30/09/2013 12:50 CEST - TENNIS ITALIANO

La FIT ha dormito e i malesi no Così Palermo è volata via

TENNIS - Il presidente federale Binaghi se ne dice stupito e se la prende con il Country Club. Ma ci si dovrebbe invece stupire del fatto che lui si stupisca. Le condizioni non erano affatto identiche. Tantomeno le garanzie. I tempi per la stipula erano chiari. E “Se la Fit si fosse mossa prima, anche solo 15 giorni fa, il torneo sarebbe rimasto in Italia”. Intervista e commento di Ubaldo Scanagatta

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Angelo Binaghi (foto Costantini)
Angelo Binaghi (foto Costantini)
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Dovrebbe far sorridere il comunicato stampa federale nel quale il presidente federale Angelo Binaghi  si dice stupefatto perché il Country Club di Palermo ha preferito “affittare” per 3 anni più 3 il proprio torneo che durava da 26 anni agli organizzatori del torneo di Kuala Lumpur anziché alla Fit.

Quello di Palermo era il secondo torneo italiano più importante dopo gli Internazionali d’Italia. Non c’è più per almeno 3 anni, forse per 6. Tornerà mai? La sola cosa certa è che fino a circa metà anni ’90, i tornei Atp in Italia erano sette, nell’82 addirittura 8. Oggi è rimasta solo Roma con gli Internazionali.

Dal 2000 il presidente FIT è Angelo Binaghi e, per carità, è certo più responsabile la crisi economica nazionale della situazione attuale che non lui – il discorso vale anche per i tornei Challenger che erano 28 appena 3 anni fa e ora sono dimezzati - però nel caso di questo torneo di Palermo non si può dire che lui e i suoi consiglieri non abbiano dormito alla grande.

Né, al di là dei soliti autoincensamenti sul presunto straordinario sviluppo garantito dalla tv di Stato federale, si puo continuare a dire che va tutto benissimo madama la Marchesa, però e però e però.

Il torneo del Country Club, che pochi mesi fa aveva ospitato una bella ed intensa finale Vinci-Errani davanti a uno stadio tutto esaurito, è stato affittato ai malesi per 110.000 euro il primo anno (e per il 10% in più ogni anno dei prossimi sei per un totale garantito di 860.000 euro). Fra 6 anni, al più tardi, tornerà al Country Club. Ma già fra tre anni il Country Club potrà esercitare l’opzione di recuperarlo. Clausola, questa, che la Fit non aveva accettato. Come si fa a non sorridere, leggendo il comunicato federale, dello “stupore del presidente Angelo Binaghi nell’apprendere che un circolo affiliato alla Federazione Italiana Tennis come il Country Club di Palermo abbia deciso di spostare all’estero un torneo che noi avremmo mantenuto in Italia a condizioni economiche che, almeno per quanto ne sappiamo, sono identiche a quelle da noi proposte”.

Per quanto ne sappiamo identiche? Manco per niente. Quella clasuola della possibilità di rientrare in possesso e nella gestione del torneo fra tre anni, accordata dai malesi e non invece con le stesse modalità dalla Fit non era l’unica differenza di sicuro rilievo a convincere i soci del Country Club a preferire l’offerta sicura malese rispetto a quella ancora inespressa ed incerta in troppi dettagli (“Dobbiamo prima far vedere il contratto ai nostri avvocati”) della Federtennis.

Fra tre anni, tanto per cominciare, anziché restituire d’amblai al Country Club di Palermo il suo torneo come avrebbero fatto i malesi senza poter obiettare alcunchè se i palermitani avessero voluto esercitare l’opzione in quanto padroni della titolarità del torneo, la Fit invece - diventata affittuaria-padrona - si riprometteva invece di assegnare il torneo a quella Regione che avrebbe garantito il contributo più alto… “Lo daremo alla Regione italiana che offrirà i contributi più alti” mi ha spiegato di essersi sentito dire in casa Fit il direttore del torneo Oliviero Palma. Oppure senza doversi accordare con il Country Club (come invece prevede l’accordo con i malesi) la FIT avrebbe potuto decidere di restituire il torneo.

