08/11/2012 16:02 CEST - ATP

Hawkins, il "falco" che ha salvato il tennis

TENNIS - Paul Hawkins, l'inventore di Occhio di falco, ha reso giustizia ad un'infinità di situazioni mal giudicate dall'occhio umano. Questa è la storia sua e della sua invenzione, nata grazie al cricket. Traduzione di Vanni Gibertini

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una "sentenza" di Hawk Eye
una "sentenza" di Hawk Eye

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Nel 1990, Paul Hawkins era semplicemente uno studente inglese che stava iniziando i suoi studi per conseguire il dottorato in intelligenza artificiale. Era anche un giocatore di cricket a livello semi-professionistico. Una volta affrontò un viaggio di 300 miglia in auto per andare a disputare un incontro, ed appena entrato in campo, alla prima battuta, fu vittima di quello che lui considerò una chiamata profondamente ingiusta da parte dell’arbitro. “Il viaggio di ritorno alla mia università dopo la fine del match fu molto lungo, ed ebbi tutto il tempo di meditare e ponderare”.

La maggior parte dei giocatori reagiscono agli errori arbitrali contro la nostra squadra semplicemente urlando agli ufficiali di gara, tirando oggetti alla televisione o postando su internet messaggi deliranti. Hawkins non fece nessuna di queste cose. Invece, gli venne un’idea. Perché non utilizzare il suo know-how tecnologico per eliminare le cattive chiamate nello sport?
Qualche anno più tardi, nel 1999, finiti gli studi ed iniziata la sua attività lavorativa in un centro di ricerca, Hawkins iniziò a gettare le fondamenta per realizzare il suo sogno. Sviluppò un sistema di telecamere ad alta velocità che fosse in grado di seguire le traiettorie di una palla e, con l’aiuto di un sofisticato programma, prevederne la traiettoria. La sua prima applicazione fu ovvia: il cricket.

La terribile chiamata che lo aveva danneggiato in quello sciagurato giorno sul campo da cricket era relativa ad un fallo di gioco chiamato “leg before wicket”, ovvero gamba prima del wicket. Nel gioco del cricket il lanciatore (che si comporta in maniera similare al lanciatore di una squadra di baseball) cerca di lanciare la palla in modo tale che colpisca il wicket ( una serie di legnetti appoggiati a terra in una determinata forma) senza poter essere colpita con una mazza dal battitore che si trova davanti al wicket stesso. Se la palla colpisce la gamba del battitore prima del wicket, è compito dell’arbitro decidere se, senza l’interferenza della gamba, la palla avrebbe o meno colpito il bersaglio. Questa chiamata è sempre stata delegata al giudizio soggettivo dell’arbitro – fino a quando Hawkins decise che non doveva necessariamente essere così. Usando la velocità e la traiettoria della palla individuata dal suo sistema di telecamere, un computer era in grado di calcolare con grande precisione la probabilità che la palla, durante il suo percorso naturale, avrebbe colpito il bersaglio.

In principio, la domanda maggiore per il sistema che Hawkins aveva ribattezzato “Hawk-Eye” arrivò dalle stazioni televisive che trasmettevano il cricket, e non dalla comunità degli arbitri. I replay iniziarono ad utilizzare Hawk-Eye – con l’aiuto di grafica in sovra-impressione per evidenziare la traiettoria naturale della palla – e l’effetto immediato fu quello di stroncare sul nascere le discussioni da bar che si originavano tra coloro che assistevano alle partite nei pub. “In generale – dice Hawkins – abbiamo riscontrato che le televisioni, operando in un regime altamente competitivo, hanno grande interesse ad offrire valore aggiunto ai propri telespettatori. Le federazioni sportive, invece, muovendosi in un ambito molto meno competitivo, sono molto meno ricettive nei confronti delle novità e tendono ad agire in maniera reattiva. Le televisioni sono un grande strumento di marketing per noi: le federazioni vedono che gli spettatori a casa possono vedere come avrebbero dovuto essere valutate certe palle, mentre gli arbitri non possono contare su questo supporto”. Nel 2001, Hawk-Eye aveva fatto il suo debutto nei match di cricket trasmessi in televisione in Inghilterra. E poco dopo entrò a far parte degli strumenti ufficiali a disposizione degli arbitri.

