21/12/2012 11:59 CEST - Approfondimento

Il rovescio a una mano: il meraviglioso sapore del talento

TENNIS - Un colpo ormai quasi desueto nel tennis di oggi, eppure capace, come forse nessun’altro, di deliziare gli occhi del vero aficionado: Federer, Gasquet, Almagro, Wawrinka e pochi altri tengono alta la bandiera del rovescio a una mano. Luca Pasta

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Masters 1000 Bercy, Richard Gasquet (Getty Images Europe Dean Mouhtaropoulos)
Masters 1000 Bercy, Richard Gasquet (Getty Images Europe Dean Mouhtaropoulos)

La rivoluzione che ha condotto al tennis contemporaneo, è stata capace, come sappiamo, di trasformare molti aspetti del gioco, dal servizio, al diritto, alla preparazione atletica, a quella mentale. I nuovi schemi, le nuove superfici, le palle modificate, le nuove attitudini tattiche, la fisicità sempre più prorompente degli atleti, hanno fatto nascere o comunque diventare frequenti colpi che non esistevano o quasi, come lo schiaffo al volo, ed hanno rarefatto invece gesti che una volta popolavano gli scambi, dalle voleè, quelle vere, alle palle corte, alle demi-voleè. Ma se vi è un colpo che è stato letteralmente mortificato dalla modernità, beh quello è il rovescio ad una mano, quello che quarant’anni fa era semplicemente “il rovescio”, ed adesso è più raro di un panda, al punto che i suoi residui interpreti sembrano appartenere ad una rara specie in via d’estinzione e purtroppo non protetta. Troppo spesso oggi, molti istruttori, maestri ed allenatori moderni, preferiscono indicare al ragazzino o alla ragazzina di turno la scorciatoia del rovescio bimane, più semplice da imparare, più adatto quando non si ha ancora molta forza fisica, grazie al supporto che la seconda mano ed il secondo braccio danno. Sia chiaro, il rovescio a due mani è una straordinaria invenzione, è un colpo che può essere estremamente efficace e potente, della quale Jimbo Connors e Bjorn Borg sono stati i primi due, veri, straordinari interpreti. Ma che si sia diffuso in maniera tanto preponderante è un peccato, che ha nuociuto e nuoce alla bellezza ed alla varietà del tennis, parole quest’ultime due, esaltate da quello straordinario gesto che è il rovescio a una mano. Infinite sono le declinazioni di questo magico colpo: il lift esasperato giocato da fondo e capace di sbalzare l’avversario lontano dalla linea di fondo, il colpo un po’ più piatto e violento utile per accelerare da fondo o per passare l’avversario a rete, il passante di tocco in cross rallentato, addirittura il lob liftato; e poi il mondo, perché di un mondo si tratta, del rovescio tagliato, “in back”: utile in risposta con il polso bloccato, da fondo per difendersi, rallentare, o variare il tipo di palla che si offre all’avversario, efficace per approcciare la rete seguendo una palla che, essendo più lenta, dà più tempo per avvicinarsi al net e, rimbalzando poco, rende difficile il compito di chi vuole passare, perfetto infine per attuare lo schema del “chip and charge”, quando un servizio avverso a rimbalzo alto può essere addomesticato con uno slice giocato dall’alto in basso e trasformato in un approccio immediato e soffocante.

Se all’inizio degli anni ’80 ad esempio non ci fosse stato un tecnico illuminato come Percy Rosberg accanto al piccolo Stefanello, mai avremmo potuto deliziare i nostri palati con uno dei rovesci più belli della storia, quello di Stefan Edberg, appunto. Altri eccezionali interpreti di tale colpo furono Lendl, che all’inizio non possedeva il rovescio coperto, ma se ne costruì uno stilisticamente ineccepibile e grandioso nel passante giocato con le ginocchia piegate a sfiorare il suolo e, negli anni ’90, tra gli altri, Stich e e Pioline. Fortunatamente oggi, in mezzo a bimani talvolta simili a robot prodotti in serie, si aggirano personaggi capaci ancora di farci provare quel brivido magico che attraversa ogni vero appassionato quando osserva un bel rovescio ad una mano ben colpito. Anche se le straordinarie potenzialità del rovescio a una mano sono sempre meno conosciute e comprese, i solitari esecutori, sono tanto rari quanto bravi. Immediatamente, quattro nomi e quattro rovesci vengono alla mente: Federer, Gasquet, Wawrinka ed Almagro.

