29/08/2013 10:20 CEST - US OPEN 2013

Disastroso Fabio Fognini: 5 games con il 128 ATP!

TENNIS - L'americano di origini indiane Rajev Ram  in 8 partecipazioni all'US open aveva perso 4 volte al primo turno e altre 4 in qualificazione. il n.1 d'Italia, irriconoscibile, ha fatto disperare. Josip Perlas: "Una spiegazione? impossibile!". Da New York Ubaldo Scanagatta

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Fabio Fognini (Giampiero Sposito)
Fabio Fognini (Giampiero Sposito)

Ram b. Fognini  61 62 62

NEW YORK _ E’ incredibile il modo in cui ha perso Fabio Fognini dall’americano di origini indiane Rajeev Ram, 29 anni e n.128 del mondo: 6-1 6-2 6-2 in un’ora e 27 minuti, un tempo quasi record per un match tre set su cinque.

Dei cinque italiani in tabellone maschile  soltanto Seppi potrà giocare il secondo turno, con un indiano puro Somdev Devvarmann per arrivare forse al solito avversario di Slam, l’uzbeko Istomin. Ce l’ha fatta, Andreas, soffrendo il giusto, cioè un po’ ma non troppo. La cronaca di Giacomo Fazio, e l’intervista ad Andreas, dice tutto quel che è successo nel match che ha segnato la scomparsa del tennis belga dall’US open: erano in 4, hanno perso tutti al primo turno. Stanno peggio di noi, loro che qui grazie a Clijsters e Henin hanno vissuto grandi momenti e soddisfazioni.

Fognini invece _ che è il n.18 del mondo e il n.1 d’Italia _ ha fatto soffrire quelli che erano venuti fin in America a sostenerlo: mamma, papà, sorella. Più il disorientato, quasi stranito coach Josip Perlas che aveva un diavolo per capello (“Non è difficile spiegarsi cosa gli possa essere successo… è impossibile! Ci lavoro tutti i giorni, minuto dopo minuto e…è impossibile, non bastano due minuti, forse neppure un’ora”) e mi dava la sensazione in realtà di non sapere che pesci pigliare. E se un uomo e un grande coach dell’esperienza di Josip Perlas che ha allenato gente come Moya, Ferrero, Coria, Almagro, ti dà la sensazione di chi con Fognini non sa più che pesci pigliare… che cosa vi aspettate che possa dirvi io dopo la folle estate di Fabio nel segno della discontinuità più imprevedibile, cominciata con il primo turno perso a Wimbledon con Melzer e le 10.000 sterline di multa, proseguita con i due splendidi successi a Stoccarda ed Amburgo e la successiva finale di Umago, finita con la trasvolata oceanica nel Nord America per passare un solo turno a Montreal, nessuno  Cincinnati, nessuno a Flushing Meadows?

Tre tornei, una vittoria (Baghdatis a Montreal prima di cedere a Gulbis con il solito punteggio inspiegabile 63 16 61), tre sconfitte, Gulbis, Stepanek e la più netta e assurda, Ram. Quella di Cincinnati con l’ultimo game allucinante, doppio fallo doppio fallo, penalty point, doppio fallo di piede e game, set match a Stepanek, quindi il 61 62 62 stanotte con Ram, ex campione NCAA, ma in 8 partecipazioni all’US Open aveva perso quattro volte al primo turno e altre quattro volte in qualificazione. Per passare un turno, insomma, doveva trovare non Fognini ma…questo Fognini. Assurdo, anche se non si può definire irriconoscibile perchè purtroppo altre volte ha giocato partire inspiegabili come questa.

Mi immagino che cosa devono avere provato i suoi familiari. Hanno tutta la mia solidarietà e simpatia. Sinceramente mi dispiace, per loro, per Perlas che è una bravissima persona oltre che un eccellente tecnico, per Fabio stesso.

Ma qui è roba da psicanalisti, non da critici di tennis. E’ inutile farvi la cronaca del match. Conviene semmai ascoltare la registrazione della sua onestissima intervista nella quale Fabio definisce la sua partita come disastrosa ed è esattamente come l’avremmo definita anche noi – ma è meglio quando lo fa lui perché altrimenti qualcuno potrebbe dire che ce l’ho con lui mentre non è per nulla vero _ “non mi riusciva nulla, non sono mai entrato in partita, nel ritmo, cercavo di fare scambi, di restare più indietro, non ho parole per descrivere cosa è successo, il modo in cui ho perso non ha giustificazione” 

Certo dispiace vedere perdere così un giocatore sul quale quest’estate dopo la “campagna tedesca” anch’io mi ero entusiasmato. Il primo italiano salito a n.16 dai tempi di Panatta e Barazzutti non avrebbe dovuto fare una fine così ingloriosa a questo Slam. Ma lo sport è così, prima ti esalta e poi ti demoralizza. Certamente Fabio, come Andreas, gioca meglio sulla terra battuta che sul cemento, però quello che abbiamo visto stanotte sul campo n.17, il più lontano di tutti, era la sua peggior controfigura.

da New York, Ubaldo Scanagatta

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