30/08/2013 13:15 CEST - Us Open

Pennetta risorge a New York. Errani:"Troppa pressione, sto male"

TENNIS - Us Open. Flavia Pennetta lascia 4 game a Sara Errani, semifinalista l'anno scorso: 63 61. Primo successo contro una top-10 dai quarti di Pechino 2011 (su Wozniacki, n.1). Decima vittoria contro una top-5. Da New York, Ubaldo Scanagatta

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Flavia Pennetta
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Una Flavia Pennetta in questo spolvero non la si vedeva più da almeno due anni. Sette aces e nemmeno un doppio fallo, con un ace giocato anche di “seconda”, dicono che Flavia ha giocato questo derby come meglio non poteva.

Par giusto sottolineare anche che invece Sara Errani, che nei giorni scorsi aveva detto di sentire molta più pressione sulle spalle che soddisfazione per essere la prima italiana di sempre a scendere in campo cone testa di serie n.4 in uno Slam (uomini compresi), non ha davvero giocato all’altezza delle sue possibilità
Man mano che le cose si sono messe bene per Flavia e malissimo per lei, incapace di tenere il servizio nei primi 3 turni di battuta (il primo perso a 13 in apertura di match, il secondo a 15 e soprattutto il terzo perso dopo essere stata avanti 40-30 con la palla del 2 pari che avrebbe potuto rimetterla in corsa) Sara si è visibilmente contratta, innervosita, ha commesso l’errore tattico di insistere negli scambi sulla diagonale del rovescio dai quali usciva molto meglio Flavia e la sua situazione è piano piano prima scivolata fino a precipitare: 1-3,1-5.  Lì Sara ha salvato un setpoint sul quale Flavia aveva giocato una risposta con il drop-shot (colpo che si può tentare soltanto se una serve pianissimo) sul quale però la Errani è arrivata troppo bene per poter sbagliare.

Ma il primo set lo avrebbe conquistato pochi minuti più tardi, dopo 41 dall’inizio, Flavia continuando a giocare con grande autorevolezza, spingendo non solo di rovescio ma anche di dritto.Fino a quel momento il match aveva rispecchiato un po’ le mises delle due tenniste alle prese con il primo derby italiano della storia disputato su un campo centrale di uno Slam (noblesse obblige per la testa di serie n.4 del torneo, ma anche per il passato di Flavia, tre volte quartofinalista in questo torneo e proprio su questi Arthur Ashe Stadium capace di rimontare 6 matchpoints alla Zvonareva in uno degli incontri più memorabili che mi sia mai capitato di seguire): Sara aveva una magliettina rosa pallido, Flavia una rossa fuoco. Sara subiva, Flavia aggrediva.

Inciso: lo scorso anno il derby dei quarti Errani-Vinci fu giocato sull’Armstrong Stadium, stadione anch’esso ma più piccolo, la metà dei posti dell’Ashe, quindi stamani per un match cominciato alle 11 locali gli spalti parevano quasi deserti. Insomma non c’era davvero l’atmosfera delle grandi occasioni. D’altra parte è indubbio che il match era importante soprattutto per noi italiani e direi ancor più per Flavia Pennetta: sì perché fino allo scorso Wimbledon la stessa Flavia qualche piccolo dubbio in testa ce l’aveva. Continuare? Smettere? Dopo l’operazione al polso, l’uscita dalle prime 100, l’abbandono di Gisela Dulko, l’argentina al cui fianco era diventata n.1 del mondo in doppio, diverse sconfitte giunte al terzo set, la facevano riflettere, com’è giusto che sia per una ragazza che è stata la prima italiana a entrare fra le top-ten ed ha compiuto i 31 anni a febbraio.

Già l’autorevolezza con la quale ha vinto il primo set per 6-3, trasformando il secono setpoint con un’aggressiva risposta di rovescio lungolinea, giudicata fuori dal giudice di linea ma dimostratasi buona all’Occhio del Falco interpellato da Flavia, deve averla convinta che il suo tennis è ancora buono, molto buono. Soprattutto in questo panorama abbastanza deprimente del tennis femminile.

Così nel secondo set dopo due games vinti entrambi a zero da chi serviva _ una rarità! _ Flavia ha salvato una pallabreak con l’ace n.5 tirato a 108 miglia orarie (173,772 km orari) e poi chiuso il game dopo un grande scambio concluso con un gran corpo a corpo sottorete e un suo smash finale. Lì il match avrebbe ancora potuto girare, se Sara fosse riuscita a salire 2-1.

