16/03/2013 11:34 CEST - WTA INDIAN WELLS

Cuore e testa di Wozniacki: per lei è finale contro Masha

TENNIS - Al termine di una battaglia di oltre due ore e mezzo, Caroline Wozniacki batte in rimonta Angelique Kerber e torna in finale in un Premier Mandatory due anni dopo Indian Wells 2011. Troverà Maria Sharapova che ha disposto della connazionale Kirilenko in due set. Da Indian Wells, Vanni Gibertini

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Indian Wells, Caroline Wozniacki
Indian Wells, Caroline Wozniacki

(8) C. Wozniacki b. (4) A. Kerber 26 64 75 (Vanni Gibertini)

Una prima semifinale femminile dai grandi contenuti agonistici, e per i palati più fini, anche tecnici, ha aperto la sessione serale del venerdì al BNP Paribas Open di Indian Wells. La danese Caroline Wozniacki è riuscita ad avere la meglio, contro classifica e contro pronostico, della n.6 del mondo Angelique Kerber, dopo una battaglia durata 2 ore e 31 minuti e finita solamente per 7-5 al terzo set.
Tennis di altri tempi quello offerto da questo match: due giocatrici dallo stile molto simile, quasi speculare (e non solo perché una è destra e l’altra è mancina), hanno dovuto dar fondo a tutte le loro risorse tecniche, tattiche e caratteriali per tentare di portare a casa questo match. E ciò ha significato la ricomparsa massiccia dei pallonetti da fondo, i cosiddetti “goccioloni”, che non si vedevano ad alto livello nel tennis femminile probabilmente dai tempi di Katia Piccolini, giocatrice italiana degli Anni ’90, che arrivò ad un punto dall’accedere al quarto turno degli US Open 1990, dove avrebbe affrontato la genovese Linda Ferrando, vincitrice al turno precedente di Monica Seles. La Piccolini basava il suo tennis su pallonetti altissimi che provocavano crisi di nervi, prima che tecniche, alle avversarie, incapaci di fare qualcosa contro una strategia di quel tipo.
Ma non si sono visti solo pallonetti: le due protagoniste hanno mostrato accelerazioni, discese a rete, attacchi in controtempo, volée e palle corte. Il pubblico della piccionaia ha dimostrato più volte di non apprezzare il gioco a tratti attendista e molto ragionato di questa partita, ma per i palati più raffinati, e soprattutto per i praticanti, coloro che sanno cosa significa cambiare gioco per mettere in difficoltà l’avversario, anche se ciò significa andare contro i propri istinti, questo match è risultato sicuramente piacevole.

L’avvio è tutto di marca tedesca: la Wozniacki inizia con il suo gioco di ritmo da fondocampo, ma la Kerber gioca più dentro il campo e fa molto più male nelle conclusioni in anticipo. Caroline prova ad imitarla forzando i colpi ma non trova il campo. In pochi minuti ci si trova sul 4-0 Kerber, ed al successivo cambio di campo la Wozniacki chiede di parlare con il papà-coach Piotr, in quella che è una costante di tutti gli incontri della danese. Alla ripresa del gioco Caroline inizia a variare di più il gioco, prima in maniera estemporanea, poi, man mano che la partita prosegue, in modo sempre più sistematico. La Wozniacki alterna palle alte ed arrotate, specialmente sulla diagonale diritta (che finiva sul rovescio della sua avversaria mancina), a colpi più piatti e radenti, cercando di guadagnare il campo dopo aver buttato l’avversaria fuori dalle linee di fondo o laterali con le palle alte, in modo da avere un bersaglio più grande per i colpi conclusivi.
Il primo set è però compromesso, e nonostante occorrano ben 6 set point alla Kerber per chiudere, il tabellone decreta il 6-2 in 37 minuti per la tedesca.

Anche all’inizio del secondo parziale la musica non cambia: Angelique va avanti 2-0, ma Wozniacki acquista via via sempre più convinzione e persiste nella sua tattica che comincia a dare i primi frutti. Al quarto game la danese impatta sul 2-2 dopo aver dato un assaggio di tutto il repertorio del tennis in un solo punto: pallonetti, accelerazione, palla corta e volee a chiudere. Sul 3-3 si gioca il game più lungo e combattuto del match, ben 24 punti, nel quale la Wozniacki annulla ben 5 palle break, tutte giocando con grande grinta e coraggio. La Kerber prova ad uscire dalle tele tessute dall’avversaria con accelerazioni vicino alle righe; la qualità del match sale, anche se gli errori sono tanti, ma considerando quanti rischi prendono le due ragazze, sono più che giustificati. Il primo vero calo di tensione agonistica della Kerber avviene sul 4-5, quando con tre errori consecutivi cede il servizio a 15 e consente alla Wozniacki di portare il match al terzo set.