Vogliamo parlare del rovescio di Federer? Ebbene, il campionario del rovescio a una mano illustrato prima, lo svizzero lo possiede per intero. Il rovescio coperto di Roger è un gesto elegante ed efficace, grazie al quale lo svizzero riesce miracolosamente a reggere a lunghi scambi massacranti sulla diagonale “rovescia” impostigli da molti avversari, Djokovic e Nadal in primis. Il problema per lui, su tale diagonale, è che di fronte ha forse il miglior rovescio in circolazione, quello del serbo, e l’ ”unicum” costituito dal dritto mancino arrotato di Nadal, colpi questi, che rimbalzano negli ultimi 30 centimetri e lo costringono a resistere nell’angolo sinistro, con l’aggravante, nel caso di Nadal, di una palla carica e a rimbalzo molto alto. E’ quindi normale che possa, come a volte accade, giungere all’errore dopo un assedio di 8-10 colpi o più. Spesso, quando Federer sbaglia un rovescio coperto sotto pressione, lo sbaglia colpendo la palla con il telaio o in lunghezza, difficilmente il colpo termina in rete. Ma se è vero che spesso il suo rovescio è assediato, è altrettanto vero che qualche volta riesce ad uscire da questo assedio, e se non di rado ciò avviene in quanto è riuscito a spostarsi sufficientemente per colpire di diritto, altre volte riesce a liberare, dopo una lunga serie di cross, splendidi rovesci coperti lungolinea, spesso vincenti, conseguenti ad un colpo leggermente più corto dell’avversario. E’ a livello di passante invece che Federer ha talvolta problemi in lungolinea, in quanto tende in alcuni casi a non tenere bassissimo il colpo, mentre il “passing shot” è eccellente nella versione incrociata.

Un’altra formidabile caratteristica del rovescio liftato dello svizzero consiste nella incredibile abilità nel colpire di controbalzo: non si contano le volte in cui ho visto Roger togliersi da situazioni di estrema difficoltà colpendo di mezzo volo un palla che rimbalzava nei pressi della linea di fondo, ricavandone un colpo comunque profondo o, in certi casi con l’avversario a rete, addirittura un passante vincente. Arriverei anzi a dire che il rovescio in mezza volata da fondo campo di Federer è uno dei suoi colpi più clamorosi: è il frutto di una stupefacente velocità nel coordinare il corpo ed i piedi, di una velocità di braccio eccezionale e di un polso davvero ferreo. Passando poi al rovescio tagliato o in “back”, la varietà di Federer non ha eguali, oggi.

L’uso dello slice da fondo in difesa non è frequentissimo, ma questo dipende prevalentemente dal fatto che spesso le palle che deve fronteggiare rimbalzano alte, mentre spesso lo svizzero su palle avverse non profondissime, usa il taglio dall’alto in basso per giocare cross molto stretti e corti e destabilizzare così il bimane di turno che è costretto a colpire a due mani correndo in avantì, e questo, se per esempio si ha la mobilità del buon Del Potro, è un problema non da poco. Il repertorio del rovescio di Federer viene poi completato sia dal drop shot vero e proprio, ottimo ma non frequentissimo, sia dai colpi d’approccio in slice; essi sono molto ben eseguiti ma non usati così frequentemente, in parte per la difficoltà nel farlo a fronte dell’asfissiante palleggio a cui è sottoposto dai suoi grandi avversari, ma in parte anche per un’attitudine alla presa della rete, che a mio modesto giudizio rimane, in rapporto agli eccezionali mezzi tecnici disponibili, piuttosto scarsa. Definerei comunque, senza esitazioni, quello di Federer, il miglior rovescio ad una mano del circuito, soprattutto perché, come detto, la sua completezza e varietà non ha riscontri.

