22/01/2013 18:17 CEST - Australian Open

Djokovic, massacro con riposino 11 semi Slam di fila e rimane n.1

TENNIS - Novak Djokovic fatica solo nel secondo set contro Tomas Berdych e vince per 61 46 61 64. Troppo superiore il gioco da fondo del serbo, che non palesa segni di stanchezza. Riccardo Nuziale

| | condividi
Novak Djokovic
Novak Djokovic

(1) Djokovic b. (5) Berdych 61 46 61 64

L’unica sorpresa è stato il secondo set. Credere infatti che la maratona con Stan Wawrinka potesse aver prosciugato le energie di un atleta incommensurabile come Novak Djokovic era perlopiù speranza di chi spera in un nome diverso da quello del serbo per il titolo finale di questi Australian Open.

Flebile dubbio fisico a parte, doveva essere massacro e massacro è stato. C’è stata illusione di match per un set, il secondo, dove si sono unite e mescolate un calo di tensione di Djokovic e un picco d’intensità del suo avversario, Tomas Berdych, ma il quadro complessivo dell’incontro è stato di desolante prevedibilità.

Perché il grandioso gioco fatto di pesantissime e piatte accelerazioni del ceco che ultimamente mette in così grosse difficoltà Roger Federer, non ha mai impensierito (se non nella semifinale 2010 di Wimbledon, ultima volta in cui Nole ha perso in uno Slam contro un giocatore fuori dalla top 4: da allora 57 successi di fila) Djokovic.

I motivi sono ben chiari: se Federer fatica sempre più a contrapporre alla potenza di Berdych l’esplosività del periodo d’oro, proponendo sempre un gioco d’inimitabile brillantezza e varietà ma meno efficace nel braccio di ferro puro, una palla su cui Berdych sa appoggiarsi alla perfezione, il tennis di Djokovic è fatto per disinnescare quello del ceco; grandissime risposte a logorare e togliere fiducia ad un giocatore che sul servizio basa la sua intera filosofia tennistica, pressing estenuante con palle cariche e pesanti da fondocampo, difesa che solo Nadal e Murray possono vantare, capacità di aprirsi gli angoli sia di dritto che di rovescio, mettendo a nudo le difficoltà negli spostamenti di mister Satorov. Da qui la difficoltà del ceco a trovare vincenti e la facilità a smarrirsi nella palude degli errori, sia gratuiti che procurati.

Questa è stata la musica del primo set, dove Djokovic, “lasciato” il game d’apertura a 15, ha inanellato sei game di fila, non lasciando alcun scampo a Berdych. Nel terzo game il ceco si è reso colpevole di troppi errori (dritto in rete, volee in corridoio, rovescio lungo) e, pur salvando la palla break del 30-40 con una prima vincente e pur arrivando a palla game, nulla ha potuto negli ultimi due punti del gioco, dove la ragnatela di Djokovic ha portato, al termine di due lunghi scambi, altrettanti grandi vincenti, prima di dritto incrociato, poi di rovescio lungolinea.

Nel quinto gioco Nole, avanti 15-40, ha capitalizzato ancora alla seconda chance, portando all’errore Berdych al termine del solito scambio prolungato, che il finalista di Wimby 2010 ha ucciso per esasperazione con un dritto lungo.

Nel settimo gioco il sempre più tramortito Tommaso ha gettato la spugna con il primo doppio fallo sul set point.

Pronti ad assistere la prosecuzione di una prevedibile e noiosissima sceneggiatura, il secondo set ha invece regalato le uniche emozioni del match, con un inizio insolitamente sottotono di Djokovic, all’improvviso falloso (a fine match i gratuiti saranno 25, contro i 43 di Berdych) e incapace di togliere Berdych dalla sua condizione preferita, quella di caricare il cannone da fermo e con i piedi dentro il campo.

È così arrivato, fulmine a ciel sereno, il break del ceco, che prima ha approfittato di due gratuiti di Nole, poi ha preso l’iniziativa sul 15-40, chiudendo con un un feroce dritto inside out.

Improvvisamente il ceco ha iniziato a giocare con più sicurezza, non concedendo più palle break, pur trovandosi quasi sempre in bilico sul 30-30 e uscendone con soluzioni estemporanee (discese a rete con volee complicate, passanti incrociati su schiaffo errato di Djokovic, ecc), e anzi trovandosi in due occasioni con la chance di staccare ulteriormente l’avversario nel punteggio: un paio di accelerazioni vincenti lo hanno portato sul 15-40 nel quinto gioco, dove Nole è risalito alla grande con la prima di servizio, mentre nel nono ha avuto un set point sul 30-40, sprecato con un rovescio oltre la linea di fondo.

La dura legge del gol mancato-gol subito stava punendo il ceco nel decimo gioco, dov’è tornato a soffrire terribilmente al servizio, causa anche un calo sensibile di prime: scivolato 15-40 con un’imbarazzante combinazione smash non chiuso-comodissima volee di dritto in corridoio, Berdych ha per una volta mostrato personalità nel risalire, mettendo a segno un ace e un dritto lungolinea impressionante. Ancora più impressionante è stato il rovescio lungolinea a cancellare la terza palla del controbreak, mentre ha dovuto fare mea culpa Djokovic sulla quarta, sprecata malamente con un innocuo dritto in corridoio. 6-4 Berdych e la partita è finita qui.

Se c’è una gravissima colpa di Berdych in questo match è stato proprio l’inizio del terzo set. Dove avrebbe dovuto azzannare, rimanere attaccato al match con tutta la furia agonistica che aveva in corpo, soprattutto dopo aver chiuso un set con quel decimo game. Invece il numero 6 del mondo si è fatto maionese impazzita, servendo malissimo e sparando a caso l’insparabile, con la logicissima conseguenza che Djokovic, senza fare chissà quali sforzi e quali imprese (bellissimo comunque il lob per il 15-40 nel secondo gioco), è riscappato in un baleno, volando 5-0.

Poco diverso è stato il quarto parziale, meno severo solo nella forma. Il break infatti, come nel primo set, è arrivato nel terzo game, dove Berdych ha prima lottato – pareggiando – con il falco (sconfitto sul punto dello 0-30, su risposta profondissima di Djokovic,  ha fermato il gioco e vinto nel punto successivo su altro colpo nei pressi della riga del serbo) per poi andare sotto 15-40, annullando il primo pericolo con servizio e rovescio incrociato, steccando sul secondo.

Il parziale, si diceva, è stato meno severo solo nella forma, poiché da quel momento Djokovic non ha voluto infierire sull’avversario, forte della sicurezza al servizio: è arrivato a servire per il match con un solo punto perso al servizio in tutto il set.

Nel decimo gioco c’è stato un piccolo sussulto, con Berdych bravo a trovare due buone accelerazioni per il 15-30, ma non tanto da arrivare a palla break. Djokovic ha faticato a chiudere – fallisce il primo match point con una discutibile smorzata, il secondo con un orrendo rovescio incrociato messo lungo con il campo spalancato, ottimo Berdych con il dritto sul terzo – ma il giusto per dare un ultimo soffio vitale a un match che vita non l’ha mai davvero avuta.

Riccardo Nuziale

comments powered by Disqus
QS Sport

Si scaldano le trattative di mercato: Milan e Juventus attivissime, la Roma blinda Florenzi; Thohir dice no all'Atletico Madrid per Icardi e Handanovic. Maxi Lopez è del Chievo, Trezeguet torna al River Plate

Ultimi commenti