23/08/2013 11:45 CEST - Il caso

Adel Borghei, l'arbitro la cui unica "colpa" è essere iraniano

TENNIS - La tensione politica fra Iran e Stati Uniti si avverte anche nel tennis, simbolo di questa vicenda è l'arbitro iraniano Adel Borghei che non potrà coronare il sogno di centrare il suo personale "Grande Slam". L'USTA gli ha negato il permesso di arbitrare durante gli Us Open. Luca Palumbo

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L'arbitro iraniano Adel Borghei
L'arbitro iraniano Adel Borghei

La tensione politica fra Iran e Stati Uniti si avverte anche nel tennis, simbolo di questa vicenda è l'arbitro iraniano Adel Borghei protagonista di una storia molto più grande di lui.

Tutto ha inizio durante il mese di maggio quando il 32 enne nativo di Teheran ha ricevuto dagli Stati Uniti una lettera che gli concedeva il permesso di lavorare durante gli Us Open a partire dai turni di qualificazione.

Così Borghei ha prenotato il viaggio, ha fatto regolare richiesta di visto che ha ottenuto secondo le normali procedure ed è arrivato negli Stati Uniti pronto a cullarsi il sogno di arrivare a Flushing Meadwos cercando di centrare un suo personale “Grande Slam” perchè l'arbitro Iraniano ha già lavorato durante le finali dell'Australian Open e per ben 7 volte per il torneo più unico del mondo Wimbledon .

Sembra che lui non abbia alcun problema ad arrivare a New York infatti va anche a Montreal durante la recente Rogers Cup ad arbitrare ma proprio qui scopre l'amara verità, scopre che il suo avvicinamento al “Grande Slam“ almeno per quest'anno non ci sarà .

A Montreal riceve una lettera firmata da Rich Kaufman, direttore della USTA, in cui gli viene negato il permesso di arbitrare durante gli US Open perchè la legge attuale degli Stati Uniti revoca agli Open la capacità di retribuire una persona residente in Iran. L'e-mail si conclude con delle scuse e con la speranza che in futuro Borghei possa lavorare per loro.

Il problema fondamentale dell'intera vicenda è il visto che Borghei ha ottenuto, questo infatti è un semplice visto turistico che non gli permette in quanto residente a Teheran di essere retribuito negli Stati Uniti. La complessa burocrazia poteva essere aggirata attraverso un permesso che gli organizzatori degli US Open avrebbero potuto concedere a persone con straordinaria abilità sportiva o artistica, come spiega un funzionario del Dipartimento del Tesoro al New York Post, ma ciò è possibile per delle categorie di visto diverse da quello turistico.

Della vicenda ha parlato Farhad Alavi, partner di Akrivis Law Group (uno degli studi di avvocati più noti della Grande Mela) ed esperto di sanzioni statunitensi. Lui ritiene che l'applicazione della norma da parte degli organizzatori degli US Open sia stato troppo rigida creando dei grandi disagi a persone estranee a vicende politiche come nel caso di Borghei .

“Questo caso dimostra come la politica influenza ogni ambito della società incluso lo sport“, afferma Alavi. “A volte ci dimentichiamo di quello che può causare alle persone“

Per l'avvocato, l'arbitro iraniano può appellarsi presso l'Ufficio di Controllo degli Attivi Stranieri e chiedere che il suo caso venga esaminato in tempi rapidi prima dell'inizio del torneo in programma lunedì 26 agosto.

Borghei ora si trova in Florida ospite da un amico, dice che ha speso oltre 2000$ per coprire le spese, soldi che avrebbe avuto lavorando a New York. Non si è dato per vinto e dopo aver letto la lettera ha contattato in primis il Comitato Olimpico Iraniano poi ha tentato di ottenere maggiori dettagli da parte dei funzionari dell'Ufficio Immigrazione ottenendo solo vaghe ed imprecise risposte.

“Se tutto quello che mi interessava era il denaro, oggi io non ero qui“, dice Borghei. “Voglio partecipare a questo torneo, voglio coronare il mio sogno. Questa non è una questione soldi o di politica. Qua si tratta di tennis.“
 

Luca Palumbo

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