18/07/2013 17:23 CEST - Personaggi

Ilie Nastase, “Nasty but nice”

TENNIS – “The Bucharest Buffoon” (copyright di Bud Collins) compie oggi 67 anni. Personaggio a tutto tondo, controverso come pochi e senza mezze misure, è stato il primo vero showman della racchetta nonché uno dei più talentuosi giocatori mai visti. Daniele Camoni

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Ilie Nastase
Ilie Nastase

Descrivere Ilie Nastase significa fare un affresco a tutto tondo di una delle personalità più eclettiche e discusse della storia del tennis : amato e odiato in egual misura da avversari e tifosi, Ilie il bohémien ha incantato le platee di tutto il mondo con il suo tocco vellutato e la sua geniale imprevedibilità, ha provocato e preso in giro avversari e arbitri  ed ha sedotto donne come un novello Casanova, ritagliandosi (a modo suo, ovviamente) un posto di prima classe nella storia del tennis. Entrerà nel 1991 nella Hall of Fame di Newport. 

Nato a Bucarest nel 1946, il ribelle romeno si impose al attenzione mondiale nel 1969 – dopo aver vinto alcuni tornei minori nei due anni precedenti – quando sconfisse ottimi giocatori quali Tony Roche e Stan Smith nel torneo di Stoccolma (per inciso, lo stesso che vedrà in scena uno dei più celebri outburst di McEnroe). L’anno successivo – attenendoci alle classifiche redatte da illustri giornalisti dell’epoca – entrerà nel giro dei migliori tennisti del mondo, alle spalle degli onnipresenti australiani (Laver, Rosewall, Newcombe, Roche) e di Arthur Ashe.

Scapestrato come pochi ma di talento cristallino, la prima vittoria di rilievo arrivò in quella stessa stagione agli Internazionali d’Italia, dove s’impose su quello stesso Jan Kodes che, a distanza di un anno, gli avrebbe impedito il primo trionfo Slam, sconfiggendolo in quattro set al Roland Garros. Quella stessa stagione si impose anche nel neonato Masters di fine anno : peraltro, quell’edizione – dopo quella d’esordio, nel 1970 - fu l’ultima a disputarsi in un unico “girone all’italiana” (Nastase si impose nei cinque incontri disputati).

In breve tempo Nasty avrebbe dato forza a tutto il suo potenziale (o quasi) : nel 1972 vinse 120 partite e ben 12 tornei, tra i quali lo US Open (suo primo Slam) contro Arthur Ashe e il secondo Masters consecutivo, contro Stan Smith. Giova ricordare che, prima di Federer, Sampras e Lendl, fu proprio Ilie il dominatore del “torneo dei campioni” : tra il 1971 ed il 1975 il nostro campione si impose ben quattro volte, perdendo – a sorpresa - la finale del 1974 contro Guillermo Vilas. Fu quella l’unica edizione del torneo a disputarsi su erba (in quel di Melbourne).

Nel frattempo, poco a poco nasceva il “personaggio Nastase” : nel corso degli anni non si conteranno più le sceneggiate per divertire il pubblico e spezzare il ritmo all’avversario (celebre la gag dell’ombrello sotto l’acqua torrenziale di Wimbledon 1974, contro Dick Stockton), le contumelie neanche tanto velate rivolte a chi si trovava dall’altra parte della rete e le frasi di scherno rivolte agli arbitri. 

A giudizio di chi scrive, impareggiabile rimane lo sketch di Wimbledon 1977. Durante i quarti di finale contro Björn Borg, il romeno – dopo aver dato in escandescenza e litigato con uno spettatore – viene sollecitato a riprendere il gioco dal celebre arbitro Jeremy Shales, il quale lo apostrofa con il solo cognome ; Ilie si avvicina alla seggiolone e, con la sua solita faccia tosta, pronuncia il celebre “First of all, you don’t call me Nastase, you call me Mr. Nastase !”, ormai passato alla storia.  

È comunque doveroso ricordare come dietro un atteggiamento istrionico e provocatorio (spesso oltre limiti accettabili – si rimembri il “Negroni” rivolto ad Ashe) si celi uno dei più acclamati maghi della racchetta. Pochi tennisti nella storia hanno avuto tanta facilità e varietà di gioco come quella del romeno, capace di mettere in mostra colpi straordinari con una disinvoltura quasi irritante (spettacolari i pallonetti lifati di rovescio), il tutto condito da un’eleganza e pulizia nei gesti di pregevole fattura. 

