08/11/2013 11:49 CEST - L'intervista

Bjorkman: "Il vero problema di Soderling non è la mononucleosi"

TENNIS - Jonas Bjorkman, tornato recentemente in campo a Stoccolma in coppia con Lindstedt, ha parlato di Roger Federer e di Robin Soderling, rivelando che il lungo stop è dovuto non alla mononucleosi ma alla sindrome da fatica post-virale. Andrea Pagnozzi

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Jonas Bjorkman
Jonas Bjorkman

Una carriera durata 18 anni, nove titoli di doppio del Grande Slam, n°1 mondo nel doppio e n°4 nel singolare, oltre 600 partite disputate nel singolare e un prize money di oltre 14 milioni di dollari vinti; in due parole Jonas Bjorkman, tennista svedese degli anni ’90 che, a differenza dei connazionali illustri Borg e Wilander, non ha mai amato gli scambi da fondo campo ed è stato uno straordinario interprete dei campi veloci.

Nel suo repertorio spiccavano senza dubbio: il rovescio bimane, piatto e giocato in anticipo, un colpo naturale ma tremendamente efficace; l’eccellente reattività che lo ha reso tra i più incredibili ribattitori del circuito; il servizio non potente ma continuo e dalle traiettorie diversificate; il gioco di volo pregevole e acrobatico; la grande intelligenza, non solo tattica, che gli ha consentito di migliorarsi costantemente nel tempo.

Ritiratosi a 36 anni nel 2008, lo svedese è tornato clamorosamente a calcare i campi di gioco nel torneo ATP di Stoccolma dove in coppia con il connazionale Robert Lindstedt è riuscito ad arrivare sino in semifinale (sconfitto dalla coppia Qureshi-Rojer 6-2 6-2) e proprio di questo e di molto altro ancora è tornato a parlare intervistato per Sport 360°.

Sono un buon amico di Robert Lindstedt, lui è forse il migliore doppista in Svezia in questo momento ed io sono un po’ un mentore per lui e mi è dispiaciuto molto per il suo anno difficile. Ha provato con Zimonjic e Nestor ma non ha funzionato quindi l’ha chiesto a me perché non aveva nessuno con cui giocare per il resto della stagione. Al termine di questa esperienza posso dire che andata al di là delle nostre aspettative e anche mio figlio, per la prima volta con me, si è divertito molto ma non ci sarà un seguito, questo è sicuro”.

Dopo aver ricordato di essere stato compagno di doppio di McEnroe nel suo improvviso ritorno a San Josè nel 2006 e di aver giocato il suo miglior tennis nel 1997 agli US Open, dove raggiunse la semifinale (sconfitto da Rusedski 1-6 6-3 6-3 3-6 5-7), Bjorkman si dichiara rattristato di averne raggiunta un’altra solo nel 2006 ormai a 34 anni (asfaltato da Federer 6-2 6-0 6-2), anche se si dice contento di aver potuto ammirare il miglior Federer dal miglior posto possibile, il campo!

“Quel giorno ho potuto apprezzare tante cose di quella partita, mi sono divertito di più rispetto alla mia prima semifinale del 1997 ed anche se sono stato bastonato duramente non riesco ancora oggi ad esserne deluso perché lui colpiva la palla davvero bene. Al termine della partita gli chiesi se avesse visto la palla più grande del normale e mi rispose che per lui era grande come un pallone da basket, lo ricordo ancora”, racconta divertito.

Sul bizzarro declino del tennis svedese commenta così: ”Partendo da Bjorn Borg abbiamo avuto una generazione di talenti negli anni’ 80 e ’90 con Stefan Edberg e Mats Wilander e si è dato per scontato che avremmo dominato per tanti anni ancora ma in verità era troppo bello per essere vero e abbiamo pagato scotto. Oggi il nostro tennista dal ranking più alto è Markus Eriksson n°416 ATP ma il tennis è cambiato, si gioca bene in molti più paesi e c’è più concorrenza di prima. Noi di contro siamo calati anche perché abbiamo perso tutti i grandi allenatori del recente passato; penso a Peter Lundgren che ha poi allenato Roger Federer e a tutti i bravi allenatori che abbiamo avuto per anni in federazione. Oggi i nostri juniores non hanno potuto beneficiare dello stesso alto livello di coaching”.

Infine il discorso si sposta sull’unica stella del panorama svedese, quel Robin Soderling n° 5 del ranking ATP nel 2010 , unico giocatore che ha battuto Rafael Nadal al Roland Garros, ma fermo ai box per i postumi della mononucleosi che lo ha colpito nel 2011 compromettendone ampiamente la carriera. “Robin vuole tornare nel circuito, non vi è alcun dubbio. Gioca a tennis due volte la settimana ma molto, molto lentamente. Gioca per 10 minuti e poi deve fermarsi per altri 10 minuti per riposarsi. Soffre ancora dei postumi della malattia ed è terribile questa cosa”.

Postumi, si abbiamo letto bene, perché la mononucleosi in sé non avrebbe dovuto tenerlo lontano dai giochi per oltre due anni; la verità nuda e cruda è che nel decorso della malattia è sopraggiunta una complicazione che si chiama fatica post-virale. Questa è una sindrome che può verificarsi dopo una malattia virale - la mononucleosi appunto - ed è colpa di un difetto dei globuli rossi. A volte residua un’astenia marcata anche per alcuni mesi, tanto che alcuni correlano la cosiddetta sindrome da affaticamento cronico (CFS, acronimo di Chronic Fatigue Syndrome) ad un’infezione cronica con EBV (appunto la Sindrome da fatica post-virale, PVFS dall’inglese post-viral fatigue syndrome). Ora i suoi valori sono ottimi ma Soderling soffre ancora notevolmente di questo problema di affaticamento e le sue ultime parole restano quelle pronunciate a fine agosto. “Sarebbe certamente divertente per voi giornalisti e per i miei tifosi scoprire quando tornerò in campo. Io ci sto provando e spero davvero un giorno di ritornare a giocare”.

Bjorkman però è ottimista: ”Robin colpisce ancora la palla benissimo e se trovasse la salute, sarebbe nella Top 20 in un massimo di 6-8 mesi, ma ha ancora molto lavoro da fare perché ha perso tanto peso. Non ha praticamente più muscoli e fisicamente non è ovviamente messo bene. Ma se trovasse la condizione atletica, potrebbe entrare in poco tempo nella top 20 e anche nei top ten”.

Andrea Pagnozzi

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