11/09/2013 11:28 CEST - Personaggi

American Masters: Billie Jean King

TENNIS - Per la prima volta la PBS dedica un documentario della serie American Masters a un personaggio dello sport: Billie Jean King. Riviviamo la sua carriera con un saggio del regista, James Erskine, con i nostri articoli d'archivio, e una serie di infografiche realizzate dalla tv pubblica Usa. A cura di Alessandro Mastroluca

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Billie Jean King (Getty Images North America Matthew Stockman)
Billie Jean King (Getty Images North America Matthew Stockman)

Billie Jean King nasce il 22 novembre 1943 a Long Beach, California, prima figlia di Bill e Betty Moffitt. Cresce in una famiglia metodista e conservatrice, è molto religiosa e da bambina esprime il desiderio di diventare predicatrice. La madre è casalinga, anche se a volte lavora part-time come rappresentante di prodotti Avon o Tupperware, il padre è ingegnere per il dipartimento dei vigili del fuoco.

Billie Jean e il fratello vengono subito incoraggiati dai genitori a praticare sport. Il padre aveva giocato a basket contro Jackie Robinson al college e aveva respinto l'invito per un provino nella NBA per gli impegni familiari; Billie Jean aveva un anno allora. Suo fratello Randy condivide l'amore del padre dello sport: diventerà un pitcher che giocherà per 13 anni nella Major League Baseball. Inizialmente Billie Jean pratica il softball. E' la compagna di scuola Susan Williams a portarla verso il tennis, accompagnandola in un country club dove Billie Jean gioca per la prima volta. Negli anni '50 e '60 il tennis era ancora considerato uno sport da country club, dunque non immediatamente alla portata dei figli della classe operaia come Billie Jean. Scoprendo però che a Houghton Park, a Long Beach, avrebbe potuto prendere lezioni gratuite, Billie Jean si innamora del tennis e compra la prima racchetta con i soldi risparmiati facendo lavoretti per i genitori e i vicini di casa.

A 14 anni, vince il primo torneo nella California del Sud, e presto inizia ad essere allenata da Alice Marble, la campionessa degli anni '30. Figlia della classe operaia, si trova catapultata in uno sport per privilegiati e comincia a farsi delle domande: è un periodo cruciale per Billie Jean, un periodo che si rivelerà cruciale nella sua carriera.

Per tre anni frequenta il Los Angeles State College dove incontra il futuro marito Larry King, che sposa nel 1965. Qui Billie Jean inizia ad aprire gli occhi sulle disuguaglianze che le donne subiscono in società. Benché tennista di talento, le viene negata una borsa di studio semplicemente in quanto donna. Nel 1961 studia ancora al college quando vince il titolo a Wimbledon in doppio con Karen Hantze al primo tentativo, diventando la coppia più giovane a vincere il torneo.

Negli anni '60, Billie Jean dominerà il tennis femminile (...). Nel 1966 vince il suo primo titolo a Wimbledon in singolare: batte in semifinale Margaret Court, la sua più grande rivale, che aveva sconfitto a sorpresa al primo turno nel 1962, al suo secondo match da professionista; e in finale Maria Bueno. Si ripete nel 1967. Nel 1968 sarà però Court a vincere, avviandosi a diventare la prima donna capace di completare il Grande Slam nell'era open.

Tra il 1966 e il 1974, Billie Jean è numero 1 del mondo cinque volte. Resta tra le prime 10 per un totale di 17 anni. Ha vinto 39 titoli dello slam (12 in singolare, 16 in doppio, gran parte con la compagna di lotta Rosemary Casals, 11 in misto), 20 a Wimbledon. Nel 1971 è la prima donna a guadagnare 100 mila dollari in una sola stagione: il presidente Nixon le telefona per complimentarsi. Come si è arrivati a questo risultato? Alessandro Mastroluca l'ha raccontato così.

"Il 1970 è l’ultimo anno in cui si può fare pubblicità in televisione alle sigarette. Stanno avendo molto successo le Virginia Slims, prodotte dalla Philip Morris, anche grazie allo slogan “You’ve come a long way, baby”. Non è un caso se Grace Lichtenstein l'ha scelto come titolo del suo libro sul tennis femminile nei primi anni Settanta. In copertina, una foto di Rosemary Casals.

"Lo slogan piace anche a Gladys Heldman, direttrice della rivista World Tennis e amica di vecchia data di Joe Cullman, CEO della Philip Morris. Lo convince perciò a investire parecchio in una serie di tornei pro di tennis femminile. È nato il Virginia Slims Tour. I primi otto tornei, presentati in un’accesa conferenza stampa, hanno un montepremi complessivo di 105 mila dollari. Le stelle del circuito sono Billie Jean King e Rosemary Casals: cono loro ci sono, tra le altre, Peaches Batkowics, Nancy Richey, Ann Heydon Jones, Francoise Durr. Hanno protestato contro la sperequazione nei montepremi tra uomini e donne del Pacific Southwest Open (12,500 dollari al vincitore del torneo, 1,500 alla vincitrice di quello femminile, torneo in cui non sono previsti prize money per chi perde prima dei quarti di finale) e boicottano il torneo.Vanno a giocare a Houston, il primo torneo del nuovo tour, poi vinto da “Rosebud” Casals. Entrambe saranno sospese dalla USLTA. “Questi uomini ricchi non capiscono quanto abbiamo bisogno dei soldi noi tenniste” dice Billie Jean King, che nel primo Wimbledon “open”, nel 1968, incassò per la vittoria 750 dollari, mentre Rod Laver ne ricavò circa 2000. (…)".