Non si affermi oggi che le condizione erano identiche, si vuol essere credibili. Quella Regione non sarebbe stata necessariamente la Sicilia, quindi. Chissà quale altra avrebbe potuto accaparrarsi l’unico torneo internazionale al di fuori degli Internazionali? Magari la Sardegna, vista la disponibilità che la Regione del presidente federale ha saputo dimostrare recentemente “acquisendo”, a prezzi che nessun altra regione si è voluta permettere in questi tempi di grande recessione, la finale di FED CUP Italia-Russia (il primo weekend di novembre all’aperto sui campi del TC Cagliari).

“Nel caso fosse stata la Sicilia a dimostrarsi concretamente la regione più interessata, avevamo però almeno ottenuto l’inclusione di una clausola: la scelta della sede ospitante non avrebbe potuto cadere che sul Country Club di Palermo” spiega ancora Oliviero Palma cautelatosi il giusto dopo che la semifinale di Fed Cup era stata assegnata invece al circolo tradizionalmente rivale, il CT Palermo di Sebastiano Monaco. “In quel caso però la FIT, che avrebbe riscosso i contributi della Regione,  non avrebbe più pagato a noi che 40.000 euro…risparmiando quindi sui 110.000 più 10% annuo”.

In caso di vendita (“La Fit ce l’ha anche chiesta in vendita, ma abbiamo respinto l’ipotesi. Avendo un’offerta per 860.000 euro per i prossimi 6 anni, allora chissà quanto costerà acquistare un torneo: che cosa avremmo dovuto chiedere, 3 milioni di euro? Abbiamo preferito non parlarne neppure”…) la FIT rispetto ai malesi aveva aggiunto una clausola in più: un diritto di prelazione. Sempre un vincolo in più. (e che obbliga chi vende a dichiarare la cifra percepita per intero…).

Ma al di là di queste differenze già per nulla irrilevanti in sè (gestione torneo fra tre anni alla Fit, prelazione sulla vendita, possibilità di destinare il torneo ad altra Regione più…generosa) c’era sul tappeto anche tutta una serie di questioni irrisolte: “Con la Malesia c’erano clausole assai chiare, anche economiche, a proposito delle quali la FIT non dava invece garanzie espresse. Il pagamento dell’IVA, tasse, altre spese, incluso il trasferimento del torneo che “pesa” 33.000 dollari. Eventuale arbitrato a Palermo per i malesi, a Roma per la FIT…così le spese di trasferta del nostro legale avrebbero gravato su noi. I malesi si erano fatti espressamente carico di tutte quelle spese. Nella proposta FIT tutti questi dettagli (che pure avevano avuto modo di vedere) non erano contemplati. Chiesi per lettera al presidente Binaghi, allora, di predisporli allo stesso modo, ma lui non mi ha potuto rispondere. Lo ha fatto in sua vece e per telefono Sebastiano Monaco (il vicepresidente federale) per dirmi che ‘non sarebbe stato possibile avere una risposta chiara fino a quando gli avvocati FIT non avessero visionato il contratto’.

Insomma, ma se le cose stanno così e non abbiamo motivo di dubitarne, siamo seri, come si fa dire che “per quanto ne sappiamo le condizioni sono identiche a quelle da noi proposte”?

Lo stupore di Binaghi non è giustificato né giustificabile. Chiunque fosse stato fra i 50 delegati presenti all’assemblea del circolo palermitano ieri fra le 15 e le 17,30 avrebbe preso esattamente la stessa decisione presa dal 90 per cento di loro soci del Country Club. Che se un domani si fossero imbattuti con chissà quale clausola meno accettabile escogitata all’ultimo tuffo dagli avvocati federali - che se fossero stati interpellati una decina di giorni fa avrebbero potuto almeno pareggiare le condizioni economiche - si sarebbero ritrovati fra l’incudine dei 75.000 euro di debiti ancora da pagare e il martello di dover accettare qualunque proposta. Senza, inevitabilmente, alcuna chance di recuperare i malesi che avevano fatto nei tempi  e nei modi la loro proposta con tutte le garanzie del caso, per vedersela “copiare” - sia pure in peggio - da un altro committente. 

