09/08/2013 12:46 CEST - Montreal Masters

Gulbis mette Murray ko Raonic stende Del Potro

Gulbis supera Murray 64 63: ora Raonic (75 64 a Del Potro). Polemiche per un lungo MTo e un'invasione non sanzionata al canadese. Per Pospisil (75 26 76 a Berdych) prima vittoria contro un top-10. Da Montreal, Gibertini

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Milos Raonic
Milos Raonic
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Dura la vita per il campione di Wimbledon dopo il trionfo sui prati di casa. Dopo una prestazione tentennante nel match d’esordio contro Granollers, Andy Murray non è riuscito a superare l’ostacolo di terzo turno rappresentato dal talentuoso lettone Ernst Gublis, che già all’inizio di settimana aveva detto di non essere interessato a chi si trovasse nella sua strada nel tabellone, lasciando intendere una grande fiducia nel proprio tennis. Lo scozzese ha dimostrato un evidente (per quanto comprensibile) ritardo di preparazione che lo ha portato a giocare un tennis troppo difensivo ed eccessivamente falloso, tipico del Murray di qualche stagione fa, quando rimaneva vicino ai teloni di fondo a rimandare la palla dall’altra parte.

Dopo le oltre due di gioco molto intense tra Janowicz e Nadal, il pubblico è ancora a far la fila per abbeverarsi quando i due giocatori entrano in campo, a dire il vero un po’ straniti alla vista delle tribune così sguarnite. L’inizio match non incoraggia gli spettatori a riprendere posto sulle tribune assolate dell’Uniprix Stadium, in quello che è sicuramente il pomeriggio più caldo del torneo. Il gioco è piuttosto spezzettato, Gulbis come gli è sempre capitato nel corso di questo torneo ha bisogno di un paio di game prima di trovare la misura con il suo nuovo diritto “ad ali di gabbiano”, ed i primi game seguono senza scossoni la regola dei servizi. Murray sembra essere tornato quello di qualche tempo fa, con i piedi molto dietro la linea di fondo, a tentare la famosa smorzata di Gulbis, che però ottiene risultati alterni, vista la grande rapidità dello scozzese negli spostamenti. E’ Murray il primo ad avere l’opportunità di breakkare, al settimo game, sfruttando un paio di errori dalla parte destra del lettone, il quale però, come già gli era capitato nel match di secondo turno con Fognini, reagisce molto bene nei momenti importanti ed annulla le palle break con grande coraggio, anche grazie ad un passante di diritto non impossibile di Murray che finisce in rete. Quando si trova a fronteggiare una seconda Gulbis non si fa pregare e spinge, ma non sempre trova il campo. La svolta del parziale arriva al decimo game, quando mentre serve per rimanere nel set Murray si inguaia con un doppio fallo ed un diritto in tribuna, per poi subire un’elegante palla corta vincente di Gulbis dopo un lungo scambio ad alta velocità. Il primo set point viene cancellato da un servizio vincente, ma sul secondo il lettone carica sulla risposta e porta a casa il il parziale per 6-4 in 44 minuti di gioco.

Murray prova a cambiare qualcosa, tenta di essere più propositivo quando l’avversario è costretto a servire la seconda, ma Gulbis non è in vena di regali e prosegue con la sua prestazione di grande sostanza durante i suoi turni di battuta, con lo scozzese che continua a cambiare la posizione in campo sulla risposta, finendo per perdere spesso la misura. Due bruttissimi errori senza senso di Murray su palle interlocutorie fanno da preludio al break ottenuto da Gulbis al quarto game, sugellato da una sequenza di tre passanti. Qui il lettone si concede l’unica distrazione del match, quando con un doppio fallo ed un brutto errore gratuito restituisce un po’ di coraggio ad uno spento Murray che si esalta in un prolungato scambio difensivo conquistando l’immediato controbreak con un passante di rovescio.
Ma purtroppo per lui si tratta di un fuoco di paglia:  una corda rotta all’inizio dell’ottavo game ed una successiva seconda molto morbida che Gulbis puntualmente brutalizza lo fanno sprofondare nuovamente 0-30 sulla sua battuta, e due punti più tardi un nuovo pallonetto ed un diritto vincente siglano il vantaggio decisivo per il lettone che chiude 64 63.

