15/12/2012 14:17 CEST - L'approfondimento

Sergio Tacchini, brand italiano sempre meno italiano

TENNIS - Con la chiusura dell'outlet di Castelletto Ticino del prossimo gennaio si assottiglia sempre più il numero dei punti vendita in Italia. Ripercorriamo la carriera sportiva ed imprenditoriale di un tennista ed un marchio che ha avuto tra i suoi testimonial giocatori come Jimmy Connors, John McEnroe, Pete Sampras, Martina Hingis e Novak Djokovic. Stefano Pentagallo

| | condividi
Novak Djokovic, sponsorizzato Tacchini, con il trofeo degli Australian Open (Photo by Quinn Rooney/Getty Images Sport)
Novak Djokovic, sponsorizzato Tacchini, con il trofeo degli Australian Open (Photo by Quinn Rooney/Getty Images Sport)

Quella di sapersi reinventare è una dote che appartiene a pochi uomini. E di questi pochi, ancor di meno possono dire di aver vissuto con soddisfazione personale e professionale la propria carriera su più fronti. Per riuscirvi non basta essere tenaci e determinati. Bisogna essere vincenti dentro. Caratteristica che rispecchia perfettamente il profilo di Sergio Tacchini, novarese del '38, che nel tennis e, in particolare, nell'imprenditoria è sempre stato garanzia di successo.

Affacciatosi al tennis all'età di sedici anni sui campi dell'UNUCI Novara (oggi A.S.D. Tennis Novara), sotto la guida di Enzo Pautassi, dimostra subito una predisposizione naturale verso il tennis che gli permette di far parte dello squadrone azzurro di Coppa Davis, insieme con Pietrangeli, Gardini, Sirola e Merlo, con cui nel 1960 e nel 1961 raggiunge le finalissime in Australia, entrambe perse, che rappresenteranno il massimo risultato tennistico italiano fino al 1976. Non solo delusioni per lui, però. Nelle trentacinque occasioni in cui venne chiamato in causa con la nostra nazionale si tolse anche diverse soddisfazioni: una su tutte la vittoria a Roma, nel 1966, ai danni del sudafricano Drysdale, allora numero 5 del mondo, che portò il sommo Gianni Clerici a definirlo, insieme col conterraneo Giordano Maioli, "di ottima razza, di estrazione borghese, non ebbero in dono dagli dei le armi fatate di Nicola ma ci rappresentarono sempre con dignità".

Non aveva in dono le armi fatate di Nicola, Sergio, ma che fosse promettente lo dimostrava proprio la vittoria su Pietrangeli ai campionati italiani assoluti di tennis del 1960, dove Tacchini perse in finale da Giuseppe Merlo, uno dei primi esponenti al mondo del rovescio bimane "grazie al quale costruì un gioco di grande efficacia, fatto di resistenza, di colpi non forti ma precisi e di grandi rincorse", secondo quanto scrisse Sandro Picchi nel suo libro "Il campione e il suo doppio". Quel tanto agognato titolo italiano che gli sfuggì in singolare lo vinse più volte in doppio proprio con Maioli (3), oltre che con Pietrangeli (2).

Sempre tra i primissimi a livello nazionale (n.2 nel '65 e n.3 nel '67), nel 1965 Tacchini venne riconosciuto al sesto posto nella classifica dei valori europei. Nel tempo tante sono le vittorie giunte sui campi più prestigiosi del mondo contro i migliori giocatori dell'epoca. Così come tanti sono gli episodi che hanno contraddistinto la sua eccentrica carriera: dalla zuffa con il colombiano Alvarez durante un torneo di doppio a Napoli che gli costò una squalifica alla cattiva interpretazione degli orari di gioco nel corso del torneo di Wimbledon che lo portarono a visitare il castello di Windsor quando, invece, avrebbe dovuto essere in campo contro Santana.

Proprio la parola eccentrico è quella che meglio incarna la lungimirante visione che Tacchini ha del proprio futuro. Un futuro che non è più solo tennis, dal quale si defila, ma soprattutto imprenditoria nel settore dell'abbigliamento sportivo, e non solo. Così, nel 1966, fonda l'azienda che porta il suo nome: la Sandys poi divenuta Sergio Tacchini S.p.A. Un marchio rivoluzionario, che fa da precursore all'idea di campione al servizio del marketing e che da subito introduce grandi innovazioni in termini di stile diventando il primo ad usare il colore in un'era in cui l'unico colore del tennis era il bianco.

Sinonimo di stile ed eleganza, Tacchini viene riconosciuto come leader indiscusso a livello internazionale nel mondo del tennis grazie allo spessore dei suoi testimonial. I primi ad indossare le divise con la "T" disegnata sul petto sono Ilie Nastase e Jimmy Connors. E con il rumeno, agli Us Open del 1972, si inaugura un lungo palmares che nel corso di oltre quarant'anni ha fruttato ai tennisti vestiti Tacchini 44 titoli dello Slam.