Se si parlasse infatti soltanto di rovescio coperto o piatto, di potenza del colpo da fondo campo, del saper utilizzare tale colpo addirittura come base fondante del proprio palleggio, beh, si possono trovare almeno tre signori che possono competere con lo svizzero e forse superarlo: stiamo parlando del connazionale Wawrinka, dello spagnolo Almagro, del francese Gasquet. Tutti e tre hanno nel rovescio coperto il miglior colpo del loro intero bagaglio tecnico, ed è davvero difficile dire quale tra i tre possegga il “backhand” più bello o più efficace. Ognuno di questi ha però caratteristiche peculiari. Se si parla soltanto di potenza, infatti, è forse quello di Nicolas Almagro ad imporsi: vi sono situazioni nelle quali lo spagnolo è in grado, anche un paio di metri dietro alla riga di fondo, e magari sulla terra, di esplodere un vincente di rovescio in cross o, più spesso, in lungolinea.

Se però spostiamo la nostra attenzione sull’eleganza e la sensibilità, la guerra è tra Stan Wawrinka e Richard Gasquet, anche se a mio parere il primo si fa preferire: il numero due elvetico ha un movimento ampio e sublime, ed è in grado di produrre meraviglie sia con il lift che con il taglio sotto alla palla. Il francese invece, condivide come nessun’altro con Federer la velocità di braccio e la capacità di colpire di controbalzo, ed ha inoltre una caratteristica unica nel rovescio che forse neppure “mister 17 slam” possiede appieno: la capacità, dato il polso d’acciaio e l’eccezionale timing, di giocare quei rovesci che a me piace definire “schiaffeggiati”, perché di veri e propri schiaffi alla palla trattasi, colpita in avanzamento quando ancora è in ascesa, un gesto che ha avuto nel passato interpreti strepitosi: indimenticabili sia il Mac che aggredisce con un rovescio ad apertura minima la seconda palla di servizio di Lendl mentre sta ancora salendo, togliendosela letteralmente dallo stomaco, o certi “schaffi” esplosi da Boris Becker proteso dinamicamente verso la rete. Come si vede dunque, tre rovesci ad una mano, quelli di Almagro, Wawrinka e Gasquet che sarebbero tutti da insegnare nelle scuole di tennis come esempi vicini alla perfezione.

Altri validi “monomani” popolano il circuito, formando una minoranza orgogliosa della sua “diversità”, e sono forse più di quanti, di primo acchito, si potrebbe immaginare, ciascuno capace di dare un senso, un ruolo ed un’immagine a questo fantastico gesto: dal rovescio arrotato sul rosso di Berloq, Montanes e Garcia Lopez, a quelli forse un po’ arrangiati ma utili in fase offensiva di Karlovic e Mahut, fino a quelli eleganti del veterano Blake e del giovane Dimitrov, senza dimenticare due “nani” come Rochus e Koschreiber, dotati di rovesci a una mano favolosi. Vogliamo lasciare nell’oblìo Feliciano-Deliciano Lopez? Potrà deliziare mamma Murray per altri motivi, ma certamente delizia noi con il suo rovescio d’attacco. Da gustare fino in fondo inoltre, prima che lascino il tour, le interpretazioni di questo colpo di Haas e Youzhny. Ed anche se spesso mi capita di avere pensieri ed esprimere giudizi non esattamente lusinghieri verso il tennis italiano ed i suoi rappresentanti, mi piace qui infine ricordare che anche noi, nel nostro piccolo, annoveriamo tra le fila dei nostri giocatori due ottimi rappresentanti del colpo che qui si celebra: Simone Bolelli, l’uomo capace forse di tutto e niente, ma di certo capace di rovesci piatti monomani talvolta stupefacenti, e Filippo Volandri, che esprime proprio in questo gesto il suo maggior punto di forza con grande naturalezza.

La speranza è il rovescio ad una mano non solo non si estingua, ma anzi torni in futuro ad essere maggiormente protagonista: sarebbe il segno tangibile di un ritorno ad una concezione più raffinata e profonda del nostro gioco, della quale oggi si sente decisamente la mancanza.

 

Guarda i video

Il rovescio coperto di Federer

Il rovescio di Nico Almagro

Il rovescio di Wawrinka

I grandi rovesci di Gasquet

Uno splendido taglio dall'alto in basso di Feliciano Lopez

 

 

 

Luca Pasta

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