11/10/2013 20:31 CEST - Storie di tennis

Jaziri obbligato a ritirarsi per non affrontare un israeliano

TENNIS - Il tunisino Malek Jaziri è stato costretto a ritirarsi per non affrontare l'israeliano Amir Weintraub. Il messaggio in una email inviata da rappresentanti della federazione tunisina che hanno parlato con il ministero dello sport. Il governo tunisino vieta incontri con israeliani per mostrare il sostegno alla causa palestinese. Alessandro Mastroluca

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Malek Jaziri
Malek Jaziri

Malek Jaziri è stato "costretto" a ritirarsi prima del match valido per i quarti di finale del challenger di Tashkent. Jaziri si è piegato alla volontà della federazione tunisina, che lo finanzia, e dal ministero della gioventù e dello sport. Motivo? Jaziri avrebbe dovuto affrontare l'israeliano Amir Weintraub. E la Tunisia non ha rapporti diplomatici con Israele.

Il ministro dello sport tunisino, Tarak Dhiab, vieta infatti gli incontri sportivi tra atleti tunisini e israeliani per dimostrare il suo sostegno alla causa palestinese, e ha inviato, alla vigilia del match, attraverso la federazione, l'invito a non disputare l'incontro. Jaziri, che in carriera ha affrontato quattro volte giocatori israeliani, stavolta si è piegato alla ragion di stato anche se rischia di essere squalificato.

La motivazione politica del ritiro del numero 1 di Tunisia (n.173 del mondo) è stata confermata da suo fratello Amir, che è anche il suo manager. "Malek ha ricevuto un'email dalla federazione in cui dicevano che avevano incontrato rappresentanti del ministro dello sport e gli ordinavano di non giocare questa partita".

L'aspetto più controverso della vicenda è che Jaziri e Weintraub hanno giocato nella stessa squadra, il Sarcelles, nella serie A francese.

In un'intervista concessa a una radio locale, Amir Jaziri ha detto di temere che la decisione possa avere un impatto negativo sulla carriera del fratello. Sulla vicenda si è espresso anche Shlomo Glickstein, direttore della federazione israeliana: "E' un pezzato per gli atleti che si trovano in mezzo a situazioni che possono rovinare loro la carriera" ha dichiarato.

"Siamo a conoscenza dei fatti" ha detto all'Associated Press un portavoce dell'ATP, Simon Higson. "C'è una chiara distinzione tra la responsabilità dell'ATP verso i giocatori e la giurisdizione dell'ITF nei confronti delle federazioni. Stiamo investigando le specifiche circostanze in accordo con l'ITF".

Il portavoce dell'ITF, Nick Imison, ha spiegato che scriverà alla federazione tunisina per avere ulteriori chiarimenti. "L'ITF crede che lo sport incentivi la positiva collaborazione fra le nazioni e che i giocatori dovrebbero essere lasciati liberi di competere nel circuito internazionale. Una federazione che impedisce a un giocatore di prendere parte a un match in un torneo va contro l'etica dell'organizzazione e il regolamento ITF". Il caso, però, non ha precedenti e dunque non è chiaro a quale tipo di sanzioni possa eventualmente andare incontro Jaziri.

A luglio, c'era stato un episodio simile, nel circuito femminile: a Baku, lo scorso luglio, la tunisina Ons Jabeur si era ritirata a due game dalla vittoria, avanti 63 41 contro la qualificata polacca Magda Linette. È' stata accusata di aver preso questa decisione per ragioni politiche, per evitare di affrontare l'israeliana Shahar Peer in semifinale, ma ha poi smentito questa versione affermando la necessità di una possibile operazione alla caviglia.

La mancanza di relazioni diplomatiche con Israele ha causato anche gli attacchi dei tifosi di qualche mese fa alla leggenda marocchina Younes El Aynaoui. Il marocchino, simbolo nazionale di fede musulmana, sta infatti collaborando con gli Israeli Tennis Centers, sperando nel suo piccolo di porre le basi per una maggiore cooperazione tra Marocco e Israele. Per i tifosi di El Aynaoui, però, non sono ancora del tutto superati i tempi in cui un marocchino che girava per Tel Aviv o per Al Qods (il nome arabo di Gerusalemme) era immediatamente etichettato come un agente del Mossad, o un traditore della causa palestinese. Tempi in cui la normalizzazione dei rapporti con “l'entità sionista” era vista come una colpa, un peccato.

Alessandro Mastroluca

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