28/08/2013 17:25 CEST - Storie di tennis

28 agosto: due anniversari di libertà

TENNIS - Il 28 agosto 1950 Althea Gibson batte Barbara Knapp agli Us Nationals: è la prima partita di sempre tra tennisti di razze diverse. 13 anni dopo, il 28 agosto 1963, Martin Luther King tiene il suo discorso più celebre, "I have a dream", al Lincoln Memorial di Washington. Alessandro Mastroluca

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Althea Gibson
Althea Gibson

Cinquant'anni fa, il 28 agosto 1963, 250 mila persone guidate dal reverendo Martin Luther King si mettono in marcia in direzione di Washington. È l'evento culminante di un'estate dominata dalle tensioni e dalle lotte per i diritti civili. Il 21 maggio un giudice federale ha ordinato che due studenti neri siano ammessi al semestre estivo dell'università dell'Alabama. Il 13 giugno il governatore dello stato, Robert Wallace, sbarra loro fisicamente l'ingresso, nonostante un preciso ordine contrario di Kennedy, e solo l'intervento della Guardia Nazionale lo farà recedere. “La nazione americana si fonda sul principio che tutti gli uomini sono uguali” dice Kennedy quella stessa sera in un discorso trasmesso in tv. “Ogni americano dovrebbe avere il diritto a essere trattato come vorrebbe che fossero trattati i suoi figli. Ma non è così che vanno le cose”.

Il 19 giugno, il presidente presenta al Congresso il più rivoluzionario progetto di legge sui diritti civili mai sviluppato, ma i leader dei movimenti di protesta non vogliono riforme graduali e passaggi politici. E il 28 agosto Martin Luther King tiene al Lincoln Memorial il più celebre dei suoi discorsi:

“Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande dimostrazione per la libertà nella storia del nostro paese. Il 1963 non è una fine, ma un inizio. (…) Io ho un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza. Io ho un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell'arroganza dell'ingiustizia, colmo dell'arroganza dell'oppressione, si trasformerà in un'oasi di libertà e giustizia. Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere”.

In un altro 28 agosto, 13 anni prima, Althea Gibson, prima campionessa slam di colore (2 Us Nationals, 2 Wimbledon e un Roland Garros) recentemente omaggiata con un francobollo celebrativo, aveva coronato il suo, di sogno, e iniziato anche nel tennis ad aprire le barriere e tracciare una strada di uguaglianza e di possibilità. Sul campo numero 14, uno dei più periferici dell'impianto di Forest Hills, Althea, ha giocato la prima partita tra giocatori di razze diverse mai disputata.

La USLTA (United States Lawn Tennis Association), che fino al 1949 non aveva ammesso giocatori e giocatrici di colore agli Us Nationals, ha cambiato idea anche grazie alla lettera aperta che la campionessa Alice Marble ha pubblicato il 14 luglio 1950 sulla rivista American Lawn Tennis Magazine: “Se Althea Gibson costituisce una sfida per le giocatrici di quest'epoca, sarebbe onesto permettere loro di raccogliere sul campo questa sfida. (…) Se le venisse rifiutata l'opportunità di vincere o perdere, rimarrebbe un indelebile marchio che mi farebbe vergognare di questo sport a cui ho dedicato gran parte della mia vita”. Il debutto è vincente: Althea batte Barbara Knapp 62 62.

Il giorno dopo, il 29 agosto 1950, sarà protagonista di un incontro indimenticabile, sul Grandstand, contro Althea Louise Brough, fresca vincitrice di Wimbledon. Brough conquista facilmente il primo set 61. Gibson guadagna fiducia nel secondo, trova il break del 4-3 grazie a un doppio fallo dell'avversaria e sale 5-3. Con altri due doppi falli e un gratuito di rovescio, Brough perde ancora il servizio: 6-3 Gibson. Gli spalti, che si erano svuotati dopo il primo set, tornano a riempirsi mentre nuvole nere e minacciose si affacciano nel cielo di New York. Gibson va sotto 3-0, recupera uno dei due break di svantaggio e continua a mettere pressione alla più quotata avversaria che sul 5-4 40-40 è a due punti dalla vittoria. Ma Gibson estrae un dritto e una risposta vincenti e completa anche il secondo break. Sul 7-6 in suo favore, un nubifragio investe Forest Hills e costringe a rinviare tutto al giorno successivo. Gibson è nervosa e cede il servizio nel 15mo game dopo 18 punti e si condanna alla sconfitta. Brough vince 61 36 97.

Ma la vera vincitrice è Althea Gibson, una pioniera che ha regalato un sogno alle future generazioni.

Alessandro Mastroluca

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