14/03/2013 13:53 CEST - MASTERS 1000 INDIAN WELLS

Murray e Djokovic ai quarti senza brillare

TENNIS - Incredibile finale tra Tsonga e Raonic. Il francese vince 46 75 64. Sull'ultimo punto Raonic commette doppio fallo, ma nessuno capisce per diversi secondi che il match è finito. Tsonga affronterà Djokovic, che chiude all'1 di notte (ora locale) battendo 60 76 Querrey, prossimo numero 1 Usa. Berdych piega Gasquet. Murray supera 76 64 Berlocq. Da Indian Wells, Vanni Gibertini

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Novak Djokovic
Novak Djokovic

Match durissimo da digerire quello perduto da Raonic contro Tsonga quest’oggi sul campo due di Indian Wells. Perché è stato certamente più Raonic a pederlo che non Tsonga a vincerlo. Sotto un sole molto vivo nella prima giornata di grande calura di questo BNP Paribas Open (le temperature sono previste in costante salita fino a venerdì quando potrebbero raggiungere e superare i 35 gradi), il canadese ha per larghi tratti dominato il match, risultando quasi intoccabile sul servizio per quasi un’ora e venti minuti, salvo poi contrarsi nei momenti più delicati e lasciare via libera a Tsonga che, dal canto suo, ha avuto il merito di rimanere attaccato alla partita, sfruttando peraltro una prestazione in risposta davvero deficitaria da parte di Raonic.

Che sarebbe stata una partita molto fedele alla regola del servizio lo si poteva intuire dalle caratteristiche dei due protagonisti e dal loro ultimo (e unico) precedente, il famoso 25-23 al terzo set dei Giochi Olimpici di Londra 2012 durato quasi quattro ore. Ed i fatti non hanno contraddetto le attese: un solo break ha deciso il primo set, quello ottenuto da Raonic al quinto game grazie ad un bellissimo passante di rovescio incrociato che ha mandato al tappeto Tsonga (il francese si è poi fatto fasciare la sbucciatura rimediata in quella caduta fermando il gioco per ben 9 minuti alla fine del primo parziale), la differenza è stata comunque più marcata del 6-4 indicato dal punteggio: Tsonga ha dovuto affrontare palle break in quattro dei suoi cinque turni di battuta, mentre Raonic si è complicato la vita solamente quando ha dovuto servire per il set mandando letteralmente alle ortiche due colpi molto facili sui primi due dei tre set point consecutivi che si era costruito sul 40-0.

Il buon pubblico presente nello Stadium 2, composto da una buona rappresentanza canadese (Palm Springs è una destinazione molto popolare per i cosiddetti “snowbird” canadesi, ovvero quelle persone che migrano al Sud durante i mesi invernali per sfuggire al gelo ed alla neve che attanagliano il Paese della foglia d’acero da novembre ad aprile) oltre che da una nutritissima schiera di ospiti della Federazione Canadese (c’erano almeno una dozzina di persone con i pass di Tennis Canada) gradisce lo spettacolo e continua a sostenere Raonic, il quale se da una parte era quasi intoccabile al servizio (game finale del primo set a parte, cede solamente 6 punti in 9 turni di battuta), alla risposta fa veramente fatica a tenere in campo i colpi anche sulla seconda di Tsonga.
Durante i primi 11 game del secondo parziale solo due volte chi risponde arriva a 30 , ma quando Raonic si trova a dover battere sul 5-6, di colpo l’incantesimo si spezza e con quattro banali errori gratuiti regala il set al francese.

Il terzo set ricalca lo stesso canovaccio del secondo, con nessuno dei due giocatori che riesce a vincere più di due punti sul servizio dell’avversario. Quando si scambia, e capita raramente, è Raonic ad avere la meglio il più delle volte: se viene fatto spostare Tsonga tende a tirare colpi a bassa probabilità che non riescono quasi mai ad ottenere il punto. Sul 3-3 il tabellone elettronico che segna il punteggio va in tilt e deve essere spento: dettaglio che sarebbe pressoché ininfluente in qualunque altro torneo, ma qui il tabellone elettronico è parte integrante del sistema di revisione Hawk Eye, di conseguenza senza di esso non è possibile fare alcun “challenge” sulle chiamate dei giudici di linea. Nessuno se ne accorge fino al decimo gioco, quando, mentre serve sul 4-5, Raonic si scioglie di nuovo: una volée in rete, due errori gratuiti sul 30-15 che regalano il match point a Tsonga. La prima non entra, la seconda molto profonda viene chiamata fuori: Raonic vuole fare il challenge, ma Hawk Eye non funziona. Un po’ di smarrimento generale, ma al canadese non rimane altro da fare che stringere la mano all’avversario e dimenticare in fretta una bruciante sconfitta.

