18/01/2013 21:46 CEST - Australian Open

Djokovic: "Niente controlli sul sangue per sette mesi: perché?"

TENNIS - "Ho avuto meno test antidoping che in passato. Non so perché". Djokovic apre nuovi dubbi sui controlli ITF. Già Murray e Federer a fine 2012 avevano invocato più test, soprattutto sul sangue. La confessione di Armstrong potrebbe accelerare nuovi sviluppi. Alessandro Mastroluca

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Australian Open 2013, Novak Djokovic
Australian Open 2013, Novak Djokovic

"Non mi hanno fatto controlli antidoping sul sangue negli ultimi sei, sette mesi". Novak Djokovic tocca un nervo scoperto nel meccanismo dei controlli antidoping nel tennis. "Due o tre anni fa venivo testato con più regolarità. Non so perché le cose sono cambiate. Credo comunque che i tennisti siano tra gli atleti più puliti al mondo e che il tennis sia uno degli sport più competitivi. Noi cerchiamo di proteggere l'identità di questo sport".

Già alla fine della scorsa stagione, Murray e Federer avevano invocato un numero maggiore di controlli. “Facciamo un numero giusto di test” ha detto lo scozzese, “ma gran parte sono sulle urine. Penso si possano aumentare quelli sul sangue e migliorare i test fuori dalle competizioni”. E Federer ha confermato: “Credo di essere meno controllato adesso rispetto a sei, sette, otto anni fa. Non so perché”.

Il tennis spende una cifra stimata intorno agli 1,3 milioni di dollari per il programma anti-doping, un terzo rispetto al ciclismo. Il programma è gestito dall'ITF, con fondi che arrivano in elevata misura dall'ATP, dall'ITF e dagli Slam.

Le principali critiche riguardano i controlli sul sangue e i test fuori dalle competizioni. Nel 2011 l'ITF ha raccolto1824 campioni di urine (1023 uomini, 801 donne) e 110 (58 uomini, 52 donne) di sangue durante le competizioni. Decisamente meno i test “out of competition”, al di fuori dei tornei: 195 i campioni di urine e appena 21 di sangue. I campioni di urine sono più significativi, in quanto permettono di rilevare un maggior numero di sostanze illecite, tra cui l'EPO. Ma solo dai test sui campioni di sangue, che attualmente rappresentano meno del 10% del totale, si può scoprire l'utilizzo di ormone della crescita o il ricorso a pratiche (auto emo-trasfusioni, per esempio) e sostanze che aiutano il trasporto di ossigeno nell'organismo. Per Dick Pound, fondatore ed ex presidente della WADA, il numero di controlli fuori dalle competizioni rimane troppo basso.

Dal 1996 una settantina di tennisti sono stati trovati positivi ai controlli. I casi più frequenti sono quelli di positività alla cannabis e al THC (Kristof Michils, Ryan Newport, Steve Sanford, Marcel Felder, Franz Stauder, David Buck, Holger Fischer, Melle Van Gemerden, Simon Larose, Travis Moffat, Guillaume Legat, Miguel Gallardo Valles, Nicolas Coutelot, Gianluca Mager e Anthony Carter). Undici i tennisti positivi alla cocaina (Richard Gasquet, Martina Hingis, Simon Larose, Lourdes Domínguez Lino, Karel Nováček, Mats Wilander, Nicola Gambi, Maximilian Abel, Diego Hipperdinger, Jamie Burdekin, Diego Hipperdinger).
Si sono registrate positività all’adrafinil (Meliha Karic), al modafinil (John Paul Fruttero), il metabolita primario dell'adrafinil, all’efedrina (Kyu Tae Im, Dejan Katic), al niketamide (Charles Irie), all’isometeptene (Marcelo Melo), all’etilefrina (Mariano Puerta), alla metamfetamina (Andre Agassi), al carphedon (Andrei Plotniy), alla metilexanamina (Ivo Minar, Robert Kendrick, Dimitar Kutrovsky, quest'ultimo ha visto ridotta la sua squalifica grazie a Andy Roddick, link), alla pemolina (Dimitry Vlasov), alla caffeina (Martin Rodriguez).
Non mancano le positività per i beta-2 agonisti, sostanze stimolanti che a seconda del dosaggio, hanno effetti anabolizzanti: salbutamolo (Alex Bogomolov Jr., Todd Perry, Anthony Dupuis), clenbuterolo (Karol Beck, David Sebok, Mariano Puerta, Mohammed Mohazebnia), terbutalina (Ilanit Fridman, Jaime Carmona).
Poi ci sono gli anabolizzanti: nandrolone (Guillermo Coria, Sesil Karatantcheva, Petr Korda), metil-testosterone (Juan Ignacio Chela), stanozololo (Pedro Braga), ormone della crescita (Wayne Odesnik – possesso). E le sostanze mascheranti, come i diuretici: idroclorotiazide (Graydon Oliver, Laura Pous Tio, Guillermo Cañas), canrenone (Courtney Nagle), amiloride (Laura Pous Tio), furosemide (Kristina Antoniychuk).