Seguirono poi gli adattamenti di Hawk-Eye per altri sport. Hawkins avrebbe continuato la sua instancabile attività promozionale, offrendo il supporto di Hawk-Eye agli arbitri di varie discipline, con il nobilissimo scopo di onorare la sacralità del gioco, ma le varie federazioni erano estremamente restie al cambiamento. “In tutti gli sport dei quali ci siamo occupati – continua Hawkins – c’è sempre stato un singolo episodio catalizzatore che ha causato la reazione della federazione”. Nel tennis, quell’episodio fu l’incontro tra Serena Williams e Jennifer Capriati agli U.S. Open 2004. In quel match ci furono diversi errori arbitrali, alcuni piuttosto grossolani, che andarono tutti a sfavore della Williams, con i replay televisivi (inclusi quelli con la “Mac Cam”, la telecamera ad alta velocità così soprannominata in onore di John McEnroe) che misero in chiara evidenza le sviste degli arbitri. C’era bisogno di una soluzione.
Hawk-Eye dalla sua aveva diversi vantaggi: 1) Era in grado di fornire un verdetto molto più velocemente di quanto non fosse possibile se si fosse escogitato un sistema in cui solo l’arbitro avesse avuto accesso alle immagini; 2) Poteva garantire una soluzione definitiva alle diatribe – non si può discutere con una macchina. Nel 2007, Hawk-Eye venne introdotto a Wimbledon ed in altri grandi tornei per dirimere la questione delle chiamate dubbie. Oggi giorno, secondo Hawkins “fa parte dell’equipaggiamento standard in quasi tutti i tornei professionistici nel mondo”. Sebbene il sistema di Hawk-Eye non sia infallibile, può determinare se una palla è dentro o fuori con un margine d’errore di pochi millimetri, ed è abbastanza sofisticato da tenere in considerazione variabili come la temperatura sul campo ad una certa ora del giorno, che può alterare, sebbene in maniera infinitesimale, la dimensione del campo da gioco.

Per quanto riguarda il calcio, il momento della verità arrivò durante i Mondiali del 2010. Il giocatore inglese Frank Lampard fece partire un tiro che si stampò sotto la traversa e rimbalzò sul terreno oltre la linea della porta. O almeno questo è quello che tutti videro, tranne gli arbitri. Milioni di telespettatori britannici diedero sfogo alla propria rabbia nei giorni e nelle settimane che seguirono quell’episodio. La FIFA – l’organismo che governa il calcio mondiale – aveva sempre resistito all’introduzione di aiuti tecnologici per i propri arbitri, ma a seguito dell’episodio del gol fantasma di Lampard, dovette capitolare e finì per cambiare la propria posizione. Durante la scorsa estate, la FIFA ha approvato l’uso di Hawk-Eye (e del concorrente GoalRef) per determinare se la palla attraversa o meno la linea di porta. Ogni qualvolta la palla dovesse attraversare la linea di porta, entro un secondo il computer di Hawk-Eye invierà un segnale all’orologio dell’arbitro.

Hawk-Eye è stata acquistata da Sony lo scorso anno per una cifra stimata in torno ai 32 milioni di dollari, ma Hawkins rimane il direttore generale dell’azienda. Ed è ancora alla ricerca di altri sport nei quali eliminare il fattore umano nella valutazione dei falli di gioco. Secondo Hawkins, si potrebbe aiutare gli arbitiri di calcio ad effettuare le chiamate di fuori gioco, e fornire un supporto agli ufficiali di gara del baseball per poter determinare in maniera più accurata se un giocatore arriva salvo in base o meno. E’ anche in avanzate trattative con la NFL per l’introduzione di altri accorgimenti (per ora ancora top-secret) e che rendano l’utilizzo dell’instant replay in campo (già permesso nel football americano) e riducano l’impatto del fattore umano sulla valutazione delle azioni di gioco.

Traduzione di Vanni Gibertini

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