25/04/2013 23:11 CEST - Interviste

Arnaud Clément: "Non rimpiango di aver schierato Simon"

TENNIS- A Montecarlo abbiamo intervistato Arnaud Clément, ex n. 10 del mondo, che ci ha parlato della sua nuova esperienza di capitano deil'equipe francese di Coppa Davis e di altro ancora. Laura Guidobaldi

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L'abbraccio tra Guy Forget e Arnaud Clement dopo il suo ultimo match al Roland Garros
L'abbraccio tra Guy Forget e Arnaud Clement dopo il suo ultimo match al Roland Garros

Durante il Monte-Carlo Rolex Masters abbiamo avuto l'occasione di intervistare il capitano della squadra francese di Coppa Davis, Arnaud Clément. Il tennista di Aix-en-Provence ed ex n. 10 del mondo, ci ha parlato di come si è svolta la transizione da giocatore professionista ad allenatore dell'equipe de France, nonché del significato che ha per lui l'Open 13 di Marsiglia e della sua nuova esperienza di commentatore televisivo. Il tutto con la discrezione e il sorriso che lo contraddistinguono.


Lei è il capitano della squadra francese di Coppa Davis. Come si vive il passaggio da giocatore a capitano? In che modo ci si prepara ad affrontare nuove responsabilità e quali sono i cambiamenti nel quotidiano della sua vita di tennista?


La transizione in effetti è andata molto bene. In un primo tempo il grande cambiamento sta nel ritmo. Si viaggia molto meno; poi le responsabilità non sono più le stesse. Prima si è responsabili solo di se stessi, mentre essere capitano dell'equipe francese implica il fatto di seguire gli altri giocatori; bisogna prendere delle decisioni che riguardano tutto il gruppo e hanno un'influenza su molte cose. Ecco, non è più la stessa cosa, c'è una riflessione maggiore, soprattutto quando bisogna prendere una decisione.

Da capitano, lei succede a Guy Forget. Qual è l' "eredità" che le ha trasmesso?

Ho davvero due illustri predecessori, Yannick Noah e Guy Forget. Ho avuto la fortuna di ereditare un funzionamento estremamente sano, con buone basi, ma che è abbastanza semplice, con giocatori che hanno la passione della Coppa Davis. Tuttavia spetta anche a me dare un piccolo contributo. Certo, ci sarà magari qualche cambiamento relativo alla personalità del capitano ma, niente rivoluzione, poiché il sistema è già molto ben impostato.

In Argentina purtroppo non è andata bene per quanto riguarda i risultati. Si è pentito delle scelte strategiche come, per esempio, aver selezionato Gilles Simon?

No, no, non ho rimpianti sul piano strategico. Poi è sempre facile dire che abbiamo perso perché abbiamo preso determinate decisioni, o domandarci se non avremmo vinto se avessimo operato in modo diverso. La domanda è legittima ma, se ho preso questa decisione, è perché ero convinto che in quel momento fosse la scelta migliore e continuo a pensarlo.

La squadra francese è conosciuta, tra le altre cose, per la solidarietà tra i giocatori. Ma, dopo l'episodio che ha opposto Michaël Llodra a Benoît Paire a Miami, pensa che l'intesa di squadra si sia indebolita ? Ritiene di dover svolgere un ruolo di mediatore per restaurare lo spirito cameratesco tra i giocatori anche se, per adesso, Paire non fa parte dell'equipe?

È una domanda interessante perché Benoît Paire è una delle speranze del tennis francese e, probabilmente, l'anno prossimo o quello successivo, potrebbe entrare a far parte della squadra francese di Coppa Davis e giocare. Si tratta di un episodio infelice, penso ci sia stata un po' d'incomprensione e avventatezza. Mi riesce difficile credere che questi due ragazzi, che andavano d'accordo prima di quel match, non si rivolgeranno mai più la parola. Spero che la cosa si possa risolvere e, in ogni caso, mi adopererò per questo.

Parliamo un po' del tennis femmminile. Che ne pensa delle scelte di Marion Bartoli che, negli ultimi mesi, ha cambiato più volte allenatore e non sembra ancora riuscire a prendere una decisione definitiva?

È una cosa un po' delicata perché non sono al corrente di come si svolga la cosa e quali siano i criteri nella sua scelta dell'allenatore. È certamente in un momento della sua carriera in cui cerca di fare cose diverse, è legittimo ed è interessante che ci sia questa ricerca; poi, se decidesse di continuare con suo padre o con qualcun'altro, sarà una sua scelta e forse sarà quella giusta. Adesso è matura per sapere cosa è meglio per lei e per l'avvenire della sua carriera.

Pensa di diventare un giorno il coach di un giocatore e, se fosse così, quale giocatore le piacerebbe allenare?

Questo lo vedremo più tardi. Sono diventato capitano da poco e sono appena alla prima stagione; non so per quanto tempo ricoprirò questo ruolo, dipenderà anche dalla volontà dei giocatori e della federazione. Ma perché no? In ogni caso non adesso o in un prossimo futuro. Ma forse allenare mi potrebbe interessare. Tuttavia, non penso si possa voler allenare soltanto un certo tipo di giocatore piuttosto che un altro; si può avere la sensazione di essere portati a questo e, certo, può essere eccitante allenare i migliori giocatori del mondo ma può essere altrettanto stimolante allenare un giovane tennista, seguirlo e assistere ai suoi progressi con il passare dei mesi. Non escludo dunque che in avvenire possa accadere ma, per quanto riguarda il profilo del giocatore, dipenderà dalle situazioni che si presenteranno e se la cosa mi interesserà.

In occasione dell'Open 13, in febbraio, ho chiesto a Jean-François Caujolle quale fosse il tennista più rappresentativo dei 20 anni del torneo e mi ha risposto che era lei. Si riconosce nel suo giudizio?

Se quel giocatore sia stato io, è difficile affermarlo. È vero che ho partecipato a 15 edizioni su 20. Sono di Aix-en-Provence, vicino a Marsiglia e ho avuto la fortuna di vincere il mio primo match del circuito proprio a Marsiglia, di disputarvi la mia prima finale nel 1999 e poi, alla fine, di vincere il torneo. Ho vinto pochi tornei nella mia carriera ma il fatto di aver vinto l'Open 13 è stato un momento molto significativo per me così come per le persone della regione che ho frequentato durante la mia giovinezza e la mia carriera e hanno seguito la mia evoluzione. Ma è una cosa davvero simpatica quello che ha detto, perché parecchi giocatori hanno vinto il torneo, anche più volte. Beh, penso abbia detto (Caujolle) questo soprattutto perché sono originario della regione di Marsiglia.

In questi giorni, a Montecarlo, sta lavorando come consulente per un canale televisivo o sta seguendo semplicemente i match dei giocatori francesi impegnati nel torneo?

Faccio un po' di telecronaca per France Television. È la prima volta per me.

Come si trova ?

È una cosa davvero piacevole, sono in ottima compagnia e ricevo ottimi consigli da Lionel Chamuolaud. Sì, è un'esperienza molto simpatica. Inoltre, ne approfitto per seguire un po' i giocatori francesi, dare un'occhiata alle loro performance; alcune sono andate così così ma altre invece benissimo.

Laura Guidobaldi

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