18/10/2013 12:36 CEST - Il personaggio

Pietrangeli e l'Olimpiade di Napoli...

TENNIS - Il più grande tennista azzurro di tutti i tempi ricorda la sua vittoriosa presenza ai Giochi del Mediterraneo che si disputarono in città, esattamente 50 anni fa: i 5 set con Santana, una trattoria speciale, il Professore, la meraviglia delle racchette Usa,  il Tc di viale Dohrn, gli amici, Pippo Dalla Vecchia e una cena sul mare.

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Nicola Pietrangeli
Nicola Pietrangeli

Ricorda tutto nitidamente. Anche se accadeva esattamente cinquanta anni fa. Napoli, circolo del tennis, campo centrale esaurito. Due uomini in bianco dall'eleganza innata e dalle movenze classiche combattono da parecchie ore. E' la finale dei giochi del Mediterraneo.

Da una parte c'è Nicola Pietrangeli, dall'altra il suo caro amico e rivale spagnolo, Manolo Santana. "Mamma mia, fu durissima  - racconta il più grande tennista azzurro di ogni epoca - perchè con Manolo era sempre così: giocavamo alla stessa maniera, unica differenza, il suo dritto. Un po' moderno, per capirci. Quindi erano sempre cinque set. Non si scappava".

E cinque set furono. "Iniziammo al mattino e finimmo che era buio, non si vedeva più nulla. Prevalsi io, e non che accadesse spesso con Manolo, per nove game a sette, al quinto set, lottatissimo, visto che tra l'altro non era previsto il tie break. Ma che soddisfazione".

Nicola ha compiuto ottanta anni. Nel 1963 ne aveva 30. Ma a sentirlo parlare, quel match, quel torneo così speciale penseresti si fosse disputato ieri. "Dovete capire che quella, allora, era una sorta di Olimpiade, magari più piccola. E poi giocavi per l'Italia. Era molto importante. E conquistare il titolo fu arduo. C'era gente forte e il giorno prima sia io che Manolo avevamo combattuto altre battaglie in semifinale e, se non bastasse, ero stato anche impegnato in doppio. Eh, andrebbe detto a questi giovanotti di oggi super pagati che, poveretti, si stancano a giocare un solo match di tre set...".      

Pietrangeli vinse dunque il singolare e conquistò un terzo posto, il bronzo, in doppio con Orlando Sirola ("Ecco sul doppio i ricordi sono meno nitidi, so che non lo vinsi...").

Ma è totalmente fuoristrada chi immagina che il successo gli portò in dote anche qualche soldo. "Quattrini? Neppure cento lire...Pensate: per le gare decisive di Coppa Davis il prize money era di settemila lire ma dovevi pagarti da solo il lavaggio della biancheria; per i Giochi del Mediterraneo neppure quelli: dovevi esser solo felice di poterli disputare, la paga era...la gloria! Giocai gratis e conquistai un cammeo di corallo. Che conservo ancora come un ricordo prezioso". 

Nicola ama "perdutamente" Napoli. E ci torna spesso, come ambasciatore del grande tennis. "In quel 1963 c'era una bella atmosfera, come nel resto del Paese all'inizio dei Sessanta. Il circolo di viale Dohrn era vestito a festa, prima della gara suonarono l'inno nazionale, io guardavo le bandiere di Italia e Spagna sventolare, c'era il clima dell'evento, insomma. Alloggiavamo in una specie di villaggio olimpico vicino allo stadio San Paolo e io, come sempre, quando potevo andavo a mangiare da "Vino e cucina", proprio difronte alla stazione di Mergellina. C'era una signora straordinaria per simpatia: lì, mi spiegò, erano ammessi soltanto gli italiani nati da Roma in giù. Per gli altri, non c'era posto. In quel locale, ogni sera poi, si presentava il Professore. Un distinto signore che raccoglieva qualche spicciolo con le sue declamazioni. In italiano forbito. Spettacolare. Ma il Prof dalla signora non declama, mangiava e basta".

Pietrangeli non si fermerebbe più. Ricordi passati e vicende recenti che lo legano a Napoli si rincorrono nelle sue parole. "A Napoli sono sempre stato divinamente. Con Roma e Bologna sono le città dove mi trovo meglio. Il circolo del tennis, poi, per me è davvero una seconda casa. In passato, ogni volta che ero in città, veniva puntualmente imbastito un tavolo di Peppa nella club house di viale Dohrn. Oggi l'invito a pranzo o a cena è puntuale. Ho tanti amici. Voglio citare l'avvocato Lorito ma so di fare torto a molti altri. Avrò giocato il torneo di Napoli almeno dieci volte. Forse più. Ricordo il volto dei colleghi americani quando scendevano in campo e vedevano il blu del mare sullo sfondo: "Nick, ma è difficile chiedere di più, wonderful", esclamavano. Dagli torto, quanta bellezza".   

Il più titolato dei tennisti italiani era anche nel super centrale costruito per Italia-Cile di Davis lo scorso anno. Ospite d'onore. Accanto all'immancabile Lea Pericoli. "Un altro dolce ricordo, quei tre giorni. Fui accolto calorosamente dal presidente del Tc Napoli Luca Serra e un altro amico, il velista Pippo Dalla Vecchia, fece davvero una bella cosa per me. La moglie di un caro amico compiva gli anni, entrambi mi avevano accompagnato nella trasferta per la Davis. Volevo festeggiarli adeguatamente. Chiesi di poter andare a cena al Circolo Savoia, splendida location e ottima cucina. Ma c'era un problema: era il giorno di chiusura. Dalla Vecchia non si scompose, fece aprire il Savoia solo per noi: cenammo al lume di candela in pochi intimi. Servizio perfetto. Un privilegio. Ora è chiaro perchè amo Napoli?".

Giovanni Marino (la Repubblica)

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