Questa battuta d’arresto certo non pregiudica in alcun modo le chance del n.2 del mondo di difendere la corona conquistata lo scorso anno a Flushing Meadows, ma vista la condizione fisica già ottimale sfoggiata da Djokovic qui in Canada, ed a quella in rapido miglioramento di Nadal (il quale ha ricominciato a colpire palline da poco più di una decina di giorni), il ragazzo di Dunblane ha ancora parecchio lavoro da fare prima dell’appuntamento con l’ultimo Slam stagionale.

Poco più in là, il pubblico del Campo Banque Nationale può celebrare una delle più belle favole della Rogers Cup 2013. In casa, Vasek Pospisil prima ottiene la prima vittoria contro un top-20, Isner, poi la prima contro un top-10, Berdych, che resta l'unico dei primi 10 senza aver ancora vinto un torneo quest'anno. Pospisil gioca un match di grande intensità e personalità, chiude 75 26 76 e conquista i primi quarti di finale in carriera in un Masters 1000. Sognare una semifinale, dovendo affrontare Davydenko o Bogomolov, non è impossibile.

Pospisil, spinto dal pubblico, mantiene un break di vantaggio nel terzo set, ma inizia a sentire la pressione nell'ottavo gioco. Tuttavia è bravo a non arretrare e spingere col rovescio lungolinea cancellando così la terza palla break del possibile 4-4, ma alla quarta occasione Berdych indovina una risposta sulla riga che il canadese invano lascia scorrere pensando termini fuori. Il pubblico è fin troppo partecipe, esulta con vigore anche sugli errori e i doppi falli di Berdych, che non la prende affatto bene. Si alzano tutti in piedi per accompagnare l'ace con cui il giovane di casa allunga il terzo set al decisivo tiebreak. Suo il primo minibreak, che arriva grazie al dritto anomalo lungo del ceco (2-1). Berdych però recupera lo svantaggio e il numero 2 canadese si ritrova a servire sotto 4-5. Berdych regala ancora però. Tre gratuiti di fila e Pospisil può festeggiare la più grande vittoria della sua carriera saltando ai quattro angoli del Campo Banque National.

Con questa vittoria, entrerà per la prima volta nella top-60 avvicinando la posizione numero 55 (ora è n.71, suo best ranking grazie alla semifinale a Bogotà e alla vittoria al challenger di Vancouver).

Vasek, cresciuto coi miti di Patrick Rafter prima e di Roger Federer dopo, è figlio di coach Milos e dai 15 ai 18 anni si è allenato in Repubblica Ceca, a Prostejov, terra natale della famiglia e ha come obbiettivo far parte in modo fisso dei primi 30 giocatori al mondo. Da fine 2012 è seguito dall’ex pro francese Frederic Fontang (e a livello fisico da tre anni dal preparatore Kieran Foy) che ha aggiunto nuove dimensioni al suo gioco e un differente approccio al suo allenamento.

"Stiamo cercando di costruire un gioco più aggressivo" ha spiegato a James Buddell che l'ha intervistato per il sito dell'ATP. "Ho sempre avuto dentro di me una tendenza al gioco d'attacco, ma finivo per restare più passivo. Abbiamo lavorato molto perché riuscissi a non farmi irretire negli scambi lunghi, e questo vuol dire colpire in anticipo, con la palla che sale. Anche aggiungere un 10% di aggressività fa la differenza. Non puoi restare dietro ad aspettare e sperare di battere i top player".

La grande serata di festa per i colori canadesi non si è esaurita con la sorprendente vittoria di Pospisil su Berdych, ma è continuata con l’affermazione, meno clamorosa ma pur sempre contro classifica, del n.1 biancorosso Raonic contro l’argentino Juan Martin Del Potro. A onor del vero, va detto che il blaugrana, dopo aver fatto le ore piccole la sera prima per avere la meglio in maniera a dir poco rocambolesca del croato Dodig (era sotto 1-4 pesante nel set decisivo), è sceso in campo chiaramente menomato dall’infortunio alla schiena che già lo aveva limitato nel match d’esordio. Il suo servizio nel corso di tutto il match ha sempre fatto registrare velocità appena superiori ai 170 km orari, ben al di sotto delle sue medie abituali. Del Potro ha cercato di ovviare alla mancanza di esplosività con il piazzamento e con la percentuale di prime (74% alla fine), ma il misero ace messo a segno in due set, contro i ben 11 dell’avversario alla fine si è fatto sentire.
Ciononostante il match è stato molto equilibrato per tutti i 108 minuti della sua durata: se si eccettua infatti il vantaggio di 2-0 che Del Potro era riuscito a procurarsi all’inizio del secondo parziale, nessun giocatore ha avuto più di un game di vantaggio sull’altro prima della volata finale dei parziali, conquistata in entrambi i casi da Raonic. Il tema tattico del match è stato sempre abbastanza uguale a se stesso: Raonic più propositivo ma più prone all’errore (39 per lui alla fine, bilanciati però da vincenti), Del Potro orientato al contrattacco da fondo, ma penalizzato come detto da un colpo di inizio gioco visibilmente menomato. In fin dei conti hanno pagato i rischi presi da Raonic nei game finali dei due set, nei quali con Del Potro costretto a servire per rimanere nel set ha cercato e trovato le righe in più di un’occasione, come nel game conclusivo del match, nel quale gli ultimi tre vincenti sono rimasti tutti in campo per un nonnulla.

