25/11/2013 08:03 CEST - Approfondimento

Corde mono- filamento, le spaghetti strings del tennis di oggi

TENNIS - Werner Fischer nel 1971 inventò la "racchetta spaghetti". Con quella racchetta Ilie Nastase interruppe il record di 53 vittorie sul rosso di Guillermo Vilas. L'ITF la mise al bando perché generava una innaturale rotazione alla palla. Ma le corde monifilamento attuali, usate da Rafa Nadal e da tanti top player, danno gli stessi risultati. lucabaldi

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L'interno della racchetta spaghetti
L'interno della racchetta spaghetti

8 giugno 1997, Parigi, un bel pomeriggio di sole. Sergi Bruguera mette in rete un rovescio in avanzamento, consegnando così il primo titolo del Roland Garros a Gustavo Kuerten, numero 66 del mondo, che prima di disintegrare 63 64 62 in finale il due volte campione di Parigi aveva eliminato tra gli altri gente come Muster, Medvedev e Kafelnikov, che sulla terra battuta non scherzavano affatto. Ebbene, se per esercizio intellettuale si volesse identificare il momento in cui il serve and volley, e di conseguenza il tennis a tutto campo, ha cominciato a morire, quel pomeriggio parigino potrebbe essere il candidato migliore. Nulla sarebbe più stato come prima: non tanto perchè un brasiliano semisconosciuto aveva vinto il campionato del mondo su terra battuta senza essere testa di serie, anche considerando le strepitose doti tecniche del buon vecchio Guga, ma perchè al drittone liftatissimo e al rovescio a una mano di pari potenza e capacità di spinta il campione di Florianopolis aveva aggiunto una marcia in più, un elemento che gli permise di generare spin tali da mettere all'angolo i migliori specialisti del rosso all'epoca.

Kuerten fu il primo ad incordare le sue racchette con un nuovo tipo di corde, sviluppate da una piccola azienda belga specializzata in prodotti tessili sintetici quali suture mediche, materiali da arrampicata, e componenti di biancheria intima come le spalline dei reggiseni: la Luxilon Industries.  Tali corde erano costituite da un unico filamento di poliestere estruso, spesso addizionato con additivi chimici che ne aumentano la scivolosità e la rigidezza, definibile quindi come co-polimero monofilamento.

L'efficienza di questa tecnologia è risultata così evidente da portare la quasi totalità dei professionisti, anno dopo anno, a convertirsi ai monofilamenti, con qualche perplessità all'inizio dovuta al fatto che la capacità di generare spin di questi materiali era tanto clamorosa da rischiare di stravolgere meccaniche esecutive e di gioco sedimentate. Ma con l'arrivo della generazione di “nativi del monofilamento”, ovvero tutti i campioni attuali, la rivoluzione si è completata. Il salto prestazionale in termini di top-spin, tale da far coniare la definizione “Luxilon shot” per descrivere le potentissime e incredibilmente cariche parabole generate da questo tipo di corda, a parere di molti addetti ai lavori è paragonabile solo al passaggio dalle racchette di legno ai “padelloni” profilati di grafite e fibra di carbonio. Racchette che però venivano largamente utilizzate fin dai primi anni '80, con conseguente progressivo incremento della velocità di palla e del ritmo di gioco, ma è dal periodo a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio che si è reso evidente che andare sistematicamente a rete cominciava a significare venire sistematicamente impallinati. Non a caso, negli stessi anni le corde in monofilamento si affermavano come standard almeno ad alto livello. Per capire esattamente come funzionano, serve tornare indietro nel tempo: al 1971 in Germania, per l'esattezza.

Il signor Werner Fischer, orticoltore bavarese appassionato di tennis, aveva notato come il ping-pong fosse stato rivoluzionato negli anni '50 dall'aggiunta di uno strato di gomma e spugna soffice sulla superficie di legno delle racchette, che permetteva di ottenere grande top-spin. Il principio fisico era chiaro: la pallina deformava tangenzialmente la gomma/spugna, e riceveva la spinta contraria del materiale (che ritornava istantaneamente alla forma originale) come aggiunta a quella generata dal movimento a colpire della racchetta. Una specie di frustata aggiuntiva in avanti. Fischer si chiese come applicare questo principio di “deformazione elastica - scatto contrario” al tennis. La soluzione fu semplice e geniale.

Prese una racchetta da tennis, e la incordò usando metà delle corde orizzontali, ma mettendo due corde verticali per buco. Soprattutto, non interallacciò le doppie verticali passandole alternativamente sopra e sotto le orizzontali, ma le fece semplicemente passare una sopra e una sotto, fissandole insieme tra loro fra una orizzontale e l'altra, e rivestendole con tubicini di plastica scivolosa dove toccavano le orizzontali, che ricordo erano la metà. Il risultato era che le doppie verticali erano completamente libere di spostarsi all'impatto con la palla, grazie al fatto di non essere interallacciate con le orizzontali e per la ridotta frizione ottenuta dai rivestimenti di plastica, ma contemporaneamente erano molto rigide (essendo doppie) e nei millisecondi in cui la palla era ancora sulla racchetta scattavano immediatamente tornando nella posizione originale, aggredendo così la palla e sparandola fuori con un top-spin mai visto. Si parla di oltre il doppio a parità di movimento e impatto.

