27/11/2013 11:43 CEST - Rassegna nazionale

Stepanek, ma come fai? "Risate, rispetto, fantasia" (Martucci)

27-11-2013

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Stepanek, ma come fai? “Risate, rispetto, fantasia” (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport)

C'è compleanno e compleanno. «Questo dei 35 non lo dimenticherò mai», parola di Radek Stepanek, già da cinque giorni in allenamento in Florida: «Il mio obiettivo è tenere questa condizione fisica da qui a fine carriera». Radek s'è trasformato d'acchito da incompiuto in eroe: «Vincere la coppa Davis era il mio sogno, riuscirci due volte di fila e decidere io all'ultimo match è qualcosa di inimmaginabile. Se poi penso che ci riesco in un'età in cui ormai non si fanno più calcoli e non si pensa più ai numeri...». Non sa che l'ultimo più anziano vincitore della Coppa era stato Rod Laver, nel 1973: «Fantastico. Per qualcuno è un numero, un record, per me, che ho una passione profonda per il tennis e la sua storia, è un enorme onore essere affiancato all'unico tennista che ha fatto il Grande Slam, addirittura due volte». Old style Radek è ceco: «Il mio primo ed unico idolo è stato Ivan Lendl, era il migliore, il più forte, il primo che avevo potuto vedere col regime comunista alla tv, ha portato il gioco ad un altro livello con la attitudine professionale e la preparazione fisica». Radek è diverso, è un mohicano del servizio-volée: «Dicono che gioco vecchio stile perché tutti giocano da fondo, di forza, io invece cambio ritmo, cerco la rete, se ho solide basi da fondo, posso fare tanti danni, come il mio vicino di casa, in Florida, e amico, Tommy Haas».

Radek ha avuto solo due guide: «Devo ringraziare papà, maestro di tennis, mi ha insegnato tutto, diceva sempre: "'Tu hai qualcosa per questo sport, ma ricordati che è un gioco, lascia andare la fantasia, prova tutti i colpi". Mi ha dato le migliori conoscenze, fino ai 16 anni, poi a fine 2001, non vincevo, ero sceso al 600 del mondo, avevo anche problemi fisici, ho alzato il telefono e ho chiesto aiuto a Petr Korda. Uno che è stato numero 2 del mondo e ha vinto uno Slam sa tutto. Mi segue ancora, al massimo in 2-3 tornei l'anno, ma mi prepara, parliamo sempre tanto, al resto ci pensa il preparatore atletico, da 11 anni, Marek Vsitasik. Sono uno fedele, eh?». A giudicare dalle conquiste nel tennis non si direbbe, Martina Hingis, Nicole Vaidisova, Petra Kvitova, colleghe, più giovani e carine: «A noi uomini piacciono così, no?». Lo spogliatoio si chiede quale sia il segreto di Radek: «Chiedetelo alle ragazze... Come tennista credo che il mio colpo migliore sia il servizio, come uomo... Se mi guardo non mi piaccio tanto. Ma con la gente e ancor di più con le persone più vicine mi comporto come m'hanno insegnato i genitori, con rispetto e attenzione. Eppoi sono sempre allegro e divertente, da quando mi alzo dal letto a quando vado a dormire, mi godo la vita. Segreti? No. Forse la mente, ecco».

Con quel gioco di tic-toc, ha vinto due Slam di doppio (con Paes), ma in singolare è stato al massimo 8 del mondo nel 2006: «Il mio anno migliore, persi di un soffio con Bjorkman nei quarti di Wimbledon, poi l'erba non è stata più la stessa, come le palle e gli avversari, troppo completi». Radek ha giocato partite fantastiche. Nelle ultime due coppe Davis: «Senza il mio compagno, Tomas Berdych, sarebbe stato impossibile». Contro Karlovic: «La Davis del 2009... Non volevo giocare: nonna era morta mentre atterravo, mi convinse mamma. Pazzesco, lui servi 78 ace, io vinsi 16-14 al quinto dopo 6 ore. Guardai in cielo e ringraziai (…)

 

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