05/12/2013 08:57 CEST - Personaggi

Le 16 stelle WTA: Sabine Lisicki La forza nella fragilità

TENNIS - Sabine Lisicki, la protagonista dell'ultimo torneo di Wimbledon. Un grande talento per il momento quasi del tutto inespresso: quali sono le sue possibilità? Analisi delle sue caratteristiche fisico-tecniche e caratteriali. E un'ipotesi sul perché è cosi amata dal pubblico. AGF

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Wimbledon 2013 - Sabine Lisicki
Wimbledon 2013 - Sabine Lisicki

Se dovessi dire che cosa che mi colpisce di più del tennis di Sabine Lisicki, allora sceglierei questo: la capacità di vincere quasi tutti gli scambi incasinati. Detto così non sembra molto lusinghiero, e poi “incasinato” non è una termine che si trova nei manuali della Federazione Tennis; però secondo me spiega bene il concetto.

Mi riferisco a quel tipo di scambi che si verificano quando il gioco perde di razionalità, il campo si allunga e si allarga, le geometrie impazziscono e la palla viaggia a destra e a sinistra senza un progetto, spinta dall'emergenza. Magari il tutto comincia con una semplice palla corta; ma poi alla palla corta segue una controsmorzata incrociata, poi un lungolinea difensivo, che obbliga ad una corsa all'indietro per un lob uncinato quasi alla cieca, etc etc.

Il pubblico comincia ad urlare di stupore e si chiede chi saprà cavare dal suo repertorio il jolly decisivo per chiudere il punto. Ecco, in questi casi Sabine ha quasi sempre in mano il jolly. Secondo me la spiegazione di tutto questo deriva da due fattori.

Il primo è il fattore fisico-tecnico. A mio avviso nel circuito attuale solo Sabine Lisicki e Serena Williams dispongono contemporaneamente di tanta potenza unita ad un gioco difensivo di alto livello. Probabilmente Serena è più potente, ma d'altra parte Sabine in difesa è, secondo me, ancora più dotata.
Questa versatilità deriva innanzitutto da gambe che sono allo stesso tempo solidissime e veloci, proprio come per Serena.

Il repertorio di Lisicki è particolarmente completo: prima di servizio superlativa, quando la tira piatta raggiunge velocità da record, agli stessi livelli di Serena; ma qualche volta usa anche un buon kick.
La seconda di servizio è migliorata nell'ultimo periodo: un importante progresso, visto che fino ad un paio di anni fa era forse il suo maggior punto debole.  La risposta è discreta (ma in questo nessun paragone con Serena, che è di un'altra categoria).

I colpi da fondo possono essere potentissimi, con accelerazioni improvvise; sa giocare il rovescio (bimane) anche in back, più spesso in chiave difensiva.  Per entrambi i fondamentali sottolineerei due cose: la capacità di spingere anche su palle basse, grazie alla sua forza di gambe, e poi il talento nel colpire in corsa, aggiustando istintivamente il movimento quando non è possibile la preparazione di fino dei piedi (anche in questo come Serena).

Aggiungo la naturale predilezione per la palla corta, a volte giocata anche quando sarebbe meglio fare altro, specie sul cemento; ma che invece rende moltissimo sull'erba. A rete è così così, ma tutto sommato meglio della media del circuito, e anche in questo caso ha la tendenza ad abusare del colpo smorzato.
E i colpi di tocco? Lisicki possiede il tocco, ma a corrente alternata, come a corrente alternata è tutto il suo repertorio. E' capace di aprirsi il campo con colpi fulminanti e poi al dunque buttare fuori la palla più elementare che chiuderebbe il punto.

Potrebbe essere che l'alternanza di qualità nel corso dello stesso scambio, (ma anche nel corso della stessa partita e nel corso della stagione) dipenda da deficit tecnici.
Io propendo più per un problema mentale: secondo me Sabine patisce l'ansia, che affiora puntuale tutte le volte che ha il tempo di pensare troppo.

Ecco perché vince sempre i punti “incasinati”: in quei frangenti tutto si basa sull'istinto, e non c'è il tempo di pensare. Allora emergono le sue grandi doti, senza che le sue debolezze mentali possano interferire.

E' quindi la sua particolare fisionomia caratteriale il secondo dei due fattori di cui parlavo all'inizio. Se Sabine riuscisse a trovare maggiore equilibrio e serenità, il salto di qualità e di ranking sarebbe enorme: secondo me si ritroverebbe direttamente nelle prime quattro, e non credo di esagerare.

Ma la realtà, almeno per il momento, è ben diversa. Sono innumerevoli i match che ha perso proprio per la difficoltà di tenere sotto controllo le emozioni. Ad esempio quest'anno nella finale di Pattaya contro Kirilenko, sotto 2-5 15-40 nel terzo set ha salvato i match-point, infilato 4 giochi di tennis stellare arrivando a servire per la partita; ma poi si è di nuovo bloccata e ha perso 7-1 il tie break decisivo.