Raonic ha poi spiegato che il momento di smarrimento alla fine è stato dovuto non tanto alla mancanza di Hawk Eye, che sembra l’arbitro avesse informato i giocatori che sarebbe stato disponibile “via radio” anche con lo schermo fuori uso, ma al fatto che Milos pensava di star servendo sul 3-4 e non sul 4-5: “Pensavo che dopo quel doppio fallo fossimo 3-5. Di solito c’è un tabellone in campo, io non seguo il punteggio. L’arbitro ha detto ‘game, set and match’ molto velocemente e non avevamo capito che il match era finito”. Abbastanza curioso, comunque, che un professionista non sappia quando sta servendo per rimanere nel match.
Credo di aver giocato tutto sommato un buon match, anche se ho sbagliato troppi colpi facili. Tatticamente ho provato a mettergli pressione cercando di spostarlo dal centro del campo, ma ho iniziato a sbagliare risposte, anche sulla sua seconda, e la cosa gli ha dato un po’ di tranquillità in più al servizio, sapendo che non doveva necessariamente mettere la prima per fare punto, e quindi ha iniziato a servire meglio”.

Ai quarti sfiderà Novak Djokovic che ha battuto 60 76 Sam Querrey, destinato a diventare il 13mo numero 1 degli Stati Uniti dalla prossima settimana.

Il problema maggiore che Novak Djokovic ha dovuto affrontare nel suo incontro di quarto turno è stato dover scendere in campo 18 minuti dopo la mezzanotte, causa il protrarsi degli incontri precedenti. Il neo n.1 americano Sam Querrey, infatti gli ha creato qualche grattacapo solamente nel secondo parziale, dopo che il prima era filato via nei 22 minuti che sono serviti al primo giocatore del mondo per cucinare una bella ciambella al giocatore di casa (e Querrey è proprio di casa, visto che viene da Santa Monica, nella vicina Los Angeles).

Un po’ come era successo nel turno precedente contro Fognini, dopo un primo set senza alcun problema, nel secondo parziale Djokovic ha invece trovato molta più resistenza da parte del giocatore yankee, che ha iniziato a far leva sulla sua battuta ed è riuscito a mantenersi in scia del serbo. Break e controbreak immediati al quinto e sesto gioco hanno tenuto il punteggio in equilibrio fino alla fine del set, nonostante diverse opportunità da una parte e dall’altra, peraltro sempre gestite in maniera molto autorevole dal giocatore alla battuta.

Nel tie-break una combinazione di colpi quasi sulla riga di fondo di Djokovic ed un diritto sparacchiato malamente in corridoio da Querrey danno al serbo il doppio minibreak che si rivela un vantaggio incolmabile, nonostante i due match point sprecati di fila (dal 6-4 al 6-6) e che consente a Nole di confermare, alla terza occasione grazie al passante lungo di Querrey, l’appuntamento nei quarti con Tsonga.

Si qualifica anche Kevin Anderson, al secondo quarto di finale in carriera in un Masters 1000 dopo Miami 2011. Il sudafricano ha sconfitto Gilles Simon 63 16 64. Al prossimo turno affronterà Berdych che ha sconfitto Gasquet 61 75.

Berdych b Gasquet 61 75

Il ceco ha ottenuto la terza vittoria in sette confronti diretti. Il ceco completa la vittoria con 32 vincenti e altrettanti errori, Gasquet chiude con un bilancio negativo di 18-27. Per la prima volta si ritrovano, idealmente, "da avversari" Riccardo Piatti, coach del francese, e Ivan Ljubicic, neo-manager del ceco.

