27/07/2013 20:33 CEST - Il caso

Jabeur, un ritiro sospetto

TENNIS - A Baku, Ons Jabeur si è ritirata nei quarti a due game dalla vittoria, avanti 63 41, per un infortunio alla caviglia destra. È stata accusata di essersi ritirata per evitare di affrontare l'israeliana Shahar Peer, ma è stata la stessa tunisina a mettere a tacere le voci affermando la necessità di una possibile operazione alla caviglia. Stefano Pentagallo

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Ons Jabeur
Ons Jabeur

Il tennis in Africa parla tunisino. Ed ha la forma e le sembianze di Ons Jabeur, 18enne nata a Ksar Hellal, vincitrice questa settimana a Baku dei suoi primi due match in un tabellone principale WTA contro Gavrilova e Jovanovski. Una gioia mitigata dal deludente ritiro nei quarti avvenuto sul punteggio di 6-3, 4-1 in suo favore contro la qualificata polacca Magda Linette. Un ritiro che ha dato adito a sospetti e illazioni perché avvenuto senza che si siano verificati episodi improvvisi, ma scaturito solo da un peggioramento di una condizione preesistente: Jabeur, infatti, ha giocato fin dall'inizio con una protezione alla caviglia. La sconfitta così si è trasformata in un caso da prima pagina.

Alcuni organi di stampa tunisina sostengono che la Jabeur si sia ritirata per non incontrare Shahar Peer in semifinale. La tennista israeliana già protagonista suo malgrado di un caso politico alcuni anni fa _ esattamente nel 2009 _ quando a Dubai le autorità degli Emirati Arabi Uniti le negarono il visto d'ingresso, in seguito alle tensioni in Medio Oriente causate dall'offensiva militare israeliana contro la Palestina.

Un incidente diplomatico poi risoltosi dietro le minacce di sanzioni da parte della WTA.

I rapporti tra Tunisia ed Israele, del resto, sono limitati dal '50 e dal 2000 hanno vissuto un forte peggioramento con la Seconda Intifada, un periodo nel quale c'è stato un'intensificazione della violenza israelo-palestinese conclusasi nel 2005 con la morte di circa 3.000 palestinesi e 1.000 israeliani. Questo non ha però impedito a Malek Jaziri _ tunisino con un best ranking al numero 69 ATP _ di affrontare l'israeliano ZIrkin nel corso di un torneo Futures disputato in Nigeria nel 2003. 

E anche se con la Primavera araba si è assistito ad un sempre più crescente potere del radicalismo islamico, culminato con il "patto repubblicano" del 2011 nel quale emergeva esplicito il rifiuto ad intrattenere rapporti diplomatici con Israele, è infondato pensare che siano questi i motivi alla base del ritiro della Jabeur.

Volendo forzatamente procedere per assurdo, sarebbe stato più sensato portare a compimento la partita e dare forfait prima dell'inizio della semifinale. In questo modo si sarebbe ugualmente raggiunto lo scopo, senza però rinunciare a soldi e punti che non fanno mai male per le tasche e la classifica.

A mettere a tacere definitivamente queste voci è poi arrivata la dichiarazione ufficiale della Jabeur, tramite Twitter, che informa i suoi fans di una possibile operazione senza specificarne la data.

"A tutti i miei fan,
come avete visto ero a due game dalla vittoria, ma il vecchio infortunio che mi bloccava la caviglia mi ha impedito di completare una bella prestazione. Mi dispiace di essermi fermata nei quarti ma non volevo aggravare l'infortunio e rischiare la carriera continuando a giocare. Vi informo che è da 6 mesi che gioco con quest'infortunio. Secondo i medici mi sarei dovuta fermare appena sono iniziati i dolori alla caviglia per non aggravare l'infortunio. Malgrado la necessità di un'operazione urgente alla caviglia ho continuato a giocare tornei per mantenere la classifica in quanto avevo punti da difendere.
Giocare lo Us Open resta un sogno ma non so se potrò giocarlo quest'anno o ci sarà un'eventuale operazione urgente…. Cari tifosi vi chiedo di continuare a supportarmi durante questo periodo difficile, vi terrò al corrente sulla data dell'operazione."

Chi è Ons Jabeur

Prima nordafricana a vincere un titolo dello Slam nell'Era Open al Roland Garros Junior nel 2011, dopo aver perso in finale nel 2010. Non la prima in assoluto perché l'impresa era già riuscita nel lontano 1956 a Mustapha Belkhodja vincitore in finale su Rod Laver. Senza dimenticare i due successi nel circuito maggiore di Nicola Pietrangeli (1959-60), italiano nato a Tunisi.

Jabeur inizia a giocare a tennis a tre anni, immersa in un ambiente sportivo fin dalla tenera età. Cresce come giocatrice nel Tennis Club Hammam Sousse, prima di trasferirsi a Tunisi da dove comincia a giocare tornei in Africa e nel mondo. Nel 2008 a Digione vince il Petits Ducs, poi si laurea per due volte campionessa africana, ma è nel 2011 con la già citata vittoria al Roland Garros Junior che raggiunge il suo maggior successo. Soprattutto in patria dove viene premiata come atleta araba dell'anno.

È finalmente matura per distaccarsi dalle sue radici ed andare ad affinare le proprie abilità in Europa. Talento e carattere non le mancano. Varietà e forza nei colpi neppure. A lei si interessa l'Accademia dell'ex numero uno del mondo Justine Henin che le offre un contratto di un anno, al termine del quale si affida alle cure di Andrei Ohlovsky, ex top 50 russo, che in passato ha lavorato con Elena Dementieva, la bi-campionessa Slam Svetlana Kuznetsova ed Elena Vesnina.

In lei Ohlovsky vede un grande potenziale: "Il suo stile di gioco è davvero speciale per una ragazza. Ecco perché penso che in futuro, quando avrà una buona condizione fisica e più fiducia in se stessa, sarà molto difficile per le sue avversarie giocare contro di lei. Ha un gioco insolito, direi."

Jabeur è consapevole dei suoi limiti ma allo stesso tempo non se ne pone: "Sogno di entrare tra le prime dieci. Da quando ero piccola sono sempre stata competitiva. Ma penso di dover lavorare di più sulla parte atletica, perché ho problemi di respirazione. Non respiro bene mentre sto giocando, ma sto lavorando sodo. Mi piace affrontare questo tipo di sfide."

Nel 2012 ha iniziato l'anno da numero 1.209 del mondo e lo ha chiuso al numero 263, scalando quasi mille posizioni. In questo 2013 ha già vinto tre tornei ITF: a Tunisi, Fukuoka e Kurume.

Sul sito del suo sponsor Lacoste si presenta così: "In qualsiasi condizione, sono una guerriera in campo". Essere guerrieri impone coraggio, forza, capacità di imporsi delle mete e raggiungerle, non di meno ci vuole un forte impegno alla propria integrità, autodisciplina e senso dell'onore. Principi che Jabeur non avrebbe certo sacrificato per ideologia o avarizia.

Stefano Pentagallo

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