Da ottimo giocatore qual era, Tacchini è anche un gran intenditore di tennis ed ha il merito di puntare su campioni affermati ma non ancora all'apice della loro carriera. È esattamente ciò che accade con John McEnroe. È in un pub di Londra che Tacchini convince il padre del giocatore statunitense a firmare un contratto di sponsorizzazione. Una fiducia che viene ben ripagata da Jonny Mac che diventa numero uno al mondo e fa incetta di titoli del Grande Slam. Prima di lui, però, ci sono anche Ian Kodes, Vitas Gerulaitis, Tonino Zugarelli, Roscoe Tanner, Lea Pericoli, Adriano Panatta, Martina Navratilova.

Gli anni ottanta sono quelli del progresso per Tacchini che allarga il suo portfolio di sponsorizzazioni abbracciando nella propria famiglia atleti di altri sport quali F1 con Ayrton Senna e Carlos Reutemann, sci con Marc Girardelli e Pirmin Zurbriggen, e golf con Ian Woosman. Con loro Tacchini amplia anche l'offerta di prodotti aprendo alle calzature _ di cui era stato il primo distributore Nike dalla fine degli anni settanta fino alla prima metà degli anni ottanta _ e agli accessori, all'abbigliamento per lo sci e per il golf, quello da mare e per il tempo libero.

A cavallo degli anni '80-'90 è sponsor principale della Coppa del Mondo di sci alpino prima dell'avvento del "Cafè de Colombia". Proprio la prima metà del novanta segna il periodo di massima fioritura del marchio con l'inaugurazione del primo negozio monomarca a Torino. Da lì a poco i negozi monomarca cresceranno fino a raggiungere le duecento unità in tutta Europa. Ormai imprenditore illustre e conosciuto in tutto il mondo il capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, novarese anch'egli, gli conferisce l'onorificenza di Cavaliere del Lavoro.

"Nel periodo a cavallo degli anni '60 e fino al 1966 ha essenzialmente svolto attività sportiva rappresentando l'Italia nella squadra nazionale di Coppa Davis per sette anni consecutivi. Nello stesso periodo ha ottenuto per tre volte il titolo di Campione Italiano di Tennis. Dopo aver interrotto l'attività sportiva ha iniziato l'attività imprenditoriale che si è progressivamente sviluppata nel corso degli anni fino a raggiungere un fatturato aggregato di Gruppo nel 1992 di circa 220 miliardi, con poco meno di 450 addetti fra Italia ed estero. L'attività del Gruppo si è, in quest'ultimo decennio, particolarmente sviluppata a livello internazionale anche in seguito agli importanti investimenti che sono stati fatti promuovendo, oltre al marchio della società, l'immagine ed il nome di vari campioni dello sport, legati in modo particolare al settore produttivo della società quali il tennis, lo sci ed il golf. Fra le varie cariche che ricopre, è membro del Consiglio Direttivo dell'Associazione Italiana Industriali Abbigliamento, Presidente dell'International Lawn Tennis Club d'Italia, nonché socio del Rotary Club e del Panathlon."

Continuano a susseguirsi i successi degli atleti griffati Tacchini. Prima Pat Cash a Wimbledon, poi Mats Wilander con tre quarti di Slam. Intanto il sommo scriba Gianni Clerici suggerisce a Sergio di far firmare un contratto di sponsorizzazione al giovane Pete Sampras. Una scelta che si rivela azzeccata. L'americano vince nel '90 il suo primo Slam agli Us Open e con Tacchini raggiungerà la prima posizione mondiale. Sono anche gli anni di Sabatini, Bruguera e Farina. E con Girardelli nello sci arrivano tre Coppe del Mondo.

I risultati parlano da sé. La ditta novarese vince la gare per la fornitura ufficiale della squadra italiana ai Giochi Olimpici di Atlanta '96; nel frattempo estende il marchio ad occhiali e profumi. Si conferma anche la tradizione di Tacchini di vestire i più grandi campioni dello sport. Entrano a far parte del team Costantino Rocca nel golf e Goran Ivanisevic e Martina Hingis nel tennis.

Nella seconda metà degli anni novanta Tacchini scopre di dover fare i conti con la concorrenza spietata delle multinazionali, da Europa dell'Est ad Asia, e, di riflesso, con il proprio successo, così delocalizza sempre più la propria produzione. Nel 1997 la Sergio Tacchini si affida ad un polo di terzisti in Estremo Oriente. La concorrenza continua a farsi forte e in alcuni casi diventa anche sleale. Con la Hingis dopo cinque Slam insieme si arriva ad una causa legale per aver violato il contratto vestendo abiti di altre marche.