Durante il match vi sono state anche un paio di situazioni piuttosto controverse che hanno provocato la reazione, per quanto bonaria e civilissima, di un giocatore sempre molto tranquillo come Del Potro. Prima, sul 2-1 Raonic nel primo set, il canadese ha chiesto l’assistenza del fisioterapista e del medico per un dolore al braccio ed alla spalla destra: la valutazione ed il successivo time-out medico, causa il ritardato arrivo in campo del medico, hanno fermato il match per ben 14 minuti, causando le rimostranze di Del Potro nei confronti del giudice di sedia Layani. “E’ un problema ad un nervo del collo che mi limita in alcuni colpi – ha spiegato Raonic dopo il match – dopo il trattamento le cose sono migliorate un po’, credo riusciremo a tenere il problema sotto controllo per domani, ma non credo sparirà in un giorno o due”.

Ma l’episodio che certamente farà parlare di più è stato quello sul 4-3 e servizio Del Potro, vantaggio interno: su una palla molto corta dell’argentino, Raonic corre in avanti e chiude un facile diritto, ma sullo slancio sembra sfiorare con il piede destro la base della rete. Layani assegna il punto al canadese, ma Del Potro ha fatto sentire le sue ragioni, senza peraltro aver troppe frecce al suo arco, dal momento che era molto più lontano dell’arbitro dal luogo della presunta infrazione. Fatto sta che da quel momento Del Potro cede 10 punti consecutivi, gli ultimi del match, che mandano nei quarti di finale Raonic contro il giustiziere di Murray, Ernst Gulbis.
Sono stato molto fortunato che l’arbitro non mi ha visto toccare la rete – ha ammesso Milos in conferenza stampa – è una situazione fortunata per me e sfortunata per lui, come quando si rimane vittima di una chiamata sbagliata e non si hanno più ‘challenge’”. Del Potro, tuttavia, nonostante si sia comportato da vero signore, stringendo la mano ad avversario ed arbitro (che avrebbe poi, secondo alcune fonti, ammesso l’errore), si è fatto vedere alla stampa argentina molto più contrariato di quanto non fosse apparso in pubblico: “Difficile fare un’analisi adesso appena uscito dal campo – ha dichiarato al sito argentino BAtennis.com -  dico solo che permettere a Raonic di fermarsi per undici minuti, undici, per farsi curare, è una follia.. E nell’episodio finale, nessuno mi ha spiegato nulla di quello che è successo, non credo che lui abbia avuto un atteggiamento corretto, ma io non lo posso costringere. Sarebbe stato meglio ammettere l’errore, che ha visto tutto lo stadio, però è una decisione che alla fine solo lui può prendere”.

[1] N Djokovic (SRB) b D Istomin (UZB) 26 64 64
E Gulbis (LAT) b [2] A Murray (GBR) 64 63
[4] R Nadal (ESP) b [15] J Janowicz (POL) 76(6) 64
[WC] V Pospisil (CAN) b [5] T Berdych (CZE) 75 26 76(5)
[11] M Raonic (CAN) b [6] J Del Potro (ARG) 75 64
[7] R Gasquet (FRA) b [9] K Nishikori (JPN) 16 63 63
[Q] M Matosevic (AUS) b B Paire (FRA) 76(7) 67(10) 63
N Davydenko (RUS) b [Q] A Bogomolov Jr. (RUS) 64 63

Da Montreal, Vanni Gibertini

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