12/11/2012 20:51 CEST - ATP FINALS

Federer e Agassi i campioni più generosi

TENNIS - Si è dibattuto con Ion Tiriac, Pat Cash, Justin Gimelstob e la CEO della Federer Foundation, su cosa fanno i tennisti per combattere la fame nel mondo. Da Londra, Ubaldo Scanagatta

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Cash, Gimelstob, Handel e Tiriac al dibattito
Cash, Gimelstob, Handel e Tiriac al dibattito

Fare arrivare aiuti al Terzo Mondo? C’è tanta di quella corruzione in quei Paesi che perfino quella è una vera impresa!” diceva Pat Cash…

Dimmi un Paese nel quale non c’è corruzione politica e gli facciamo avere un Nobel, non puoi salvare l’Africa nemmeno se sei Bill Gates…però Federer, Nadal, Agassi hanno più impatto nel mondo del filantropismo di quanto ne abbiano Schumacher, Messi e Cristiano Ronaldo” ribatteva Ion Tiriac prima di avanzare una serie di proposte i cui destinatari-promotori avrebbero dovuto essere i campioni del tennis e l’Atp. “Non si tratta tanto di mandare cibarie quanto di aiutare la gente a mettere a profitto le loro qualità, di saper investire in modo proficuo per aiutare chi ha necessità al meglio…Se ho un milione di dollari al 31 dicembre, prima pianifico come investirlo e solo dopo un anno lo spendo” aggiungeva Janine Handel, la svizzera a capo della Fondazione Roger Federer.

Se i nostri più noti calciatori, che guadagnano ancora più dei migliori tennisti del mondo, devolvessero in attività benefiche la metà di quanto donano i vari Federer, Nadal, Djokovic, Roddick, Ferrero, McEnroe, Cash, l’Atp e anche doppisti seminoti come Eric Butorac, molti meno bambini morirebbero di fame, in Africa e nel mondo.

Ma ci sono tanti modi di aiutare chi ha più bisogno _ eufemismo…quando si parla di vita e di morte _ e a Londra è stato organizzato in un building futuristico di Canary Wharf, l’East Wintergarden, un interessante dibattito “Al di là della riga di fondocampo i tennisti giocano una loro parte nella società?”

Al dibattito, promosso dal Credit Suisse in cooperazione con la Roger Federer Foundation, hanno preso parte un quartetto di opinionisti: Ion Tiriac (che ha creato un mini-villaggio di una dozzina di case nella sua città natale, Brasov, che ha ospitato per 15 anni una sessantina di piccoli orfani cui ha garantito l’istruzione scolastica fino al raggiunguimento dell’università, e ora invece ospita anziani), l’ex campione australiano vittorioso a Wimbledon 1987 Pat Cash, Justin Gimelstob, board-member dell’Atp (a capo della fondazione Justin Gimelstob Children’s Fund) e Janine Handel, la Chief Executive della Roger Federer Foundation che con la Credit Suisse ha cominciato una collaborazione nel 2009.

Con tutti questi personaggi abbiamo realizzato piccole video-interviste che potrete vedere da oggi in poi, mentre il noto fotografo tedesco Paul Zimmer ha scattato le foto che anche potrete vedere.

Ben Nichols, head of sports pr della “Influence”, ha predisposto tutta la macchina organizzativa per sviluppare il dibattito alla grande. Presente gran parte della stampa specializzata, e naturalmente tutta quella svizzera.

Su una cosa gli opinionisti erano tutti d‘accordo: i tennisti contemporanei svolgono piuttosto bene la loro parte nella società. Ma sul come sarebbe il modo migliore per farlo ancora meglio e di più le opinioni divergevano.

Tiriac: “Si aiuta il prossimo per se stessi, per sentirsi meglio, per guardarsi allo specchio, poi …ne discende che ci si guadagna anch il rispetto degli altri, sebbene io ami soprattutto quelli che fanno le cose per il prossimo senza preoccuparsi di farlo sapere.” Però si è contraddetto un pochino quando, dopo aver detto che deve trattarsi di un modo di essere, genuino e spontaneo, ha lanciato un ballon d’essai: “Se fossi a capo dell’Atp direi che tutti i giocatori fra il n.1 e il n.300 dovrebbero versare l’1 per cento dei loro guadagni in azioni benefiche…”.

Al che Justin Gimelstob ha reagito: “Se li obblighi non li fai crescere, non coltivi la loro educazione…i giocatori ci devono arrivare per loro conto. La filosofia dell’ATP non è quella di obbligare i giocatori a fare donazioni…ma siamo orgogliosi di come molti die nostri giocatori si comportano. Roger Federer è uno dei più sensibili al problema e dei più generosi, ma non è solo. Ci sono molte fondazioni, di giocatori importanti e meno importanti. Uomini e donne… (e ha citato Maria Sharapova). Più si concentrano nella loro attività primaria, il tennis, più fanno risultati e diventano popolari, maggiori chances hanno e avranno poi quando avranno smesso di giocare, di aiutare gli altri. I giocatori sono stati i primi a rispondere dando disponibilità con esibizioni mrate a raccogliere i fondi quando c’è stato lo tsunami e proprio la scorsa settimana, tramite il nostro Gala Dinner, 440.000 sterline sono state raccolte per l’ospedale pediatrico di Great Ormond Street. Molti giocatori diventano più attivi quando smettono di giocare, vedi il caso di Agassi che ha fatto cose straordinarie per i ragazzi in difficoltà di Las Vegas, dando loro modo di studiare e di farsi una cultura prima quasi impossibile in un città come Las Vegas”.