Nel 1972 riceve 15 mila dollari meno di Ilie Nastase, che ha vinto il torneo maschile, per il titolo agli Us Open. "Minaccia l’organizzazione di boicottare l’edizione successiva se i montepremi per uomini e donne non saranno equiparati. Convince le tenniste a unirsi: nasce la Women’s Tennis Association e Billie Jean King è la prima presidente. Vince contro Bobby Riggs la seconda "Battaglia dei sessi". Ma la vittoria più importante arriva fuori dal campo, in una più sostanziale battaglia dei sessi.  Nel 1973 gli Us Open diventano il primo Slam a riconoscere premi uguali per i tornei maschile e femminile”.

Il suo ruolo di leader femminista raggiunge il suo apice nel 1973, quando affronta l'ex stella Bobby Riggs nella "Battaglia dei Sessi". Il racconto è di Ubaldo Scanagatta:

L’ex campione di Wimbledon 1939, 55 anni suonati, esibizionista nato nonché re delle scommesse più balzane, aveva demolito psicologicamente Margaret Court in una prima sfida “etero” nella caldissima San Diego. Fu 6-2,6-1 a furia di pallonetti controsole e smorzate diaboliche ad irridere l’irriconoscibile australiana paralizzata dalla paura. Riggs indossò poi abilmente i panni provocatori del “male chauvinist pig” sfidando Billie Jean King, paladina del mondo femminista con racchetta (e non solo).

Il 20 settembre del 1973 la “Battaglia dei Sessi” attirò una folla mai vista attorno ad un campo di tennis, più di 30.472 guardoni all’Astrodome di Houston dove il biglietto meno caro costava 100 dollari (allora!) e cinquanta milioni d’americani davanti alla tv, in prime time sul canale ABC. I bookmakers fecero affari d’oro.

Su quel network il commentatore abituale del tennis era il grande Jack Kramer, ma Billie Jean _memore dello sgarbo di San Francisco pretese ed ottenne di sostituirlo con la fida Rosie Casals.

La sfida, giocata sulla distanza dei tre set su cinque, non ebbe bisogno di arrivare al quarto. Billie Jean, per nulla intimorita dalle boutades istrioniche dell’occhialuto Riggs (“Il tennis giocato dalle donne è ridicolo, le migliori non possono nemmeno battere un vecchio con un piede nella tomba!”), vinse 6-4,6-3,6-3. Una vittoria storica per il movimento del tennis femminile. “Se avessi perso anch’io come Margaret la gran massa dell’opinione pubblica ne sarebbe rimasta influenzata assai negativamente. Non era formata da esperti di tennis. Così invece il boom di popolarità e… dei montepremi cominciò negli anni immediatamente successivi”.

King rifiuta l'idea, tornata d'attualità in questi giorni dopo l'intervista di un ex golfista a ESPN, che Riggs abbia perso volutamente per pagare i debiti di gioco che aveva contratto con la mafia.

Nel 1973, è la prima donna a essere eletta "Sportsperson of the Year", "Sportivo dell'anno", da Sports Illustrated. Nel 1974 crea la Women's Sports Foundation, per aiutare giovani donne a farsi strada nello sport, e il World Team Tennis, in cui allena i Philadelphia Freedoms (cui Elton John dedica l'omonima canzone) e diventa la prima donna ad allenare atleti maschi.

Nel 1987 entra nella Hall of Fame. Dopo il ritiro dall'attività agonistica, è stata capitano della nazionale di Fed Cup tra il 1995 e il 1996, e dal 1998 fino al 200, e ha guidato le nazionali femminili alle olimpiadi del 1996 e del 2000. Ha continuato negli ultimi anni ad aiutare giovani giocatrici ad entrare nel mondo dello sport e lavorare con le fondazioni nate dopo l'approvazione del Titolo IX (firmato dal Presidente Nixon nel 1972). Nel 2006, la USTA le ha intitolato il National Tennis Center, dove si giocano gli Us Open. Nel 2009 ha ricevuto la Medaglia Presidenziale della Libertà, la massima decorazione civile negli Usa.

Billie Jean King continua a sostenere i diritti LGBT (...) e negli ultimi anni ha lavorato fianco a fianco con la First Lady Michelle Obama nella sua campagna "Let's Move" per combattere l'obesità infantile. (...) Billie Jean King è uno dei personaggi più illustri e celebrati nella storia del tennis, e può essere descritta non solo come una campionessa, ma anche come una visionaria e un'innovatrice.

A cura di Alessandro Mastroluca

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