In passato ci sono stati anche due casi (Mariano Hood e Mark Nielsen) di positività alla finasteride, principio attivo di farmaci che combattono la caduta dei capelli, inserita tra le sostanze proibite nel 2005 in quanto agente mascherante di steroidi come il nandrolone. Dal 2009, però, non fa più parte dell'elenco in quanto la Merck Sharp & Dohme società che ha scoperto la molecola, l’ha resa inefficace come agente mascherante.

Infine i glucocorticoidi: triamcinolone acetonide (Stefan Koubek), budesonide (Juan Viloca) e betamethasone (Luis Feo Bernabé).

Secondo Pound il codice WADA che richiede ai tennisti di fornire i dettagli sui propri spostamenti (gli “whereabouts”) per gli eventuali controlli a sorpresa, e non utilizza in genere la fascia tra le 23 e le 6 per i test, non è un deterrente efficace. Con un programma di micro-dosaggi, si possono assumere EPO o altre sostanze per aiutare la concentrazione di ossigeno nel sangue ed essere puliti dopo sei-otto ore. “Se sai di avere una finestra di tempo così a disposizione, il gioco è fatto”.

Una di queste sostanze è il testosterone sintetico, quello che secondo la “decisione ragionata” della Usada avrebbero assunto Lance Armstrong e i suoi compagni di squadra. Nel documento, rilasciato il 10 ottobre, sono raccolte le testimonianze di 26 persone, tra cui 15 ciclisti della US Postal, e le prove che hanno portato alla decisione di squalificare Armstrong e di revocargli i sette titoli al Tour de France. Alla sentenza si sono aggiunte le confessioni di Armstrong, che ha scelto uno dei palcoscenici televisivi di maggiore audience e rilevanza mondiale, lo show di Oprah Winfrey. Le prime risposte danno la misura di quanto l'ex re del ciclismo sia ormai nudo.. “Ha fatto uso di sostanze dopanti?”. “Sì”. “Di Epo?”. “Sì”. “Di trasfusioni?” “Sì” “Di cortisone e testosterone?” “Sì”. Doparsi, dice, era come riempire le borracce. Però aggiunge, quasi a tentare una giustificazione: “Vincere senza doping nella mia generazione non era possibile. Non avevo accesso a cose che altri corridori non potessero prendere, c'erano 200 corridori al Tour e forse in 5 non si dopavano”. Mi sono dopato, insomma, ma non ho barato.

Djokovic, rispondendo a una domanda sulla sua confessione in conferenza stampa dopo la vittoria su Stepanek è lapidario: “Ha barato, ha truffato un sacco di persone nel mondo con la sua carriera, la sua vita, la sua storia. Dovrebbe soffrire per tutte le sue bugie". Tra lo scandalo-Armstrong e la questione aperta dei controlli nel tennis c'è un anello di congiunzione: il dottor Garcia del Moral, figura centrale nello staff della US Postal, la squadra di Lance Armstrong, in cui è entrato a far parte nel 1999. Secondo Floyd Landis, uno dei componenti della squadra, avrebbe da subito sovrinteso alla somministrazione di sostanze proibite (ormone della crescita, EPO, corticosteroidi) e alla pratica delle auto trasfusioni. Soprannominato dagli atleti della US Postal “El Gato Negro”, durante il Tour del 2000 Del Moral sarebbe stato scoperto da un reporter della televisione francese, Huguet Huet, a gettare dei rifiuti su una strada distante dal percorso della tappa in svolgimento. Huet ha dichiarato al Wall Street Journal di aver scoperto tra quei rifiuti confezioni di Actovegin, una sostanza proibita che, se iniettata, permette una migliore circolazione dell'ossigeno nel sangue e migliora le prestazioni.