Nel parziale decisivo è la ex n.1 del mondo che tenta la fuga in partenza, anche grazie ad un momento di smarrimento al servizio della tedesca, che perde i punti di riferimento sul lancio di palla e finisce per concedere il break. La stanchezza comincia a farsi sentire, mentre il match veleggia spedito verso le due ore di gioco, e sembra sempre più che debba essere il miglior atleta a prevalere anziché il miglior tennista. Ma dove non arriva la tecnica arrivano il cuore ed il carattere: la Kerber dimostra di non essere arrivata nelle Top 5 per caso e ribatte colpo su colpo alle trame della Wozniacki. Gli scambi si allungano ed anche il pubblico, che nel primo set era addirittura scoppiato a ridere diverse volte durante gli scambi di “palombelle”, ora segue con partecipazione la battaglia che si svolge in campo. Annullata la palla dell’1-5 con una discesa a rete seguita da volée, smash e passante sulla successiva smorzata, la Kerber ritrova i colpi vincenti di inizio match e rimonta game su game. La Wozniacki serve inutilmente per il match sul 5-3 ma è la Kerber che dà fondo alle sue energie, ma si vede che ormai il suo serbatoio è quasi a secco (aveva anche chiamato il fisioterapista sull’1-2 a causa di un dolore alla schiena, ma non ha subito alcun trattamento). Nel dodicesimo game gli ultimi tre errori gratuiti segnano la definitiva condanna per la teutonica, mentre Caroline può così festeggiare la sua prima finale dell’anno.

Sto giocando bene dall’inizio dell’anno, mi sento in gran forma e finalmente lo sto dimostrando qui – ha detto una raggiante Wozniacki dopo il match - In Malesia [quando ho perso al primo turno] è stato completamente diverso. E’ una storia lunga, ma fa parte del passato. Sono arrivata qui pensando di poter vincere contro chiunque, e sto facendo vedere che posso giocare un buon tennis. Oggi sono entrata ij campo con una strategia in mente, ma non riuscivo ad eseguire i colpi per cui ho dovuto mescolare un po’ le carte. Era come una partita di scacchi, cercavo di giocare il colpo che era più difficile per lei da ribattere”.

Di diverso tono, naturalmente, le dichiarazioni della Kerber, che ha però accettato una sconfitta molto dura con grande serenità: “Alla fine ha giocato meglio i punti importanti, ed è per questo che è stata n.1 del mondo. Le palle alte? Certo non sono riuscita a contrastarle sempre efficacemente, sarà un punto su cui lavorare per il prossimo torneo”.

(2) M. Sharapova b. (13) M. Kirilenko  6-4 6-3 (Karim Nafea)

Molto meno vibrante la sfida tutta russa tra Sharapova e Kirilenko. Alla Maria meno titolata non è riuscita l’impresa di battere tre top ten nello stesso torneo (dopo Radwanksa e Kvitova). Masha ha beneficiato della tensione – questa era la semifinale più importante giocata dalla Kirilenko – e della stanchezza della connazionale piuttosto contratta per tutta la durata dell’incontro.

Masha inizia l’incontro in maniera piuttosto decisa, cercando di evitare le false partenze degli scorsi match. Nel primo game si rivela immediatamente la condizione non eccellente della Kirilenko che nello scambio da fondo non fa praticamente mai il punto. Le palle break arrivano puntuali ma Masha perde il treno lasciando che la Kirilenko conquisti il primo game dell’incontro. Dopo aver tenuto senza difficoltà la battuta la Sharapova torna all’assalto e, dopo essersi procurata due palle break consecutive, strappa il servizio alla Kirilenko vincendo il game a 30. Qui, l’immagine della partita: chiamata a confermare il break consolidando il vantaggio, Masha inizia il game con due doppi falli, commettendo un terzo poco dopo e offrendo alla Kirilenko due palle del contro break. La reazione è fulminea: quattro punti di fila incluso un tracciante di diritto che spazzola la riga per cancellare il problema e prendere il controllo della partita (annullerà tutte le 6 palle break affrontate nel match, concentrate nei primi game del primo set).
Kirilenko non cede e, pur annullando palle break, mantiene costante il distacco.
La siberiana, tuttavia, non sente la pressione e liberatasi dei problemi al servizio (escluso il quarto game da incubo, finirà con 6 ace, 3 doppi errori ed un buon 75% di prime in campo) suggella il parziale col punteggio di 6-4.

Il secondo set segue da vicino quanto visto nel primo: Kirilenko prova lodevolmente a restare attaccata ma i colpi non funzionano a dovere e Masha sembra non voler concedere nulla. Il break è praticamente una sentenza perché il secondo set ci regala una Sharapova dominante alla battuta: 5 ace (0 doppi falli), 82 % di prime palle in campo con una resa del 100 % senza concedere alcuna chance di break.
La quattro volte campionessa slam suggellerà con un altro break per completare un 6-4 6-3 senza rischi.
Questa vittoria le regala un piccolo passo in classifica dato che da lunedì supererà Vika Azarenka (vincitrice in finale proprio sulla russa un anno fa) occupando la seconda piazza del ranking.

 

Vanni Gibertini

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