L'invenzione di Fisher, che rimase una produzione artigianale, non ebbe troppo successo all'inizio perchè l'angolo di uscita della palla era tanto estremo da richiedere aggiustamenti del movimento a colpire, ma piano piano l'interesse per la novità crebbe e qualche giocatore di alto livello si arrischiò a provare le sue racchette. Lo scandalo esplose nel 1977, al torneo di Aix-en-Provence , dove Ilie Nastase, si dice per scommessa o provocato da Ion Tiriac, affrontò il mostro da terra battuta dell'epoca Guillermo Vilas, imbattuto da 53 incontri, usando una spaghetti-racket. Nell'adattarsi alle traiettorie di uscita estreme Nastase perse il primo set 61, ma poi cominciò a sbattere Vilas fuori dal campo con top-spin mai visti prima, e si aggiudicò il secondo e il terzo. L'argentino, furibondo, abbandonò il match prima del quarto set, ritirandosi per protesta.

 

Il caso arrivò ai vertici della federazione internazionale, che mise al bando la spaghetti-racket stabilendo la regola che le corde devono obbligatoriamente essere interallacciate tra loro, ovvero passate alternativamente sopra e sotto, in entrambi i sensi, cioè sia le verticali che le orizzontali. L'intento della norma era chiaro: le corde interallacciate tra loro non potranno avere la possibilità di spostarsi significativamente per poi scattare in senso contrario in un millisecondo, mordendo la palla e conferendole una spinta artificiale aggiuntiva che si traduce in una rotazione innaturale. Per i successivi vent'anni, tutto a posto, ed episodio archiviato come aneddoto semi-folcloristico. Torniamo dunque al giorno d'oggi.

Le possibilità tecnologiche di analisi delle immagini ad altissimo numero di frames per secondo e altissima risoluzione hanno permesso, recentemente, non solo di misurare con precisione le rotazioni dei colpi moderni, ma anche di svelare il segreto delle corde monofilamento in co-poliestere. La prima cosa che si nota, utilizzandole, è che rimangono sempre ordinate nella loro posizione originale.

 

Le corde prima dell'impatto con la pallina

 

L'impatto della pallina sulle corde

 

Le corde dopo l'impatto con la pallina

Una delle gestualità tipiche dei tennisti tra un punto e l'altro, il pizzicare le corde per risistemarle dopo che rimangono spostate a causa dell'attrito con la palla, è ormai scomparsa. La spiegazione intuitiva, da molti accettata come vera, è che essendo corde molto rigide non si spostano, creano quindi maggiore attrito con la palla, e di conseguenza maggiore rotazione. Ma è vero esattamente il contrario.

Nel 2004, l'ingegnere giapponese Yoshihiko Kawazoe testò la sua nuova telecamera da 10.000 frames per secondo filmando gli impatti di una palla da tennis prima su un'incordatura di nylon semplice, e poi sulla stessa incordatura trattata con un lubrificante. Potendo analizzare una cinquantina di frames durante l'impatto, scoprì che le corde lubrificate si spostavano molto di più di quelle semplici, ritornando però subito nella posizione iniziale. Ed eccoci alle Luxilon e simili: mettendo insieme grande scivolosità (quindi possibilità di scivolamento laterale anche con corde interallacciate) unita a sufficiente rigidezza (affinchè l'effetto “snapback” sia istantaneo, pochi millisecondi), la palla viene rilasciata con una rotazione moltiplicata da un effetto di ritorno dell'energia elastica accumulata all'impatto dallo spostamento laterale delle corde. In sintesi, esattamente lo stesso principio della spaghetti-racket di Fischer! I monofilamenti funzionano come moltiplicatori del top-spin non perchè si muovono meno, ma perchè si muovono di più, scattando poi in senso contrario e trascinando con sé la palla, che viene sparata via con rotazione enormemente maggiore.

Esistono studi condotti dall'ITF, anche se poco pubblicizzati (fonte: Stuart Miller, direttore del laboratorio di analisi dei materiali dell'ITF), che concordano con le misurazioni di analisti indipendenti (Rod Cross e Crawford Lindsey) che hanno ampliato gli esperimenti nati dal lavoro di Kawazoe: le corde monofilamento in co-poliestere standard arrivano a generare fino al 40% di rotazione in più rispetto a quelle standard in nylon, e oltre il 20% in più rispetto al budello naturale. Per adesso. Ma la ricerca tecnologica va avanti verso prestazioni sempre più estreme, e la necessità di regolamentare questo aspetto dei materiali si fa a mio avviso pressante.

Anche perchè, ironicamente, il record di vittorie consecutive su terra battuta di 53 incontri di Vilas, interrotto per volontà dello stesso detentore a causa della frustrazione del non potersi opporre alle innaturali rotazioni della spaghetti-racket di Nastase, è stato battuto dopo 29 anni, nel 2006, da Rafael Nadal, che usava – e usa come tutti i suoi colleghi – una incordatura evoluta, tecnologicamente sofisticata per poter stare dentro le regole ITF, che è semplicemente una versione moderna delle spaghetti-strings, funziona nello stesso identico modo e moltiplica il top-spin mediante lo stesso identico principio fisico e meccanico.

lucabaldi

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