20/09/2013 16:28 CEST - Storie di tennis

King vs Riggs: a 40 anni dalla battaglia dei sessi

TENNIS - Il 20 settembre 1973, Billie Jean King, simbolo del femminismo e allora presidente della WTA, batte Bobby Riggs. Ci sono 30.472 spettatori all'Astrodome di Houston e 50 milioni di americani davanti alla tv. Con la "Battaglia dei sessi" i preconcetti sulle diversità di genere hanno cominciato a cadere. Alessandro Mastroluca

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Billie Jean King contro Bobby Riggs: è "La Battaglia dei Sessi"
Billie Jean King contro Bobby Riggs: è "La Battaglia dei Sessi"
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Ci sono 30,472 spettatori all'Astrodome di Houston, il pubblico più numeroso di sempre per una partita di tennis. Ce ne sono altri 50 milioni davanti alla tv, provati dalla logorante guerra in Vietnam e dagli sviluppi dello scandalo Watergate. Tutti aspettano di vedere se una donna può battere un uomo su un campo da tennis. È la sera di giovedì 20 settembre 1973. e il mondo del tennis non sarà più lo stesso.

L'uomo è Bobby Riggs, che nel 1939 ha vinto il titolo in singolare, doppio e doppio misto a Wimbledon. La guerra però ha fermato la sua carriera da dilettante. Diventato professionista, nel 1946 si è aggiudicato 23 partite su 44 nel tour itinerante contro Don Budge, capace di completare il Grande Slam nel 1938. L’anno successivo è riuscito a battere Jack Kramer, al suo debutto da pro, al Madison Square Garden di New York.  Quella di Houston non è la prima battaglia dei sessi cui prende parte. Il 13 maggio 1973 ha sfidato Margaret Court e ha vinto 62 61. Per i media è “il massacro della festa della mamma”. L'evento finisce sulla copertina  di Time e Sports Illustrated. Ma vuole di più, vuole sfidare l'icona del femminismo tennistico.

Vuole Billie Jean King, la stella del Virginia Slims Tour, il primo circuito professionistico tutto femminile, creato da Gladys Heldman nel 1970. Insieme all'amica e compagna di doppio Rosemary Casals, boicottano il torneo di Los Angeles quell'anno per giocare a Houston il primo torneo nel nuovo circuito. Tornano a Los Angeles nel 1971, arrivano in finale ma abbandonano entrambe sul 2-0 per King nel tiebreak del primo set. Protestano contro chiamate dubbie di una giudice di linea, ma le cause profonde sono altre: i montepremi per uomini e donne sono decisamente diversi (12,500 dollari al vincitore, 1,500 alla vincitrice), e Kramer non ha mai nascosto di credere che per lui le donne farebbero bene a rimanere in cucina invece che scendere su un campo da tennis. Anche per questo, Billie Jean King ha chiesto e ottenuto che Kramer, scelto per commentare il match in tv, venisse sostituito con Rosemary Casals.

Nel 1971, King è la prima donna a guadagnare 100 mila dollari di prize money nell’arco di una sola stagione: il presidente Nixon la chiama per complimentarsi. Nixon farà molto di più per le donne. Il 23 giugno 1972 approva gli emendamenti all'Higher Education Act del 1965 noti come “Titolo IX”, voluti fortemente dal deputato democratico delle Hawaii Patsy T. Mink e scritti nella versione finale dal senatore democratico dell'Indiana Birch Bayh. “Nessuna persona negli Stati Uniti” si legge, “dovrà essere escluso, in base al sesso, dalla partecipazione a un qualsiasi programma educativo o una qualsiasi attività che riceva finanziamenti federali. Nessuno inoltre potrà vedersi negati i benefici di tali programmi e attività o essere soggetto a discriminazione”. Questa riforma ha un impatto enorme nel mondo dello sport Usa e fa aumentare in maniera esponenziale le praticanti. Eppure, nella valutazione che ancora oggi si dà della presidenza Nixon, pesa di più quello che era successo 6 giorni prima, quando cinque uomini erano stati arrestati per aver fatto irruzione nel quartier generale del Partito Democratico nel palazzo del Watergate. Nell'autunno del 1972 King vince gli Us Open, ma guadagna 15 mila dollari meno di Ilie Nastase, che ha conquistato il titolo maschile. King minaccia l’organizzazione degli Us Open di boicottare l’edizione successiva se i montepremi per uomini e donne non saranno equiparati. Convince anche altre tenniste a unirsi alla battaglia, e alla vigilia di Wimbledon 1973 nasce la Women’s Tennis Association di cui è il primo presidente. La minaccia ottiene il risultato voluto: gli US Open sono il primo Slam a riconoscere montepremi identici a uomini e donne (Wimbledon sarà l'ultimo, solo nel 2007).

Bobby Riggs, diventato una sorta di caricatura del maschilismo, entra all'interno dell'Astrodome su un risciò dorato, circondato di ragazze, e con una sgargiante giacca “Sugar Daddy” giallo canarino. Per non essere da meno, Billie Jean King, in versione Cleopatra, arriva in vestito blu su un cocchio dai pennacchi colorati sorretta dai giovani giocatori della squadra di football dell'Università di Houston con toghe cortissime.

L'inizio da rivista, da vaudeville, fa dimenticare l'importanza del match e il peso delle conseguenze che porta con sé. Non solo perché Riggs, come Kramer, sosteneva che gli unici luoghi adatti alle donne fossero le cucine e le camere da letto. Billie Jean King non giocava solo perché fosse accettato il tennis femminile. Giocava per testimoniare l'uguaglianza di genere in un momento in cui le donne non potevano ancora ottenere una carta di credito senza la firma di un uomo. E all'epoca non aveva ancora dichiarato di essere omosessuale, aspetto che comunque dà ulteriore spessore alla sua battaglia in favore dell'uguaglianza e contro ogni forma di discriminazione.

Nessuno, nemmeno i grandi campioni del passato e del presente, come Pancho Gonzalez o l'allora 18enne Chris Evert che commentano sulla ABC, sembra considerare la possibilità che Billie Jean vinca. Eppure, contro un Riggs 55enne e fuori forma, King gioca un tennis aggressivo, sfodera colpi precisi e profondi e prende la rete appena può. Riggs soffre dal lato del rovescio, sbaglia troppo, commette anche doppio fallo sul set point nel primo set. Verso la fine del match, si lamenta dei crampi alla mano. Billie Jean King chiude 64 64 63. “Ti avevo sottovalutata” le sussurra all'orecchio Riggs mentre le stringe la mano a fine partita.

Qualche ora dopo, nella Stanza Tarzan dell'AstroWorldHotel di Houston, Bobby Riggs sta facendo un bagno nel ghiaccio. Ha la testa bassa, e confessa al figlio Larry: “E' la cosa peggiore che io abbia mai fatto nella vita”. Si riferisce solo al fatto di aver perso contro una donna davanti agli occhi del mondo? Oppure, come ha detto un suo amico ex golfista, smentito da Billie Jean King, ha davvero truccato la partita e perso apposta per pagare i suoi debiti di gioco con la mafia e sente qualche rimorso di coscienza? Non lo sapremo mai.

Truccata o no, come ha detto Rosemary Casals, “per essere un maschilista, Riggs ha fatto il massimo per il rennis femminile. Lo ricorderemo sempre nella maniera migliore possibile”.

Alessandro Mastroluca

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