Del Moral ha lasciato la squadra nel 2003 ma ha continuato a lavorare con gli atleti presso l'Instituto de Medicina del Deporte, a Valencia. Dal 2006 ha lavorato anche con i tennisti che si allenano alla locale Tennis Academy, dove la nostra Sara Errani si è formata e allenata, insieme ad altri giocatori come David Ferrer o Dinara Safina. Lo scorso novembre Pancho Alvarino, proprietario del TennisVal, ex giocatore, e capitano della Spagna vincitrice in Fed Cup nel 1991, ha dichiarato all'Associated Press la fine della collaborazione con Del Moral. "Lui ha sempre avuto un grande riconoscimento internazionale, le sue ricerche sono state seguite da molti, e noi abbiamo sempre scelto il meglio" ha aggiunto Alvarino. Stavolta però il meglio coincideva con altre scelte da fare, e già da un paio di mesi non c'è più alcun rapporto professionale con Del Moral". L'ITF ha riconosciuto la squalifica a vita imposta a Del Moral dalla USADA a luglio, ma non ha preso provvedimenti per evitare che singoli giocatori continuino a rivolgersi a lui a titolo individuale.

Secondo Richard Ings, l'ex arbitro che ha diretto il programma antidoping dell'ATP dal 2001 al 2005 ed è poi diventato capo della Australian Sports Anti-Doping Authority fino al 2010, serve un'indagine per scoprire l'identità e le intenzioni degli altri atleti che si sono rivolti a Del Moral, ma solo il governo spagnolo può prendere questo tipo di iniziativa. A questo proposito, ha detto Ings intervistato via email da Kamakshi Tandon di ESPN, “il futuro della lotta al doping sta in un processo gestito da forti agenzie governative supportate da poteri e da leggi vincolanti. I test saranno una parte del processo, ma non la più importante. Non è per una mancanza di volontà nello sport, ma perché i poteri che può mettere in campo un governo sono decisamente superiori”. Non è un caso se i principali casi di doping nel mondo dello sport, dal caso Balco ad Armstrong, passando per l'Operacion Galgo e l'Operacion Puerto in Spagna, sono nate da inchieste di agenzie governative, extra-sportive.

Anche il più recente, e controverso, caso nel mondo del tennis è stato scoperto grazie a un intervento esterno. È stata la polizia di frontiera dell'aeroporto di Brisbane a trovare, nel gennaio 2010, otto fiale di ormone della crescita e dieci siringhe nella valigia di Wayne Odesnik, che non è mai riuscito a giustificarne il possesso. Non c'erano prove dell’assunzione, ma l'ITF decise comunque di squalificarlo per due anni. Ma è stato poi riabilitato per la non meglio definita “assistenza continuativa e sostanziale in merito all’applicazione delle norme regolamentari”. 

Proprio l'esito della vicenda Odesnik mette in luce l'ultimo aspetto critico in materia di lotta al doping nel tennis. Come ha sintetizzato Hewitt, intervistato a dicembre, anche in riferimento alla riabilitazione di Mariano Puerta nel 2006: “Dovrebbero inasprire le pene. Altrimenti si scoraggia chi cerca di fare la cosa giusta”.

A fine 2011 Stuart Miller, che sovrintende il programma anti-doping dell'ITF, prometteva all'Associated Press: "Stiamo lavorando per aumentare la proporzione dei test sul sangue e dei controlli fuori dalle competizioni sul totale". E aggiungeva: "Stiamo valutando molto attentamente l'introduzione del passaporto biologico nel tennis". Questo comporterebbe il monitoraggio costante di indicatori che possano rivelare l'eventuale assunzione di sostanze dopanti. Un piccolo passo, che non basta a cancellare i dubbi.

Alessandro Mastroluca

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