09/04/2013 20:51 CEST - Rassegna nazionale

Nicolò De Fraia, un talento da esportazione

TENNIS - Il baby tennista cagliaritano racconta alla Nuova Sardegna i suoi due anni all'Accademia di Barcellona e guarda avanti. "Il mio futuro è negli Usa".

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Nicolò De Fraia in allenamento
Nicolò De Fraia in allenamento

di Antonio Ledà SASSARI

Bamboccioni? Chissà se l'uscita dell'ex ministro Padoa Schioppa è arrivata fino a Barcellona dove, all'Accademia "Top Team" di tennis messa in piedi da Luis e Sergi Bruguera, fa sport e studia Nicolò De Fraia, una delle più belle promesse dello sport sardo. Il ragazzo ha talento da vendere e una maturità che fa a pugni con i suoi 16 anni appena compiuti. Quanto è duro vivere lontano da casa? «All'inizio, due anni fa, è stato difficile. Adesso no. E' più difficile per mia madre».

Nicolò cominciamo dall'inizio. Quando hai scoperto il tennis? «Mi sono avvicinato allo sport da bambino sbambettando su una pista di atletica. Verso i sei-sette anni ho cominciato a seguire mio padre sui campi di Monte Urpino, a Cagliari, e ho preso in mano la prima racchetta. All'inizio per gioco, poi un po' più seriamente. Mi sono iscritto alla scuola tennis e le lezioni si sono fatte sempre più frequenti: due ore a settimana, poi tre, poi quattro...».

Quando hai capito che il tennis sarebbe diventato il tuo sport? «Quasi subito. Già dall'inizio sono arrivate le prime vittorie e con le vittorie la voglia di fare meglio. A otto anni ho mollato la pista è ho scelto la racchetta».

Le cose sono andate subito bene. «Devo dire di sì. Nella mia categoria sono diventato il numero 1 in Sardegna e ho cominciato a guardare oltre il Tirreno. Nel 2006 ho disputato il "Smrikva Bowl", una sorta di campionato del mondo per under 10 dove ho con-quistato la finalina di consolazione. Credo che quello sia stato il momento della svolta».

A 10 anni non puoi aver deciso tutto da solo. Chi ti ha dato una mano? «La prima persona che ha creduto nelle mie possibilità è stato papà. Lui mi è sempre stato vicino ma devo dire che, almeno all'inizio, in tanti mi hanno incoraggiato e dato consigli».

Poi si è rotto qualcosa. Perchè? «Questa è una storia sulla quale preferisco non esprimere giudizi. Diciamo che sono stato messo in un angolo dalla Federazione. E con me mio fratello e il maestro Carlo Porqueddu, il più bravo tecnico della Sardegna».

Però non ti sei arreso? «Assolutamente. Se qual-cuno voleva farmi un dispetto ha finito col farmi un favore perchè ho preso il coraggio a due mani e sono arrivato a Barcellona, dove il tennis è una religione e i risultati contano molto più delle amicizie e delle raccomandazioni».

Ci racconti la tua giornata tipo? «Sveglia alle 8, colazione e, alle 9, in campo. Gioco fino alle 11 poi faccio un'ora di preparazione atletica. Alle 12,30 c'è la sosta pranzo, poi un'altra ora di tennis e un po' di stretching. Dalle 17 alle 21 ci sono da seguire le lezioni. Faccio il liceo scientifico e ci tengo a farlo bene».

Quando riposi? «Quando non sono impegnato in qualche torneo il fine settimana. Ma per me il tennis è una passione vera, non un sacrificio».

Dove vuoi arrivare? «Non mi sono messo limiti. So che in questi due anni a Barcellona sono cresciuto
Sport molto. Sto disputando diversi tornei Open (che equivalgono ai nostri Futures) e sono consapevole di avere ancora margini di miglioramento».

Come vedi il tuo futuro? «La mia speranza è di riuscire a fare l'ultimo anno di li-ceo in qualche college americano in modo da poter continuare a giocare. So che sarà dura ma ci voglio provare. Tennis a parte il sogno è quello di prendere la laurea in economia e aprire un'attività tutta mia».

Tornerai a Cagliari? «Non lo so. Ma credo che sarà difficile. Nel nostro paese è tutto più complicato e mi sembra che le cose non stiano cambiando».

Che cosa ha in più Barcellona? «Dal punto di vista sportivo Barcellona è su un altro pianeta, ma la Spagna mi ha dato tanto anche dal punto di vista umano. In Accademia siamo una quarantina di ragazzi provenienti da diversi paesi del mondo. Ho imparato due lingue e ho costruito rapporti importanti. Oggi Cagliari mi sembra lontanissima....».

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