Il contraccolpo per non esserci riuscita è stato fatale: Sara ha perso due turni di servizio consecutivi a 0 senza riuscire ad approfittare del 15-40 (due pallebreak consecutive) quando era indietro 3-1.
Alla fine mentre Flavia non sbagliava nulla Sara, sempre più confusa e frastornata, sbagliava di tutto, rovesci semplici, dritti banali. Flavia ha infilato così una serie di 9 punti consecutivi per salire al triplo matchpoint. Il secondo è stato quello buono. 6-3,6-1 in 1 h e 11 m. Un punteggio inatteso, abbastanza imprevedibile, seguito dalla stretta di mano, per una Sara che salvo un grido di rabbia repressa non era riuscita a caricarsi come fa di solito. La conclusione ha visto le due ragazze avvicinarsi alla rete per un abbraccio e un reciproco bacino sulle guance. Un riflesso incondizionato di quanto era successo alla fine degli ultimi duelli fra Errani e Vinci?

In rapida successione sono arrivate, in diverse sale stampa Flavia, Sara e Roberta.  L’intervista più commovente, più toccante è stata certamente quella dell’unica sconfitta di una giornata che ha visto vincere anche Karin Knapp sulla russa Elena Vesnina, n.22 del seeding. Potete ascoltare voi stessi gli audio delle tre ragazze, sia in italiano nella home italiana, che quelle in inglese in quella inglese. Non sono proprio simili.

Sara Errani è arrivata in sala stampa con l’aria distrutta, gli occhi arrossati di pianto e anche nelle prime risposte _ in inglese _ è riuscita a stento (e non del tutto) a frenare le lacrime. Raramente avevo provato tanto disagio nel corso di un post-match. Sara soffriva in modo incredibile, davvero, ed era difficile non sentirsi male anche per lei. Faceva sinceramente pena.

“Non è l’aver perso che mi fa stare male, ho perso un miliardo di volte…il problema è accorgersi che non hai la forza di lottare. Flavia ha giocato bene, ha meritato di vincere, ma io non mi sento bene se non riesco a lottare…da qualche settimana mi sento addosso una pressione incredibile”.

Le frasi venivano smozzicate, interrotte dalle pause che doveva prendersi per non ricominciare a piangere.
Già in inglese aveva detto: “Devo risolvere questo problema, sono settimane che ce l’ho…sento che se perdo è male e se vinco è normale e questo non va bene. Anche essersi ritrovata qui n.4 del tabellone dopo il forfait della Sharapova non mi ha fatto bene, mi sono sentita peggio invece che meglio (pochi minuti dopo Roberta Vinci avrebbe espresso sensazioni diametralmente opposte a proposito del suo essere per la prima volta n.10 del mondo: “Se sono n.10 vuol dire ho fatto bene, ne sono orgogliosa, è più il piacere di esserlo che la preoccupazione di doverne essere all’altezza”)…la gente che ti passa accanto e ti guarda, ti nota, tanti che si aspettano tanto da te. Troppa pressione, devo distrarmi di più, fregarmene. Fregarmene della classifica, della gente, del n.4, del fatto di essere a buon punto per il Masters…tutte cose che fanno peggio e non meglio. Devo imparare a vivere più serena…e da un po’ di tempo non è più così”.

Quando le ho chiesto, ricordandomi che anche a Parigi Sara faceva spesso cenno a questa enorme pressione montante sulle sue piccole spalle, se qui si sentiva come a Parigi la prima risposta è stata quasi…terribile.

"Le 2 settimane di Parigi mi hanno ammazzato!”.

Una dichiarazione che lì per lì ci ha lasciato tutti ammutoliti. Poi lei ha ripreso a parlare: “Ma era una tensione diversa, entravo in campo e volevo vincere…qui invece la sensazione è entrare in campo e non volerci stare.”