Tanto talento purissimo ha prodotto notevoli risultati, possibilmente inferiori rispetto alle sue complete potenzialità ma comunque di assoluto prestigio ; si ricordi, a mo’ di esempio, che il giocoliere romeno è stato il primo No.1 della storia in seguito all’introduzione di un ranking computerizzato, conquistando la vetta nell’agosto del 1973 e mantenendola per 40 settimane consecutive. Chiuderà la stagione con 17 tornei e 114 partite vinte. 

Tra i 57 titoli che l’ATP ufficialmente gli riconosce si contano le già citate 4 Masters Cup, 2 Slam (US Open ’72 e Roland Garros ’73) e 7 allori del mini-circuito denominato “Championship series”, equivalenti degli attuali Masters 1000 (Roma ’70 e ’73, Montecarlo ’71-’73, Londra ’71 e Montreal ’72). Superficie di conquista di Nastase fu la terra, anche se non mancarono vittorie su cemento outdoor e indoor (su quest’ultimo tritò Borg al Master del ’75 - lasciandogli 5 giochi in tre set – e batté tennisti del calibro di Rod Laver, Jimmy Connors e Tom Okker in finali sparse) ed un paio su erba (il più volte citato US Open ’72 ed un prestigioso alloro al Queen’s nel 1973, battendo Roger Taylor).

Proprio all’erba (leggasi Wimbledon) sono legati i maggiori rimpianti della carriera di Nastase : nel 1972, approfittando della guerra fratricida tra WCT e ILTF – la quale portò quest’ultima a bandire i professionisti del WCT da tutti i tornei del Grand Prix da gennaio a luglio, ivi compreso Wimbledon (per maggiori approfondimenti rinvio al doppio articolo da me scritto in materia, "Dilettanti e professionisti, storia di una rivoluzione": prima e seconda parte) – raggiunse la sua prima finale londinese, venendo sconfitto sul filo di lana (7-5 al quinto) da Stan Smith, un mastino della rete.                                                                             

L’anno successivo – quello del “Wimbledon boycott” – si presentò ai Championships (pur appartenendo all’ATP e venendo quindi multato dalla stessa) da assoluto favorito, facendosi però clamorosamente eliminare da Sandy Mayer negli ottavi di finali. Ci riproverà ancora nel 1976, scontrandosi frontalmente in finale contro il muro svedese di Borg.

Rilevanti anche i risultati in doppio : almeno 45 titoli (quelli accreditati dall’ATP) tra i quali tre Slam (Roland Garros ’70, Wimbledon  ’73 e US Open ’75), senza dimenticare anche un paio di doppi misti (Wimbledon ’70 e ’72 con Rosie Casals). Tra i compagni più gettonati il connazione Ion Tiriac (per la verità, tennista abbastanza mediocre e compagno di Davis – insieme giocarono ben tre finali, nel 1969 e nel 1971-1972) e Jimmy Connors, compagno di scorribande e provocazione. Menzione speciale anche per il nostro Adriano Panatta, con il quale Nasty vinse quattro titoli (St. Louis, Londra, Houston – nel 1977 – e Nancy, nel 1981).

In conclusione, qualsiasi riflessione su Nastase susciterà sentimenti ed opinioni contrastanti, ma un fattore decisivo è assolutamente assodato : era e rimarrà un fenomeno della racchetta, un funambolo senza rete di sicurezza. Si potrebbe dire che senza quel carattere e tanta provocante sfacciataggine non sarebbe stato Nastase (un po’ lo stesso discorso che si è fatto per John McEnroe, per intenderci), rischiando di cadere nella più assoluta banalità. Nasty è stato tutto : un giullare, un provocatore, un donnaiolo e spesso e volentieri un gran maleducato, ma era un genio del tennis. Quello che ha fatto con in mano una racchetta nessuno potrà cancellarlo. 

Ilie Nastase def. Arthur Ashe 3-6/6-3/6-7 (1-5)/6-4/6-3 (1972 US Open final)

Stan Smith def. Ilie Nastase 4-6/6-3/6-3/4-6/7-5 (1972 Wimbledon final)
 

Daniele Camoni

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