Il torneo costa 700.000 euro l’anno. Quest’anno facendo risparmi pazzeschi siamo stati nei 500.000 ma nostri soci hanno lavorato gratis per il torneo eppoi nessun omaggio (erano stati anche 7.000 in passato per ospitare le scuole e riempire le tribune anche nei primi giorni), nessun ingaggio, non ci hanno chiesto un euro né la nostra socia Roberta Vinci nè Sara Errani. Siamo loro molto grati; da n.11 e n.6 del mondo avrebbero potuto pretendere garanzie, invece sono venute per amicizia. Ad esempio la Radwanska un anno prima per essere arrivata in finale a Wimbledon ci aveva chiesto 35.000 euro. Poi si è ammalata, è stata molto ma molto seria, non è scesa in campo come avrebbe potuto per portarsi via l’ingaggio e come magari avrebbero fatto altre…davvero molto corretta…Dalla biglietteria abbiamo ricavato 50.000 euro, il giorno della finale era tutto esaurito nei 2500 posti del nostro stadio. Ma senza l’apporto degli enti locali non possiamo farcela, e dopo alcuni scandali che ci sono stati per altri eventi sportivi (golf, scherma, vela) tutti sono scomparsi. L’assessore siciliano allo sport, Michela Stancheris (ex assistente personale del presidente regionale Crocetta che ha sostituito il cantante Franco Battiato che aveva dichiarato ingenuamente “Qui si rubano tutto”) da un anno e più nemmeno ci riceve: era impossibile andare avanti da soli”.

La maggior parte degli interventi assembleari dei 50 delegati in rappresentanza del migliaio scarso di famiglie socie del Country Club hanno espresso proprio questo concetto. L’epilogo non è mai stato in dubbio. Il contratto già pronto e approvato dalla Wta era lì. Quello della Fit era una lettera senza le clausole di quell’altro, e anche con la Wta sarebbe stato tutto da ridiscutere.

“Meglio i malesi della Carbon Sport (proprietari anche del torneo BMW di febbraio-marzo, lo giocheranno nello stesso stadio dove ora si sta giocando il torneo Atp) che, con il loro manager Keld Christiansen, avendo discusso e presentato un contratto già pronto e solo da firmare entro il 30 settembre insieme anche alla Wta (per la quale sono già pronti i 250.000 dollari di montepremi da versare) piuttosto che un interlocutore come la FIT che poteva spendere solo parole perché per tante clausole contrattuali già chiare e ben scritte, doveva prima sentire gli avvocati”.

I malesi si erano mossi da tempo e per tempo perché dovevano “restituire” a Tokyo il torneo “affittato” anni fa, ma avendo già trovato sponsor per i prossimi anni si erano fatti appoggiare dalla stessa Wta che, anch’essa, ha evidentemente preferito fidarsi più del certo che dell’incerto, dei soldi già garantiti che di quelli sulla carta.

La FIT non solo pretendeva quelle diverse condizioni rispetto ai malesi, ma si è svegliata soltanto mercoledì scorso dopo che delle difficoltà finanziarie del torneo palermitano che aveva perso un centinaio di migliaia di euro quest’anno ed è stato costretto a ricorrere ad un decreto ingiuntivo nei confronti della Regione Sicilia per 230.000 euro deliberati per il torneo del 2012 ma ancora non versati, si dibatteva da parecchi mesi (un anno?). Comunque da un mese il Giornale di Sicilia non faceva che scriverne, anche in prima pagina.

Nel consiglio della FIT siede fra l’altro il vicepresidente della Fit Iano (Sebastiano) Monaco, da anni alto dirigente dell’altro circolo palermitano, il CT Palermo. Non s’era accorto di nulla?

Eppure fino a mercoledì scorso, quando la FIT improvvisamente svegliatasi dal letargo ha chiamato d’urgenza a Roma il presidente del Country Club Giorgio Cammarata e il direttore del torneo Oliviero Palma con il quale ho parlato a lungo, non s’era mossa foglia.