Prima dell’intervista di Sara Errani che ha molto impressionata la collega di ESPN Jane McManus (“Non credi che Sara avrebbe bisogno di uno psicologo? Sembrava distrutta e incapace di farsi una ragione del suo stato”) Flavia Pennetta faticava le i per prima a ricordarrsi quando le fosse capitato di giocare così bene.
Domani è un anno dacchè mi sono operata al polso…”. E anche: “Ho giocato molto bene, nel senso che a prescindere dal nome del’avversaria mi sono sentita molto bene, a Strasburgo contro la Torro-Flor…sennò nel 2011 a Pechino con la Wozniacki, quando ho vinto 7-6 al terzo dopo una battaglia incredibile”.
Insomma lei torna indietro a 2 anni fa, altri anche a 3 o 4 anni fa. “E’ stata una partita perfetta, il servizio è stata la chiave, 7 aces, nessun doppio fallo: ha fatto la differenza. Sapevo che cosa avrebbe fatto Sara, ci conosciamo troppo bene, io se spingo con il mio gioco le tolgo il tempo, sono stata aggressiva soprattutto dalla parte del suo dritto. E lei invece ha tendenza a giocare rovescio contro rovescio…
Le dico che questa vittoria, per il modo in cui l’ha ottenuta, “sgombra il discorso dell’eventuale decisione di ritirarsi a fine anno” e lei ride, ma si schermisce: “E’ solo una partita…”.
Ma si capisce che il dubbio se l’è tolto. Se ha giocato così una volta, dimostrandosi in grande condizione atletica oltrettutto _ i dubbi c’erano, troppi match persi al terzo set quest’anno ma anche qualche incertezza nella corsa, un po’ di lentezza nei recuperi _ perché non dovrebbe rigiocare ancora così quest’anno e l’anno prossimo?
Flavia è chiaramente al settimo cielo, sottolinea che “Il lavoro paga, ci ho sempre creduto in questa regola", dice in tutta sincerità che preferirebbe affrontare la Peng (“l’ho battuta diverse volte, la Kuznetsova mai”….ma alla fine chi prevalrrà sarà proprio la Kuz, allenata dal nostro Panichi, ahilei; ci ha giocato anche il doppio insieme, si conoscono benissimo) e aggiunge: “Al prossimo match ci penserò domani, stasera penso ad andare al mio ristorante preferito, Piccola Cucina…" e per quanto concerne il resto del torneo (che l’ha visto 3 volte nei quarti di finale “Questo torneo mi piace, e New York mi piace, mi piace” sottolinea con forza e con il sorriso dei giorni più felici) "tutto quello che viene lo prendo”. E fa capire che lei alla cosiddetta prova del 9 non crede. “L’importante è che piano piano questo deve risultare un anno positivo.”
-Ma ti aspettavi di vincere così?”
La risposta è secca: “No”.
Per lei una giornata memorabile. Per le frasi della Vinci, vi rimando all’articolo scritto dall’altro nostro inviato qui a  New York, Giacomo Fazio che mentre io seguivo sull’Ashe Pennetta ed Errani, non si perdeva un punto della rimonta di Roberta a spese di Lucie Safarova.

Per spiegare la sindrome di tristezza, insicurezza, fragilità, che pare aver colpito Sara Errani _ vi giuro che mi ha fatto impressione vederla in quello stato, sono sicuro che anche gli episodi delle due partite accese giocate contro Roby Vinci abbiano inlfuenzato il suo atteggiamento odierno. Lei stessa ha detto che non le riesce autoincitarsi con la stessa intensità se gioca contro un’amica, un’italiana. Pablo Lozano mi dice ‘urla, sfogati, ti farà calare quella pressione che ti senti addosso’, ma non ci riesco”  _  riferisco le parole di Flavia Pennetta: “Sara è una grandissima giocatrice che ha meritato di valere la classifica che ha. E’ un esempio…quando era piccola nessuna la considerava, e ha dovuto sacrificarsi e lottare più di altre per raggiungere la classifica che ha…”.
Come a dire: tutto quello stress ha un prezzo, può arrivare il momento in cui lo si paga. La mia sensazione è proprio quella. Se Sara è così stressata, se si preoccupa più di quel che deve garantire a se stessa e agli altri, forse dovrebbe prendersi un attimo di riposo. Non deve tirare troppo la corda. Ha giocato tanto, ha vinto tanto. E’ vero che c’è l’obiettivo Masters da centrare, ma la salute innanzitutto. E, devo dire, contro una risorta Pennetta _ che gioia rivederla giocare così bene, con tanta grinta ed efficacia combinate assieme _ Sara non mi è sembrata tanto in cattiva forma quanto in cattiva salute psichica. Ci rifletta chi le sta vicino e le vuole bene. Mi auguro che già qui possa aiutarla un bel torneo di doppio. Ma temo che comunque vada possa non bastare.
Mi auguro al contempo che la straordinaria iniezioni di fiducia che ha ricevuto oggi Flavia Pennetta le consenta di approdare alla seconda settimana per la quarta volta in questo torneo. Vederla giocare contro Roberta Vinci (o la sorprendente Karin Knapp) nei quarti mi farebbe molto piacere, anche perché significherebbe avere nuovamente una tennista italiana in semifinale.

 

LE VITTORIE DI FLAVIA CONTRO TOP-5

Pechino 2011 Q Win [1] Caroline Wozniacki (DEN) 1 3-6 6-0 7-6 (2)

Us Open 2011 R32 Win [3] Maria Sharapova (RUS) 4 6-3 3-6 6-4

Fed Cup 2011 R1 Win Samantha Stosur (AUS) 5 6-7 (7) 7-6 (5) 6-4

Sydney 2011 R16 Win [2] Vera Zvonareva (RUS) 2 7-5 7-5

San Diego 2010 Q Win [2] Samantha Stosur (AUS) 5 6-4 6-3

Cincinnati 2009 R16 Win [3] Venus Williams (USA) 3 7-6 (2) 6-4

Stoccarda 2009: Q Win [3] Jelena Jankovic (SRB) 4 2-6 6-4 6-4

Zurigo 2008: R16 Win [1] Jelena Jankovic (SRB) 1 5-7 6-3 6-3

Filderstadt 2005: R16 Win [4] Justine Henin (BEL) 5 6-4 6-3

 

Da New York, Ubaldo Scanagatta

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