Berdych trova il break alla prima occasione, al primo game di risposta, con un dritto lungolinea che bacia la riga esterna. Vola rapidamente 5-1 e nell'ultimo game del set, per la prima volta nel parziale, viene costretto ai vantaggi. Comincia con 2 punti diretti col servizio, poi due errori (dritto e rovescio lunghi). Si fa sorprendere da risposta profonda di rovescio sulla seconda e non controlla: da 30-0 a 30-40. Salva la palla break con un servizio vincente (risposta a rete): deuce. Converte il primo set point col rovescio slice a uscire in lungolinea, Gasquet ci arriva in corsa ma il dritto diagonale è a rete. Berdych chiude con 8 vincenti e 8 errori, 5-7 il bilancio di Gasquet che ha il 40% di prime e fa il 50% di punti e il 42% di punti con la seconda.

In 32' il ceco è avanti di un set e di un break, ottenuto a zero col passante di rovescio lungolinea su un attacco decisamente morbido del francese che nel game successivo, il più lungo del match (oltre 7 minuti) manca 5 palle del controbreak. Le prime 3 sono consecutive (da 0-40 a deuce); Berdych ne cancella anche una quarta al termine di uno scambio da 19 colpi risolto dal rovescio strettissimo in contropiede. Col rovescio lungolinea Gasquet si crea una quinta chance, ma stavolta nemmeno tocca la palla: ace centrale, preludio al 2-0 che pesa decisamente di più di quanto potrebbe apparire. Sul 22 deuce Berdych si ferma 3 minuti per un problema con la fasciatura alla caviglia sinistra. Gasquet alza un po' il livello di gioco ma non basta per evitare il terzo set. Berdych, che pure serve con il 44% di prime, certifica il 61 75 con un ace sulla riga confermato anche dall'Occhio di Falco. (AM)

Murray b. Berlocq 76 64

Si ferma agli ottavi la settimana da incorniciare di Carlos Berlocq, mai così avanti in un Masters 1000 in carriera. L'argentino ha fatto match pari a lungo contro un Murray abbastanza spento ma in grado di alzare il livello di gioco e di far valere l'esperienza nei momenti decisivi. E' Berlocq il primo a breakare, al terzo game, contro un Murray troppo lento di riflessi alla risposta. Lo scozzese recupera il break al sesto gioco ma cede ancora la battuta mandando Berlocq a servire per il set sul 5-4: Murray affossa a rete un rovescio sulla palla break e spacca anche la racchetta. E qui viene fuori l'intelligenza tattica, la capacità di leggere il gioco, insieme alle intemperanze e alle proteste per le perdite di tempo dell'avversario. Prima Murray manda fuori giri Berlocq con uno scambio prolungato dritto contro dritto, poi arriva al meglio sul drop dell'argentino per piazzare il passante vincente di dritto. Si va così al tiebreak e l'argentino, dopo uno scambio di minibreak in avvio, si trova a fronteggiare un set point al servizio ma non trova lo smash e Murray può chiudere 7-4.

Inizia meglio il secondo set per lo scozzese che si porta immediatamente in vantaggio di un break. Non riesce a concretizzare, però, e cede il controbreak al quarto game, concluso con un doppio fallo, un errore di dritto, e un'imprecazione rivolta al suo angolo. Ancora una volta, però, Murray dà di più quando serve e al settimo game, tradizionalmente un momento chiave nei destini di un set e di un match, trova il break decisivo che di fatto chiude la partita. Senza altri patemi, Murray chiude al primo match point. Ora lo scozzese affronterà nei quarti di finale Juan Martin Del Potro che in poco più di un’ora ha avuto la meglio di Tommy Haas per 61 62 in un match totalmente a senso unico. (AM)

Tutti i risultati:

[2] R Federer (SUI) d. [18] S Wawrinka (SUI) 63 67(4) 75
[3] A Murray (GBR) d. C Berlocq (ARG) 76(4) 64
[5] R Nadal (ESP) d. [Q] E Gulbis (LAT) 46 64 75
[6] T Berdych (CZE) d. [10] R Gasquet (FRA) 61 75
[7] J Del Potro (ARG) d. [19] T Haas (GER) 61 62
[8] J Tsonga (FRA) d. [17] M Raonic (CAN) 46 75 64
K Anderson (RSA) d. [13] G Simon (FRA) 63 16 64

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