08/08/2013 08:09 CEST - personaggi

Del Potro, tra il 2009 e il presente

TENNIS - Quando si parla di Del Potro, è quasi automatico il paragone con il suo periodo migliore e il ricordo della sua vittoria più bella e importante, agli US Open 2009. C'è chi dice che non sarà più lo stesso e chi lo vede come potenziale numero uno e vincitore di altri Slam. Ma com'è il Del Potro di oggi? Francesca Sarzetto

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Del Potro vittorioso
Del Potro vittorioso

Una domanda lo perseguita da quando è rientrato nel circuito nel 2011: com'è il tuo livello di gioco rispetto al 2009? Ora però questa domanda ha sempre meno senso, visto che l'argentino di quell'anno è ormai un ricordo, mentre si sta decisamente affermando il Del Potro del nuovo decennio. Un giocatore più completo, che non solo ha un'arma micidiale in quel dritto che spacca le pietre, ma ha sviluppato anche diverse soluzioni col rovescio, sia tagliato che piatto a due mani, in cross (soprattutto) e lungolinea. Non ha ancora l'istinto di andare a chiudere il punto a rete come il suo gioco gli consentirebbe, ma sembra progressivamente meno timoroso nell'avanzamento, e spesso comunque non ne ha neanche bisogno, riuscendo a sfondare l'avversario dalla sua zona di campo preferita, poco dietro la linea di fondo.

Il cemento americano è la sua superficie ideale, e ha cominciato l'estate vincendo subito un titolo, e mostrando anche ottime qualità in risposta, brekkando a ripetizione Isner nella finale di washington. Il servizio non gli dà moltissimi punti diretti, ma è comunque una garanzia, e le statistiche dell'ATP lo vedono al quarto posto per la percentuale di turni di servizio vinti, dopo i bombardieri Raonic e Isner, praticamente alla pari con Tsonga e appena davanti a Federer.

Questa stagione lo sta vedendo andare a tratti, alternando prestazioni di livello assoluto (come Indian Wells, in cui ha battuto in due giorni Murray e Djokovic, ma ha finito le pile il giorno dopo a tre servizi dalla conquista del titolo contro Nadal, e Wimbledon che non serve ricordare) ad altre da dimenticare, senza contare che un virus respiratorio gli ha fatto saltare quasi in blocco la stagione sulla terra battuta. Quando però gli infortuni gli danno tregua e si sente in fiducia, ha fatto vedere che è di nuovo in grado di giocarsela alla pari coi primi della classe, e sulla superficie a lui storicamente meno favorevole, l'erba di Wimbledon, ha impegnato Djokovic fino all'ultima goccia di sudore.

Ha mostrato anche una grande tenuta mentale, che in varie occasioni l'aveva tradito in passato, facendogli perdere partite magari dominate sul piano del gioco, ma condite da quantità spropositate di errori gratuiti, spesso sui punti decisivi. Con ogni vittoria però la sua fiducia nel proprio gioco e nei colpi cresce, e così quelle palle che prima finivano in rete o fuori ora trovano puntualmente le righe, lasciando spesso fermi anche gli avversari più quotati. Anche la vittoria di stanotte, ottenuta rimontando due break nel set decisivo dopo essersi fatto massaggiare la schiena tra secondo e terzo set, è' un segnale positivo, in passato probabilmente l'avrebbe persa, annegando appunto nei gratuiti. Certo anche Dodig ci ha messo del suo, ma lo spirito combattivo si è visto tutto.

Ripensando alla sua storia dopo l'infortunio che gli ha diviso in due la carriera, possiamo di certo affermare che la stoffa del campione non gli manca: mentre tutti aspettavano gli eredi dei fab4 tra i vari Dimitrov, Tomic, Raonic e compagnia (che tuttora stentano a stare nei top 20, Raonic a parte, comunque lontano dalla top 10) e si erano dimenticati di lui, Juan Martin è andato dritto per la sua strada, risalendo in classifica da 485 a top 100 in un mese, top 50 poco dopo, e ha rimesso piede in top 10 esattamente un anno dopo aver toccato il punto più basso in classifica, per non uscirne praticamente più.

Dopo però è venuto il passo più difficile, infatti nell'ultimo anno e mezzo è rimasto sostanzialmente stabile nella parte bassa della top 10, guadagnando passo passo però sempre un po' più strada per ridurre le distanze dai top4, e dovendo ancora affrontare altri infortuni e problemi (l'infortunio al ginocchio della scorsa primavera, poi il polso sinistro in estate, il virus respiratorio quest'anno e ancora il ginocchio a Wimbledon) che lo hanno risospinto indietro non appena sembrava poter spiccare il volo.

L'anno scorso è stato molto solido, perdendo solo tre partite da avversari meno quotati di lui, ma non ha avuto neanche picchi di rendimento particolari. Il 2013 invece lo ha già visto tornare in finale in un master1000 e in semifinale di Slam, e a suo dire la semifinale di Wimbledon è stata la partita migliore della sua carriera, meglio ancora di quella finale newyorkese del 2009 che ormai è il suo immancabile termine di paragone. Ed ora è cominciata la parte di stagione a lui più congeniale, quella che gli fa tornare in mente i ricordi più belli. Se finalmente il suo corpo non lo tradisce (e stanotte ha avuto problemi alla schiena), riuscirà a riguadagnare quel posto nei fab4 che sembrava appartenergli di diritto ormai quasi quattro anni fa?

Francesca Sarzetto

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