Agli AO 2013 contro Wozniacki ha giocato un match pieno di punti straordinari, ma al dunque ha sempre fatto rientrare in corsa la sua avversaria con errori elementari. Come contro Angelique Kerber a Wimbledon 2012: salva diversi match-point nel secondo set, vince un tie break memorabile, scappa avanti nel terzo e quando ormai sembra avere la partita in pugno non mette più una palla in campo.

Mi colpisce la grande popolarità di Lisicki: ha sempre il pubblico a suo favore. Ad esempio proprio nella partita giocata contro Angelique Kerber il Centrale di Wimbledon era tutto per lei: in fondo era un derby tedesco, ma a giudicare dalla partecipazione degli spettatori sembrava che Sabine fosse la giocatrice di casa, la ragazza da sostenere ad ogni costo. Ma perché è la beniamina degli stadi? Basta a renderla così popolare il suo aspetto fisico? E' una componente, ma secondo me non lo spiega del tutto.

Dipende dal suo gioco così estremo, fatto di grandissimi vincenti alternato ad errori altrettanto grandi? Anche questo è importante, ma non credo sia sufficiente.

La mia spiegazione è che oltre agli elementi citati ci sia un quid in più, determinato dal suo modo di comportarsi in campo. E' di sicuro la giocatrice che sorride di più durante le partite, e in modo molto evidente. Sembra sempre positiva, ma poi all'improvviso è capace di cadere in crisi, arrivare ai crampi per lo stress (Roland Garros 2011) o alle lacrime per il timore di infortuni seri (Charleston 2012) .

Insomma è una giocatrice aperta e diretta, senza sovrastrutture: a me questo modo di fare così plateale (e lo dico in senso tecnico, cioè immediatamente riconoscibile dal pubblico che affolla il grande spazio di uno stadio di tennis) ricorda le eroine dell'Ottocento; quando ancora la psicologia non aveva provato a spiegare le sottigliezze comportamentali o le nevrosi, e gli scrittori di romanzi o i musicisti d'opera per mostrare le crisi delle loro protagoniste le facevano sbrigativamente svenire.

Sto divagando, ma secondo me il pubblico la ama (e anche a me piace) perché, per quanto abitanti del XXI secolo, siamo anche eredi del nostro passato e Lisicki riesce a risvegliare in noi quel tipo di sentimenti, sedimentati nel profondo della nostra cultura.

Tutto questo per certi aspetti è irragionevole, considerato che fisicamente è una delle giocatrici più potenti del circuito, ben lontana dal cliché di donna fragile sopra descritto. Poi uno pensa a quanti gravi infortuni ha già dovuto patire e la questione torna ad avere senso.

Non posso scrivere di Sabine Lisicki in questo momento senza ritornare almeno brevemente all'ultimo Wimbledon. Sconfiggendo la Williams quasi imbattibile di questa stagione e poi anche l'altra finalista  del 2012 (Radwanska), ha fatto parlare di sé come della vincitrice morale del torneo; ma al di là di questi giudizi tutto sommato sterili, secondo me questi sono gli aspetti fondamentali che sono emersi:

- il primo aspetto è che il suo “big game” (cioè la capacità di giocare ai massimi livelli, prendendo l'iniziativa e fronteggiando alla pari le migliori) può diventare concreto per molti match consecutivi.
Dopo questo torneo secondo me sarebbe riduttivo considerarla semplicemente la mina vagante di Wimbledon; o soltanto la giocatrice che vanta il curioso record di sistematica “giustiziera” sui prati inglesi di tutte le fresche vincitrici del Roland Garros (dal 2009 in poi si è salvata solo Francesca Schiavone nel 2010, ma quell'anno Lisicki non ha giocato Wimbledon).

- il secondo aspetto è che però non sembra essere ancora riuscita a superare le difficoltà che la affliggono quando le aspettative crescono: se nel corso del torneo riesce a giocare senza troppe pressioni, allora si esibisce ad alti livelli. Ma se deve tenere fede a grandi speranze (Sharapova 2011), o addirittura partire apparentemente favorita (Bartoli 2013) si blocca mentalmente e in campo sembra la sua controfigura paralizzata dalle responsabilità.

Per riuscire a fare il definitivo salto di qualità non è sufficiente giocare bene solo quando ci si presenta da underdog. In questo modo ci si può avvicinare alla conquista di un grande torneo, magari in futuro perfino vincerlo; ma con questo handicap il mio timore è che si possano incontrare molte delusioni, e avere tra qualche anno il rammarico per una carriera potenzialmente straordinaria quasi del tutto inespressa.

AGF

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