07/05/2013 10:17 CEST - Personaggi

El Aynaoui lavora in Israele. I tifosi: "Ci hai tradito"

TENNIS -Si moltiplicano sui social network gli attacchi dei tifosi marocchini a Younes El Aynaoui. Non accettano che il simbolo nazionale, di fede musulmana, stia collaborando con gli Israeli Tennis Centers. Ma non sanno che nei centri israeliani segue anche ragazzi palestinesi. Alessandro Mastroluca

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Younes El Aynaoui
Younes El Aynaoui

“El Aynaoui, hai perduto il nostro rispetto”. “Younes, tu eri nei nostri cuori e ci hai tradito”. Su Facebook si moltiplicano gruppi di questo tipo che attaccano il marocchino che all'inizio degli anni Duemila è diventato il miglior ambasciatore nel tennis del suo Paese e dell'Islam. “Se potessi andare in campo e cambiare il modo in cui la gente guarda ai musulmani sarei felice” diceva.

Adesso sta cercando di realizzare questo suo desiderio, ma quello che ne ha ricavato, almeno sui social network, non si avvicina nemmeno lontanamente alla felicità. Ha ricevuto questi violenti attacchi verbali, infatti, perché sta collaborando con la federazione israeliana. È stato invitato da Harel Levy, ex finalista a Toronto nel 2000 e capace l'anno successivo di battere Sampras al Foro Italico, che a dicembre è stato nominato direttore tecnico degli Israeli Tennis Centers. Levy gli ha chiesto di dare qualche consiglio ai coach e seguire qualche giovane promettente tra gli oltre 20 mila ragazzi che frequentano i 14 centri distribuiti sul territorio nazionale.

La loro amicizia è nata molti anni fa, sul circuito, e El Aynaoui conserva buoni rapporti con diversi giocatori israeliani, come Eyal Ran, Noam Okun, Andy Ram e Yoni Erlich. El Aynaoui ha accettato con entusiasmo. “Sono rimasto molto impressionato dalla qualità dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni che ho trovato. Conoscevo l'impianto perché ci eravamo allenati qui con Hitcham Arazi prima degli Australian Open 2003”. Un'edizione indimenticabile, in cui batte Hewitt e raggiunge i quarti di finale perdendo da Roddick 21-19 in quello che per sette anni resterà il più lungo quinto set nella storia degli Slam. “Da quella partita, il tifo verso di me è cresciuto, la gente mi apprezza di più”. In quegli anni Younes, figlio di un ufficiale governativo e di una dipendente dell'ambasciata francese, diventa un autentico simbolo nazionale. Riceve la più alta onorificenza dal re e, una volta abbandonata la carriera agonistica, gli viene intitolato il campo centrale del Royal Tennis Club di Marrakech.

El Aynaoui, che è anche consigliere del ministro dello sport marocchino, spera nel suo piccolo di porre le basi per una maggiore cooperazione tra Marocco e Israele, che mantengono rapporti cordiali pur non avendo relazioni diplomatiche. La vittoria del partito islamista PJD alle elezioni del 2011 in Marocco non ha cambiato di molto lo scenario. Lo scorso settembre, infatti, per il congresso nazionale il partito ha invitato  Ofer Bronchtein, il presidente israeliano del Forum internazionale per la pace ed ex consigliere di Shimon Peres e di Yitzhak Rabin negli anni 1990.

Per i tifosi di El Aynaoui, però, non sono ancora del tutto superati i tempi in cui un marocchino che girava per Tel Aviv o per Al Qods (il nome arabo di Gerusalemme) era immediatamente etichettato come un agente del Mossad, o un traditore della causa palestinese. Tempi in cui la normalizzazione dei rapporti con “l'entità sionista” era vista come una colpa, un peccato.

Quello che molti di quegli stessi tifosi non sanno è che negli Israeli Tennis Centers si allenano anche ragazzi e ragazze palestinesi, e anche a loro El Aynaoui mette a disposizione la sua esperienza e i suoi consigli. Perché dallo sport possono nascere occasioni di conoscenza reciproca e di dialogo tra le culture, piccoli semi verso una coesistenza finalmente pacifica.

Alessandro Mastroluca

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