05/02/2013 11:42 CEST - Circuito Wta

Bartoli torna in Fed Cup: "Ma non sono la salvatrice"

TENNIS – Dopo nove anni di assenza dalla competizione, la francese rinuncia alla presenza dell’ingombrante padre e sfiderà la Germania a Limoges. Decisiva la mediazione della Mauresmo, neo-capitano transalpino. Alberto Giorni

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Marion Bartoli (Photo by Jim Rogash/Getty Images)
Marion Bartoli (Photo by Jim Rogash/Getty Images)

Deve ancora debuttare come capitano di Fed Cup, ma Amélie Mauresmo ha già messo a segno il primo ace: ricomporre la frattura con Marion Bartoli, di nuovo parte della squadra francese dopo ben nove anni di assenza. Ci sarà anche lei a Limoges nel prossimo weekend insieme a Cornet, Mladenovic e Razzano in una difficile sfida con la Germania guidata da Goerges e Lisicki; è il primo turno del World Group II, la seconda divisione.

Era un’anomalia che la Francia non potesse contare sulla sua miglior giocatrice (ora n°10 del mondo) e che l’anno scorso fosse stata costretta agli spareggi per evitare l’incubo della retrocessione in terza divisione. Ma la Bartoli ha sempre fatto di testa sua e il rifiuto della Federazione transalpina di aprire le porte dello staff all’onnipresente padre-allenatore Walter l’ha fatta chiudere a riccio e autocondannare a un lungo esilio, a causa del quale ha dovuto rinunciare anche alle Olimpiadi di Pechino e a quelle di Londra.

Meglio tardi che mai, è stata Marion ad andare a Canossa. La sconfitta al terzo turno degli Australian Open contro la Makarova ha accelerato i tempi: dopo Melbourne, ha fatto il primo passo parlando con la Mauresmo e dicendosi disponibile a tornare in squadra. Detto, fatto. E papà Walter? Sarà a Limoges, ma solo da spettatore. A 28 anni, sembra che la Bartoli si stia smarcando dalla sua figura ingombrante: prima dell’Open Gaz de France di Parigi, si è allenata per una settimana nell’impianto del Roland Garros senza che il padre fosse nei paraggi, per lo stupore dei presenti.

Comincia quindi nel migliore dei modi la gestione tecnica della Mauresmo, che ha scelto la strada del dialogo convincendo Marion in maniera definitiva. Nessuno meglio della neo-capitana può capire il desiderio di una giocatrice di concentrarsi sulla carriera individuale. Anche Amélie rinunciò a qualche convocazione, come nel 2004, quando non partecipò alla cavalcata che portò alla finale con la Russia a Mosca. Era invece presente la Bartoli, che in finale perse il doppio decisivo in coppia con la Loit e, inconsolabile, versò copiose lacrime. Incredibile ma vero, quella fu la sua ultima apparizione con l’équipe de France.

Ironia della sorte, sabato e domenica a Limoges si giocherà sulla terra battuta, non proprio la sua superficie preferita anche se sul rosso due anni fa centrò la semifinale del Roland Garros, dove si arrese a Francesca Schiavone. Il presidente della Federazione, Jean Gachassin, le ha tirato le orecchie: “Siamo contenti del suo ritorno, ma penso che debba nutrire dei rimpianti per aver aspettato così a lungo”. E la diretta interessata che cosa risponde? “Non guardo indietro, quello che mi interessa è andare oltre e iniziare una nuova avventura. Mio padre? Mi ha sostenuto in questa decisione. Però adesso non dite che sono la salvatrice della patria…”. Cambiare idea è segno di intelligenza: chapeau, mademoiselle Bartoli.

Alberto Giorni

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