Le leggi americane favoriscono la detrazione fiscale per chi fa della “charity” _ una cosa intelligente _ ma in Europa non hanno avuto proseliti. Janine Handel ha dovuto rispondere ad una domanda che poneva appunto l’accento sulla carità come business.

"Non mi interessa se sia utile o no a fare business, ma se la fai nel modo sbagliato certamente diventa negativo per il business laddove ci sia. Devi cercare di fare le cose al meglio, evitare scandali, ruberie etcetera”.

Sia Cash sia Gimelstob hanno parlato delle loro esperienze personali “perché se sei stato povero e hai vissuto certi problemi anche fisici, frequentando tanti ospedali _ diceva Cash (che a suo tempo fu bloccato dall’appiattimento delle vertebre per oltre un anno) _ vieni a conoscenza di tante cose e ti viene più naturale pensare di fare qualcosa per gli altri…Ero in Irlanda a giocare un’esibizione con Mats Wilander quando ho sentito per la prima volta parlare di GOAL, una fondazione che si occupa di combattere la fame in Africa, Haiti e altrove”. E lì Cash ha fatto quell’accenno alla corruzione.

Io ho perso la mamma da piccolo_ ha raccontato Justin Gimelstob, un ragazzo moloto estroverso e molto in gamba, a dispetto di un’apparente superficialità _ ho conosciuto dei ragazzini piccolissimi malati di cancro, quegli incontri mi hanno spinto a creare una Fondazione che si occupasse dei casi di tumore pediatrico”.

Chissà se Federer avrebbe mai dato il via ad una Fondazione che si occupa dell’Africa _ ci hanno fatto vedere un interessante filmato su quanto viene fatto nel Malawi, uno dei Paesi più poveri _ se sua madre non fosse stata sudafricana. Janine ha detto che incontra Roger, il presidente della fondazione, almeno 10 volte l’anno per discutere gli investimenti: “E’ un presidente molto attivo,è al corrente di tutto, le decisioni più importanti le prende lui, sia pure di concerto in genere con la sua famiglia. A volte più che gli investimenti …con voi giornalisti che mi chiedete sempre solo la misura di quelli (il programma è decennale, alla fine saranno minimo 20 milioni di dollari…mi par di intuire) conta la metodologia. Nel Malawi abbiamo incontrato un gruppo di madri e abbiamo loro insegnato come coltivare gli orti e tirare fuori il mangiare per i bambini. Ora esiste un programma di refezione scolastica per 600 bambini. E sapete qual è stato l’investimento: 500 dollari!” Se la Handel ha sostenuto più volte con esempi di questo tipo che più che i soldi sono i metodi per investirli, Gimelstob aveva un approccio più pragmatico per avere “soldi impatti”, e abbastanza dello stesso avviso era Pat Cash che ha ricordato come “in Australia siano stati investiti recentemente un milione di dollari che può sembrare tantissimo, per creare un sistema di website che consentisse a tutte le iniziative benefiche di coordinarsi fra loro e lavorare insieme senza troppe dispersioni”.

Come sempre le proposte più originali sono venute da Ion Tiriac: “Atp e WTA si devono sposare…e fare le cose insieme. Qui fra tutte queste sigle, questi poiteri contrapposti, ITF, WTA, ATP, Federazioni, Proprietari di Slam, per ogni piccola iniziativa comune ci vogliono 5 anni. Poi Wimbledon dà 40 milioni di sterline alla LTA: siamo sicuri che non si può far di meglio?

Il tennis è il secondo sport in Europa dietro il calcio, per me, in termini di popolarità e riconoscibilità dei suoi testimonial. Ma nel mondo deve competere con grandi sport: tutti hanno cambiato molte più cose, anche per via delle tv _ dice lui che ha provato a introdurre i campi in terra blù a Madrid _ mentre il tennis più che il tiebreak e l’Hawk Eye non ha fatto. Possiamo fare grandi cose, ma bisogna farle per bene e al momento giusto.Mica ci deve volere così tanto, per esempio, a mettere su un bel torneo di due giorni con i primi 4 uomini e le prime 4 donne: tirerebbe su un diversi milini di dollari, fra diritti tv e biglietteria. E sono sicuro che tutti sarebbero felici di contribuire. Federer è un grande esempio, di fronte a lui mi tolgo il cappello. E anche per Agassi”.

Gimelstob: “Sono certo che quando Federer avrà smesso di giocare si impegnerà ancora di più, avendo maggior tempo, per aiutare l’Africa e non solo. Oggi deve continuare a concentrarsi soprattutto nel battere quanti più record gli sarà possibile. Nessun ambasciatore ha le sue credenziali per farsi aprire le porte nel mondo intero…”.

Una mattinata interessante, diversa dal solito. I lettori di Ubitennis dicano la loro, propongano idee che magari noi trasmetteremo a tutti questi campioni di buona volontà e di sani principi.

Ubaldo Scanagatta

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