12/09/2013 00:21 CEST - Personaggi

Anna Chakvetadze lascia il tennis

TENNIS - Anna Chakvetadze, ex numero 5 del mondo, una semifinale agli Us Open 2007, lascia ufficialmente il tennis a 26 anni. In una lunga intervista a Sport Express ricorda quel match, la sofferenza di vedersi puntare addosso una pistola, e la depressione per i problemi alla schiena che l'hanno portata al ritiro. Mastroluca

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Anna Cahkvetadze
Anna Cahkvetadze

A 26 anni, Anna Chakvetadze ha annunciato il ritiro dal tennis. La giocatrice russa, capace di arrivare al numero 5 del mondo e in semifinale agli Us Open 2007, perdendo da Svetlana Kuznetsova, si è raccontata in una lunga intervista al sito russo Sport Express.

Nata il 5 marzo del 1987, Anna scopre il tennis grazie alla madre Natalia. Non brucia le tappe, ma a 16 anni è in finale nel torneo juniores di Wimbledon. Chakvetadze, che da bambina ha imparato a suonare il pianoforte, chiude il 2004 al 91° posto del ranking. Nel 2006 vince il suo primo titolo WTA, a Canton: beneficia del ritiro di Jelena Jankovic in semifinale e batte in finale Anabel Medina Garrigues. Due settimane dopo, a Moaca, supera Safina, Schiavone, Sharapova (che si ritira), Dementieva e Petrova (64 64 in finale). Chiude l'anno da numero 13 e si iscrive all'università, a psicologia.

Il 2007 è il suo anno migliore. vince Hobart, arriva nei quarti agli Australian Open e al Roland Garros (in mezzo la semifinale a Parigi indoor e la finale a Miami) ed entra in top-10. L'estate prosegue al meglio con il successo a 's-Hertogenbosch e la semifinale a San Diego, prima delle vittorie a Cincinnati e Stanford e della semifinale agli Us Open e al Masters che la proiettano al numero 5 del ranking. Il match perso con Kuznetsova a Flushing Meadows resta la sua più grande occasione mancata. "Continuo a guardare a quel match in negativo" ha spiegato a Sport Express. "Perché? Perché non ho vinto. Certo, arrivare in semifinale è un buon risultato, ma la finale è tutta un'altra storia. E poi, la cosa peggiore è perdere giocando male contro un'avversaria che gioca male quanto te. E quella partita è stata davvero brutta per essere una semifinale slam. Combattere giocando bene contro un'avversaria che gioca bene è comunque più piacevole".

Il 19 dicembre sei rapinatori armati fanno irruzione nella villa di famiglia, legano e picchiano il pade, la madre e il fratellino Roman, di nove anni, e scappano con un bottino di cinque milioni di rubli. "Quel trauma mi ha fatto vedere le cose più in profondità" ha detto nell'intervista. "Non sopporto l'ingiustizia, ma purtroppo nel mondo esiste. Quel che è successo è successo. Allora ho pensato che comunque era passato tutto, che eravamo tutti sopravvissuti, tutti vivi. Non posso dire che sento ancora il peso di quello che è successo. Ma certo psicologicamente ha influenzato negativamente la mia carriera. Purtroppo però i ladri non sono mai stati trovati. Non mi piace l'idea che qualcuno possa fare qualcosa del genere e continuare a vivere in pace". I genitori di Anna, ha raccontato, vivono ancora nella stessa casa. "Ho chiesto loro più volte di trasferirsi, ma vogliono continuare a stare lì e non voglio insistere. A me non piace tornarci, provo solo sensazioni spiacevoli, ma ci vado solo per andare a trovare i miei genitori".Nel 2008, a parte la vittoria a Parigi indoor e la finale a New Haven, i risultati scarseggiano e nel 2009 peggiorano ancora. L'anno successivo prova a rimettersi in gioco. Trionfa a Portoroz, nell'ITF del Bronx e perde una semifinale tiratissima contro Caroline Wozniacki.

Proprio contro la danese, all'inizio del inizia il suo periodo più buio. Durante il match di secondo turno a Dubai, Anna sviene. La diagnosi parla di sincope neurocardiogena, una temporanea perdita di coscienza, che si ripete a Stoccarda. In più, si aggiungono i problemi alla schiena.

"Mi hanno diagnosticato un'ernia cervicale e spinale" ha spiegato a Sport Express. "Ho visto molti medici, e tutti mi dicevano cose diverse. Mi dicevano: 'Proviamo le iniezioni di ormoni, anche se non sappiamo come si sentirà fra sei mesi'. Ma un tennista ha bisogno di certezze: che succede se fra sei mesi sto peggio?"

Nel 2012 prova a rientrare, ma Tashkent è il suo ultimo torneo. "Sono tornata a casa, sono rimasta a letto per settimane con un busto speciale. Amici e parenti mi davano supporto, mi portavano dolci, torte. Ho messo su qualche chilo. E' stato difficile prendere coscienza che non avrei più giocato a tennis. Ho pianto molto, ho sperimentato una forma di depressione: ero totalmente apatica, non volevo fare niente né vedere nessuno. Volevo solo essere lasciata da sola. Col passare del tempo ho capito che non avrei voluto mettere ancora più a rischio la mia salute".

Per il futuro, conclude, "voglio diventare coach. Sono un'artista freelance e commento i match per Tennis Tv. Mi piace guardare le partite ed esprimere quello che penso. Comunque non ho ancora le idee chiare su cosa fare nella vita".

Alessandro Mastroluca

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