06/11/2012 10:52 CEST - Interviste

Paganini: "Federer non consuma, crea"

TENNIS - "Quando hai molto talento, come Federer, devi lavorare di più sul fisico". Parola di Pierre Paganini, preparatore di Roger dal 2000. "Federer non potrebbe continuare se non gli piacesse davvero quello che fa". Trad. di Alessandro Mastroluca

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Roger Federer e Pierre Paganini
Roger Federer e Pierre Paganini

Roger Federer non si è mai ritirato durante un match. Ha giocato 52 Slam di fila, a quattro dal record di Wayne Ferreira. E' all'undicesimo Masters consecutivo: dovesse giocarlo anche l'anno prossimo, eguaglierebbe il primato di Lendl. Il merito è, in buona parte, di Pierre Paganini. 54 anni, ex atleta e calciatore che non ha mai giocato a tennis ad alto livello, Paganini è il preparatore dello svizzero dal 2000 e ha spiegato il suo lavoro in un'intervista al New York Times. Si erano conosciuti sei anni prima, al centro tecnico federale. Ma è dal terzo millennio che lavorano insieme. Hanno iniziato con un programma triennale per portare in alto il 19-enne Federer. E non hanno ancora smesso.

Cosa deve fare Federer di diverso per continuare ad avere successo alla sua età?
Non hai gli stessi obiettivi a 19 e a 31 anni. Quando lavori con un 19enne, pensi sul lungo periodo, all'arco complessivo della sua carriera. Col passare degli anni, diventa sempre più centrale la stagione in corso, il momento in sé. Roger ha una capacità incredibile di migliorare. Per questo è ancora al top. È forte mentalmente e può adattarsi anche sul piano fisico.

Devi essere davvero bravo per trovare qualche esercizio che lo metta in difficoltà. È così coordinato. Quando abbiamo iniziato a lavorare full time nel 2000, gli ho proposto un esercizio complesso: ho sentito, mentre lo stava eseguendo, che era perfetto. Alla fine mi ha spiegato perché gli avevo chiesto di farlo. Da atleta, non solo aveva capito come farlo. Aveva anche capito perché. Lui non è uno che consuma. Lui crea.

Perché ha resistito dove altri non sono riusciti?
Penso che sia perché la sua vita gira intorno al tennis, ma allo stesso tempo sa come staccare un po'. Sa che il recupero è una parte importante del processo, poi torna più motivato di prima per allenarsi ancora. Quello che trovo interessante è che ha la stessa motivazione oggi di quando era junior. Direi addirittura una spinta maggiore per quanto riguarda il lavoro fisico. Da ragazzo era un artista che voleva essere un artista. Ora è un artista che sa esattamente cosa fare per esprimere i suoi virtuosismi.

C'è una convinzione diffusa nel mondo del tennis per cui i suoi doni genetici (il fisico, la grazia naturale) gli rendano più facile rimanere in forma. È vero?
Lo sento dire tutti i giorni. Avere un potenziale è una cosa, esprimerlo per 70 partite l'anno è un'altra. Penso che sottovalutiamo tutto il lavoo che fa Roger, e non è un brutto problema. Lo sottostimiamo perché vediamo Roger giocare, vediamo l'artista che si esprime. E quasi dimentichiamo che deve lavorare per arrivare lì. È come guardare un ballerino classico: vedi la grazia e dimentichi il lavoro che c'è dietro. E devi lavorare molto, molto, molto duro per diventare un ballerino così bello.

Con la potenza e la muscolarità del tennis moderno, la velocità sembra determinante.
Non possiamo dimenticare che non parliamo solo di velocità; parliamo di velocità e resistenza insieme. Non fai un solo scatto come un centometrista. Li fai per tre ore, o di più. E' dura, e hai 25 o 90 secondi per recuperare. E devi esserne consapevole in tutto il lavoro che fai. Non ti chiediamo di battere un record di velocità. Ti chiediamo di essere ripetutamente veloce per un periodo lungo. È questo che rende il tennis interessante. Non corri 40 chilometri quando la partita dura 5 ore. Corri al massimo 6 chilometri.

Perciò ha perso uno step?
No, non credo. Non dimentichiamo che Roger ha un incredibile senso dell'anicipo. Nel tennis non devi solo essere veloce. Devi correre bene e usare la velocità con intelligenza. E Roger da questo punto di vista, quello della visione del campo, è intelligentissimo.

Sul piano fisico, Roger ha bisogno di lavorare quanto Nadal o Djokovic?
Il fatto che la sua fisicalità sia meno in evidenza sul campo non vuol die che deve lavorare meno. Roger varia moltissimo i colpi, e questo significa che anche il movimento dei piedi è più variato. Di conseguenza, devi allenarti per adattarlo al suo tipo di gioco. Ecco perché è impossibile usare lo stesso metodo per tutti i giocatori. Federer è diverso da Nadal e Djokovic, ma tutti e tre sono grandi campioni.

Prendi qualcuno che parla bene inglese e francese e prendi qualcun altro che parla inglese, russo, giapponese, spagnolo e cinese. Per me, Roger è il secondo tipo. Con la sua creatività, parla tante lingue in campo, ma parla anche tante lingue con la velocità e la coordinazione e il fisico ed è obbligato a fare questo perché è un giocatore creativo. Cos'è più difficile? Parlare sette lingue o due? Sette, che dimostra che quando hai un sacco di talento devi lavorare moltissimo ed è quello che fa Roger. Non potrebbe continuare se non gli piacesse. Puoi lavorare senza che ti piaccia davvero quello che fai se hai fame di arrivare. Ma quando hai vinto praticamente tutto, ti deve piacere davvero per continuare. A 23 anni, quando arriva il preparatore ti sorprendi. A 30 quando arriva il preparatore sai benissimo cosa ti aspetta. E Roger sorride ancora.
 

Alessandro Mastroluca

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