13/02/2013 16:01 CEST - TENNIS

Si ritira Esther Vergeer, Miss Imbattibilità

TENNIS - A 31 anni la fuoriclasse del tennis wheelchair smette. Lo fa con una striscia attiva di 470 vittorie consecutive (l'ultimo match perso nel 2003), 21 Slam, 14 Master e 4 ori olimpici. Riccardo Nuziale

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Esther Vergeer con l'oro olimpico di Wimbledon: rimarrà la sua ultima apparizione agonistica
Esther Vergeer con l'oro olimpico di Wimbledon: rimarrà la sua ultima apparizione agonistica

Daniela Di Toro. Chi è costei? Beh, ricordate quando Nadal non perdeva mai sulla terra e si ricordava ad inizio di ogni partita dello spagnolo che Igor Andreev era stato l’ultimo a batterlo sul rosso? Bene, moltiplicate questo all’ennesima potenza.

Daniela Di Toro è stata e rimarrà l’ultima giocatrice in grado di battere Esther Vergeer. Dove sta la notizia, chiederete voi. Beh, quella partita è stata giocata a Sydney il 30 gennaio 2003. Avete letto bene: dieci anni fa. Per essere più specifici, 470 partite fa.

Esther Vergeer, che straordinario simbolo del tennis e dello sport tutto. Ricordo con estremo piacere - l'ho ribadito recentemente - di aver visto la sua performance nella finale degli US Open 2011. Finale da leccarsi i baffi, visto che affrontava la numero 2 del mondo, la connazionale Aniek Van Koot, di nove anni più giovane di lei. Fece fatica Esther, per vincere: finì 6-2 6-1.

Sì, perché la bionda che compirà 32 anni il prossimo 18 luglio (e costretta alla sedia a rotelle dall’età di 8) non solo ha per sempre dimenticato il sapore della sconfitta, da quel 30 gennaio 2003, ma le avversarie le ha schiacciate, disintegrate, umiliate. Basti pensare che negli ultimi tre anni ha perso due set (l'ultimo l'anno scorso: 63 67 62 proprio contro la Van Koot a Pensacola, negli States). La norma diceva 6-0, 6-1, 6-2, 6-3, con netta prevalenza di bagel - 95 le partite 60 60, in questa decade - o un solo game perso. Dei suoi 21 Slam, sei li ha vinti con un doppio 6-0 in finale e in tutto ha perso tre set.

Avete già la bocca spalancata di stupore? Beh, non è finita. Dall’agosto 2004 all’ottobre 2006 non ha perso l’ombra di un set, vincendo 250 parziali di fila. In questi 10 anni ne ha persi 18.

La bacheca dei trofei di Esther è impressionante: 163 titoli e 21 Slam in singolare (tre Grandi Slam, nel 2007, 2009 e 2011. Nel 2008 non si giocarono gli US Open, nel 2010 non partecipò agli Australian Open), 135 coppe e 21 major in doppio (2009 e 2011, più completi perché a Wimbledon non si gioca il singolo), 14 Master vinti su 14 disputati in singolare, 9 in doppio, 4 ori paralimpici in singolare, 3 in doppio (ha perso la finale 2008).

In carriera ha vinto 692 partite e perse 25 in singolare, 443-35 in doppio (dove di tanto in tanto qualche ko è arrivato, in questi anni). Nominata cinque volte ai Laureus World Sports Award per il titolo di miglior sportivo disabile dell’anno, ha vinto nel 2002 e nel 2008.

Eppure le sue parole sono sempre state di grande umiltà, come se fosse la n.30 anziché la più forte: “Lavoro con un team che ogni volta che mi vede giocare vuole che migliori. Posso tuttora migliorarmi in molti modi. Ma comunque tutto questo, la vita che sto vivendo, è grandioso. È incredibile che possa giocare i tornei dello Slam, è fantastico che possa girare il mondo. Anche se hai un handicap fisico, c’è così tanto che tu possa fare. Giocando a tennis, posso diffondere questo messaggio”.

Non si è infatti mai vergognata della sua condizione, Esther, costretta alla sedia a rotelle da un'operazione malriuscita: "All'inizio non realizzavo che sarei rimasta inferma per il resto della mia vita. Ero una bimba che stava soffrendo in ospedale e tutto questo mi portò a pensare che una volta tornata a casa, quando il dolore sarebbe svanito, sarei tornata a camminare. Poi capii che non sarebbe stato così. All'inizio fu dura ovviamente, paragonavo tutto ciò che facevo a quando lo potevo fare prima dell'operazione. Era più facile e divertente quando potevo camminare, quindi fu dura. Penso che lo sport e le persone che mi furono vicino mi portarono a capire che non sarebbe stata la fine del mondo. Ora posso fare qualsiasi cosa che fanno le trentenni, non mi vedo come una disabile".

L'ultimo torneo l'ha giocato a Wimbledon, nel torneo olimpico, dove ha sconfitto in finale la Van Koot sia in singolare (60 63) che in doppio (61 63). Quella Van Koot che già in Australia ha potuto finalmente respirare aria nuova, vincendo il suo primo Slam: il testimone è stato consegnato.

Roger Federer di lei una volta disse: "E' un'atleta straordinaria, possiede una grande personalità e ha messo a segno uno dei record più stupefacenti del nostro sport". Un record secondo, nella storia dello sport, solo a quello del giocatore pakistano di squash Jahangir Khan, che vinse 555 partite di fila (ma nell'arco di 5 anni e mezzo, tra il 1981 e il 1986, non di 10).

E - ci perdoni il buon Roger - per una volta è ben difficile non scomodare quel famigerato e abusatissimo acronimo che allo svizzero non possiamo assegnare con la stessa facilità; perché della disciplina wheelchair Esther Vergeer è stata senza dubbio la più grande interprete mai esistita.

Un ultimo applauso per la GOAT.

Riccardo Nuziale

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