Il nuovo millennio si apre con le sponsorizzazioni non più di campioni ma di giovani promesse: Juan Carlos Ferrero, Tommy Robredo, Filippo Volandri e Flavia Pennetta. Segnale evidente della crisi sempre più incessante che colpisce Tacchini. Per tentare di alleggerire i costi Tacchini concentra la produzione in Cina, Grecia e Portogallo. Una mossa che non dà l'esito sperato. Nel giugno del 2007, dopo 41 anni, Tacchini è costretto a cedere la società ai cinesi di Hembly, produttore di prodotti di moda nel proprio Paese, che mantiene la denominazione e l'italianità del brand. Con la nuova proprietà ed il nuovo management, Tacchini si concentra sul tennis e sulla sponsorizzazione dei grandi eventi in questo settore: Monte-Carlo Rolex Masters, Internazionali BNL d'Italia e Shanghai Rolex Masters rappresentano la nuova frontiera.  

Nonostante i problemi e la politica aziendale, sotto la guida del magnate cinese Billy Ngok, Sergio Tacchini ricomincia pian piano ad ingranare e nel 2009 mette sotto contratto Novak Djokovic. Una scommessa che si rivela azzeccata ma allo stesso tempo non sostenibile. Strappato all'Adidas con un contratto di dieci anni, l'accordo prevede un minimo garantito piuttosto basso, rafforzato da ricchi premi in caso di vittorie. Il problema è anche lì, insieme a quelli di consegna per far fronte agli ordini, e quindi di organizzazione. Djokovic in pochi mesi guadagna la prima posizione mondiale e in tre anni arriva a conquistare quattro Slam. I premi in denaro da riconoscergli sono sempre più alti e la richiesta commerciale cui far fronte sempre più ampia. L'azienda, che ha ricominciato con una struttura di produzione e distribuzione ben più modesta degli altri colossi del settore, non riesce a tenere il passo. Neanche l'interruzione del rapporto di sponsorizzazione con la Pennetta permette a Tacchini di trattenere Djokovic. Al Roland Garros di quest'anno il cambio di sponsor. Ad abbracciare il campione serbo a suon di milioni sono i giapponesi di Uniqlo, marchio casual che fa la guerra ad H&M e Zara nella fascia low cost.

Senz'altro un brutto colpo per Sergio Tacchini. Ma non è il solo. È di pochi giorni fa, infatti, la notizia che il prossimo 24 gennaio chiuderà l'outlet di Castelletto Ticino (Novara), uno dei pochi rimasti in Italia fra outlet e negozi (alcuni sono a Gravellona Toce, a Serravalle, a Orio al Serio, a Fiano Romano, a Siena, a Cinisello...).

Il 13 febbraio 2013 scadrà la cassa integrazione per tutti i 55 dipendenti dell'azienda che avrebbe deciso di arrestare tutto il ciclo industriale, collezione, produzione del campionario, campagna vendita, raccolta degli ordini, lancio della produzione, consegna, fatturazione e incasso. E inizierà la mobilità. Tredici dipendenti resteranno invece in azienda perchè la Tacchini ha affidato alla IMG, l'International Management Group, la possibilità di vendere il brand, cioè di vendere anche la licenza del core business dopo che già sono state affidate licenze per i profumi, la pelletteria, le calzature, l'intimo. Probabilmente IMG, nelle vesti di "procacciatori di acquirenti di licenze" cercheranno di venderle a più clienti per macroaree, tipo Stati Uniti, Europa, Sud America, Australia e Asia. Ovvio che chi si è occupato finora di licenze continuerà a farlo. Quindi il nome Sergio Tacchini continuerà a girare. Non più tardi dell'altro giorno Patrizia Balzoni e Cristina Clerici erano all'Aspria dell'Harbour Club a confermare la presenza della Sergio Tacchini a Montecarlo per il torneo della Rolex e del Principato del prossimo aprile..  

Con tante famiglie che rischiano di trovarsi nei guai è stato fissato, dai sindacati, un incontro col sindaco di Novara  _ città per la quale la Sergio Tacchini è stata ovviamente molto importante (nel periodo di maggior fulgore fatturava 280 miliardi di lire, poi 150 milioni di euro, ma l'anno scorso era scesa sui 40 milioni di euro, e non si può dire che il management cinese sia stato all'altezza del fondatore dell'azienda il quale forse _ dal canto suo _  non l'aveva troppo indovinata quando si innamorò della vela) - per le 10 del mattino di giovedì, presente anche il prefetto e un po' tutte le parti sociali. Ma non è davvero una situazione allegra, nè sarà quindi facile risolverla in maniera soddisfacente.  

Stefano Pentagallo

comments powered by Disqus
QS Sport

Si scaldano le trattative di mercato: Milan e Juventus attivissime, la Roma blinda Florenzi; Thohir dice no all'Atletico Madrid per Icardi e Handanovic. Maxi Lopez è del Chievo, Trezeguet torna al River Plate

Ultimi commenti