“Avevamo interpellato anche il neo presidente del CONI Giovanni Malagò, ma al di là di tante parole, non si è smosso niente. Il CONI probabilmente non poteva farlo, non era suo compito finanziare un evento di tennis, ma la FIT - con la quale noi saremmo stati felicissimi di accordarsi - di fatto non ci ha aiutato mai sul serio, altro che con  un prestito di 100.000 euro senza interessi da corrispondere in 4 anni - spiega Oliviero Palma - Avevamo chiesto invano alla Fit la possibilità di inserirsi in qualche rapporto degli Internazionali d’Italia con gli sponsor, così come di inventarsi un biglietto che potesse includere anche un euro a sostegno del torneo di Palermo - in fondo noi questo nostro torneo lo abbiamo mandato avanti da soli da 26 anni. Insomma qualcosa per il tennis italiano crediamo di aver fatto… - e magari la FIT avrebbe potuto appoggiarci con Ernesto de Filippis per fare organizzare a noi la semifinale di Fed Cup ospitata invece dal CT Palermo. Sarebbe stato un meritato riconoscimento per questi 26 anni di attività ed avrebbe potuto far da volano per il nostro torneo che ha finito con un deficit di 100.000 euro nonostante che quest’anno avessimo abolito ogni forma di omaggio. Per riprendere il nostro torneo Supertennis, i diritti tv per i quali la Wta paga 25.000 dollari, ci ha dato 50 euro”. Ecco uno dei rari casi in cui Supertennis ha limitato le spese! Anche se a danno dell’unico club italiano che ospitava un torneo degno del fregio Wta (o Atp visto che siamo a zero).

Insomma fino a mercoledì scorso - racconta ancora un Palma sereno nel descrivere punto per punto tutti i dettagli della vicenda e al contempo chiaramente dispiaciutissimo per aver perso la sua creatura, sia pur temporaneamente, dopo aver fatto di tutto e di più per salvarlo, denunciando da anni le difficoltà - Siamo andati a Roma all’alba con la speranza di poterlo chiudere con la Fit, ci siamo precipitati a Roma per parlare con il presidente Binaghi, Sergio Palmieri, Jano Monaco, Raimondo Ricci Bitti e Giancarlo Baccini (lui c’è sempre…), anche se fino ad allora la FIT non aveva mai mostrato alcun concreto interesse. Il 27 agosto a New York nel board della Wta era stato così  approvato il cambio di sede, di città e di data (in Malesia il clima pretende che si giochi molto prima dell’attuale data di Palermo) nell’eventualità che fosse stato firmato il contratto con i malesi. Ci fossimo incontrati con la Fit anche solo 15 giorni fa probabilmente sarebbero stati in grado di mettere le stesse clausole e un accordo avrebbe potuto essere firmato. (sic!). Da parte nostra c’era la massima disponibilità purchè, ancor più delle condizioni, le garanzie fossero state le stesse. Ma non lo erano (è chiaro? N.d.UBS). Oggi non sarebbe stato più serio rinviare tutto con la scadenza già concordata per il 30 settembre, anche nei confronti dei malesi e della Wta. E’ normale che i soci non se la siano sentita di sposare l’incerto e mollare il certo, con tante scadenze già così vicine”. 

Perché sia stato riunito il comitato di presidenza solo mercoledì scorso significa  non avere capito l’importanza di intervenire prima. Mi paiono quindi giustificati gli interrogativi del lettore che si firma con il nick name 26CmForCriCri

“l torneo di Palermo è in crisi da diversi anni. Binaghi deve dare alcune risposte:
1) Perchè ha riunito il Comitato di Presidenza solo mercoledì scorso ?
2) Perchè voleva prendere il torneo e portarlo in giro per l'Italia invece di lasciarlo a Palermo ?
3) Perchè a differenza dei malesi si è riservato l'opzione unilaterale di mollare o proseguire dopo tre anni ?
4) Dove erano i due siciliani che sono in Consiglio Fit e di questi uno è addirittura vicepresidente in questi anni di crisi del torneo?”.

Palma certo non si darà per vinto: “Spero che il governo della Regione Sicilia cambi e sia più sensibile allo sport, soprattutto se come pare Palermo dovesse diventare la Capitale Europea dello sport (1917?1918?) e fin da oggi mi dedicherò alla ricerca di sponsor.

E’ evidente, e mi scuso se ribadisco, che qui si è dormito. Ora i buoi sono scappati dalla stalla. E se la Fit ha chiesto addirittura di comprare il torneo, sapendo che non sarebbero state noccioline, vuol dire che c’erano pure i soldi in cassa per aiutare il torneo di Palermo, per meriti acquisiti lungo 26 anni, c’erano eccome.

Quindi basta ammettere che si è sbagliato.  E non accusare il Country Club di una scelta ingrata. Ma semmai  i propri collaboratori, consiglieri anche siciliani, dal vicepresidente Monaco a Giuseppe Adamo, ma anche non (vero Palmieri?), che hanno sottovalutato con grande superficialità tutto quanto. A stupirsi siamo noi, caro Presidente.  Beh, fino ad un certo punto.

Ubaldo Scanagatta

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