono profondo e rassicurante e il suo accento americano sono familiari ai fan di tutto il mondo. Ha arbitrato cinque finali US Open. L'uomo di Indianapolis, che iniziò a arbitrare nel 1979, ha detto: "Penso che la ragione che mi abbia fatto durare così a lungo sia che ho una pessima memoria, quindi non ricordo i brutti momenti. Continuerò fino a che i miei occhi me lo consentiranno: spero un paio di anni ancora".

Eva Asderaki. Sfortunatamente per lei, verrà ricordata come l'arbitro che affrontò la collera di Serena Williams, beccandosi un "unattractive inside" allo US Open 2011. Proveniente dalla Grecia, Eva è diventata arbitro dopo aver giocato da ragazza, quando venne richiesta come giudice di linea in un torneo del suo club locale. "Mi piacque e conobbi persone di altri paesi che mi raccontarono le loro esperienze, così iniziai".

Jake Garner. Similmente a Eva Asderaki, il momento più memorabile di Jake Garner rimane la sfuriata ricevuta da Roger Federer durante la finale US Open 2009. L'americano è uno dei più giovani arbitri del tour, ma ha già una sostanziosa esperienza nel dirigere i match più importanti (il più recente è la finale US Open 2012).

Carlos Bernardes. Il brasiliano dalla parlata morbida è conosciuto per essere uno dei più gradevoli personaggi dell'universo tennistico, elemento che lo ha talvolta sovraccaricato. Per esempio quando Tomas Berdych lo accusò di essere spaventato dai top players (nello specifico Rafael Nadal). “La cosa bella di essere un arbitro è che puoi visitare posti in cui non sei mai stato prima. Sono stato anche in Sud Africa, è un bel posto. La cosa più dura invece è stare lontani da casa, mi manca mia figlia.”

Lynn Welch. Prima di arbitrare, Lynn Welch - che somiglia a Billie-Jean King - è stata una talentuosa giocatrice, vincendo diversi titoli come campionessa del Maine, e giocando tennis nei college. Sfortunatamente, gli infortuni le hanno impedito di diventare una professionista.

Mohamed Lahyani. Lo svedese è stato l'arbitro nel match fra John Isner e Nicolas Mahut a Wimbledon 2010, il più lungo di tutti i tempi. "E' stato stupendo far parte di un match così fuori dall'ordinario, ero talmente concentrato che non ho pensato neanche per un istante a cose tipo mangiare o andare in bagno".

Lars Graff. Arbitra nel tour sin dal 1994. La sua prima esperienza come arbitro risale a quando era ragazzo: dopo aver perso un match, gli fu chiesto di arbitrare il successivo. Terminata la leva come parte della marina svedese, Graff ha continuato a allenarsi come arbitro durante gli anni Ottanta, fino a diventare parte del team ATP nei primi Novanta.

Enric Molina. Viene da Barcellona e è stato riconosciuto come uno dei migliori arbitri sin dal 2005, quando gli venne addebitata la responsabilità della finale di Coppa Davis. Alla tenera età di 38 anni, è sicuro di rappresentare negli anni a venire la Spagna dalla propria sedia, così come Rafa Nadal e compagnia la rappresentano in campo.

Alison Lang. Ha arbitrato undici finali di Slam. Da ragazza rappresentava la contea di Northumberland come giocatrice, per poi passare all'arbitraggio. Apparve per la prima volta come giudice di linea a Wimbledon 1993.

Pascal Maria. Il francese è uno degli arbitri con più esperienza nel tour. Maria ha detto che è un lavoro semplice perché ha una grande passione per il gioco e che può guardarlo dalla miglior postazione possibile. Due episodi negativi della sua carriera: "Quando ho iniziato avevo i capelli, ora no. Uno dei peggiori momenti poi è stato quando arbitrai una finale junior al Roland Garros: il trofeo era vicino alla sedia e il sole rifletteva attraverso di esso sulla mia mano. Non me ne accorsi lì per lì, ma alla fine del match bruciava".

Traduzione di Federico Romagnoli

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